La sociologa a filosofa Chiara Saraceno è finita al centro di una contestazione poco prima di una lezione che avrebbe dovuto tenere all’Università di Torino, introdotta dal rettore Stefano Geuna. Quest’ultimo da giorni è al centro degli occhi attenti (e inquisitori) dei vari movimenti studenteschi torinesi, accusato a vario titolo di non aver fatto abbastanza (né prima, né ora) per i casi di abusi all’interno della sua Università, e di essere parte di un sistema patriarcale e maschilista.



Ad interrompere la lezione all’Università di Torino di Chiara Saraceno è stato il movimento femminista ‘Mai più zitt3’, che prima di raggiungere la Cavallerizza, dove era previsto il dibattito con la sociologa, si è riunito all’interno del Campus Einaudi, imbrattando il toro simbolo dell’ateneo con della vernice rosa. L’accusa del movimento femminista, che peraltro portava avanti anche la bandiera di sostegno alla Palestina contro Israele, era proprio quella di ‘pinkwashing’, mossa nei confronti dell’evento con protagonista Chiara Saraceno, che a Torino avrebbe parlato proprio delle politiche e della cultura di genere all’interno degli Atenei italiani. Evento organizzato, secondo il movimento studentesco, per distogliere l’attenzione dai sempre più numerosi casi di molestie denunciati da studentesse e studenti che frequentano, o hanno frequentato, l’Ateneo torinese.



Chiara Saraceno contestata dal movimento femminista: “Non mi conoscono”

Cosa c’entra Chiara Saraceno in tutto il marasma che si è generato a Torino per le molestie denunciate? Nulla, o meglio poco, perché come hanno sottolineato gli stessi manifestatati, che hanno fatto irruzione nell’aula interrompendo la presentazione, da parte del Rettore Geuna, della lezione. La contestazione, infatti, voleva prendere di mira soprattutto il Rettore, in quanto organizzatore dell’evento e mente dietro al presunto pinkwashing.

Comunque, Chiara Saraceno c’è finita in mezzo, ed è stata accusata dal movimento studentesco di Torino di “far parte del sistema”, basato su “macismo e maschilismo”, e che avalla “gli abusi di potere e le molestie“. Secondo le studentesse (e i pochi studenti maschi presenti) “l’istituzione universitaria è veicolo e spazio del patriarcato: dal docente che ci umilia al collega che commenta il nostro abbigliamento”. Dal conto loro, Chiara Saraceno e il Rettore Geuna hanno lasciato alle studentesse di Torino la libertà di esprimere la loro opinione, anche perché, come ha ricordato la sociologa dopo la contestazione, parlando con La Stampa, “ho attraversato tanti roghi. Sono stata femminista fin dagli albori. E ho pagato prezzi per le cose in cui credevo e che scrivevo”. Proprio per questo “faccio fatica ad accettare che qualcuno mi dica che io sono qui a legittimare la violenza“.