Chi ha ucciso Orazio Pino? Una domanda a cui gli inquirenti si stanno impegnando a rispondere dopo l’omicidio che ha scosso la quotidianità di Chiavari, quello dell’ex collaboratore di giustizia freddato nella notte in un parcheggio. Per il momento i familiari della vittima, ascoltati dagli inquirenti, negano che negli ultimi tempi Pino sia stato destinatario di minacce o intimidazioni legate al suo passato. Come riportato da La Stampa, l’uomo si sentiva ormai sicuro: a dimostrazione di ciò la decisione, risalente al 2009, di uscire dal programma di protezione. Orazio Pino aveva concordato una “liquidazione” economica che aveva deciso di investire nella sua attività commerciale, appunto la gioielleria gestita insieme alla figlia, con cui aveva aperto diversi punti vendita tramite la società «Isola preziosa», oggetto nel 2016 di una interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Genova. (agg. di Dario D’Angelo)
REGOLAMENTO DI CONTI?
Giallo a Chiavari dopo l’omicidio di Orazio Pino, 70 anni, ex collaboratore di giustizia freddato con un colpo alla nuca esploso in un parcheggio della cittadina della riviera ligure di levante. E’ chiaro che il passato della vittima, che attualmente gestiva un’oreficeria insieme alla figlia, lascia pensare – viste anche le modalità del delitto – ad un regolamento di conti per questioni in sospeso. D’altronde la vittima non era un pentito “qualunque”: come riportato da “La Stampa”, Orazio Pino è “stato un importante collaboratore di giustizia, che aveva ricostruito le fasi più sanguinose della guerra di mafia a Catania negli anni Novanta. Lui stesso si era accusato di essere l’autore di decine di agguati. Il suo profilo criminale è descritto negli atti giudiziari come quello d’un personaggio di spicco della famiglia mafiosa di Giuseppe Pulvirenti detto «u Malpassotu». All’ombra del boss aveva ricoperto il ruolo di capo della «squadra» di Misterbianco (Catania) in aperta contrapposizione con la cosca di Mario Nicotra. Sempre Pino, come il «Malpassotu», era ritenuto vicino al clan di Nitto Santapaola nel quale avrebbe organizzato anche epurazioni interne”. (agg. di Dario D’Angelo)
OMICIDIO A CHIAVARI
Potrebbe essere una rapina finita male, ma potrebbe anche trattarsi di ben altro vedendo il passato del povero orefice 70enne, ex collaboratore di giustizia originario della Sicilia freddato ieri sera con un colpo di pistola alla nuca nel centro di Chiavari. I primi soccorritori l’hanno trovato a terra, vicino alla sua auto, nel parcheggio di un supermercato in corso Dante: si chiamava Pino Orazio e per l’appunto era stato diversi anni fa collaboratore di giustizia. L’allarme lanciato da un uomo che l’ha visto per terra ieri sera è stato subito raccolto dalla polizia e dal 118 ma purtroppo per lui non c’è stato niente da fare. In un primo momento sembrava morte naturale, poi la scientifica ha però trovato un minuscolo forellino sulla nuca e l’indagine ha ovviamente preso tutta un’altra direzione. Al momento, come scrive il Secolo XIX, il corpo di Orazio si trova all’obitorio dell’ospedale San Martino con i medici che stanno iniziando i primi accertamenti sulle cause della morte.
LA RICOSTRUZIONE DEL DELITTO
In una prima, tentata, ricostruzione del delitto fatta dagli inquirenti si parte con mola probabilità dall’orario di chiusura dei negozi ieri sera: Orazio, che aveva una oreficeria nel caruggio a Chiavari assieme alla figlia, aveva appena abbassato la saracinesca e si stava incamminando verso il silos dove teneva l’auto. Stando alla Squadra Mobile di Genova, «Orazio è stato colpito a una distanza di 5-6 metri, mentre stava raggiungendo la propria macchina». Il marsupio dell’anziano orefice è stato però ritrovato con tutti i soldi e dunque l’ipotesi di una rapina finita male, che resta comunque la principale pista d’indagine, potrebbe non spiegare appieno cosa realmente abbia portato il killer ad uccidere l’ex collaboratore di giustizia. Gli investigatori nelle prossime ore acquisiranno le immagini delle telecamere di sorveglianza del supermercato e ovviamente anche quelle lungo la strada che dal negozio porta al parcheggio: si spera di trovare qualche elemento, qualche indizio per capire chi possa aver compiuto il delitto di Chiavari in un tranquillo martedì sera.