Il primo pensiero dopo il ritorno in patria è andato alla madre: Chico Forti non vede l’ora di riabbracciarla, del resto temevano entrambi di non riuscire più a rivedersi. Il 65enne trentino, condannato negli Stati Uniti all’ergastolo per omicidio, non lo farà da uomo libero, se la sua richiesta dovesse essere accolta, perché gli resta la pena da scontare, in galera, anche se col tempo potrebbe ottenere permessi e non si esclude neppure la libertà condizionata. Rilasciato nei giorni scorsi da un carcere della Florida, negli Stati Uniti, dove ha scontato una detenzione di 24 anni, sconterà il resto della condanna a Verona: è atteso nel carcere di Montorio, ma oggi la polizia penitenziaria lo ha portato a Rebibbia, dove dovrebbe restare fino a domani prima del trasferimento.
Nel frattempo, la Corte d’Appello di Trento ha già provveduto a convertire la sentenza americana, ultimo step prima del rientro in Italia. La legge italiana a cui si sottoporrà gli consentirà di ambire ad alcuni benefici. Oltre a uscire dal carcere attraverso permessi premio, potrebbe iniziare un periodo di libertà vigilata al termine della quale, precisa Il Messaggero, se non avrà commesso altri reati, potrebbe ottenere la piena libertà.
RIENTRO IN ITALIA: COSA PREVEDE LA LEGGE PER CHICO FORTI
La sentenza con cui la Corte d’Appello di Trento ha riconosciuto la sentenza americana di condanna all’ergastolo di Chico Forti stabilisce che l’esecuzione della pena debba proseguire in Italia, in base a quanto previsto dagli articoli 9 e 10 della Convenzione di Strasburgo riguardo il trasferimento delle persone condannate. L’Italia ha optato per il criterio della continuazione, quindi è vincolata alla natura giuridica e alla durata della pena stabilita dagli Stati Uniti.
L’articolo 10, però, precisa che se la natura o la durata della sanzione sono incompatibili con la legge dello Stato dove viene scontata la pena, o se la sua normativa lo esige, può con una decisione giudiziaria o amministrativa “adattare” la sanzione alla pena o alla misura prevista dalla legge interna per lo stesso tipo di reato, ma deve corrispondere per quanto possibile a quella inflitta. Questo vuol dire che non può essere più grave né eccedere il massimo previsto da quella dello Stato di esecuzione.
IL TRASFERIMENTO DI CHICO FORTI IN ITALIA
Il caso Chico Forti, che ha suscitato molto clamore in Italia anche per le inchieste giornalistiche sulla vicenda professionale, ha avuto un iter lungo e travagliato, culminato con l’autorizzazione al trasferimento in Italia dopo un confronto con la Casa Bianca. Così, a 24 anni dalla sentenza di ergastolo per l’omicidio di Dale Pike del 2000, il 65enne ha potuto realizzare il desiderio di tornare in Italia. Nei giorni scorsi era stato trasferito dal carcere di Miami in una struttura federale dell’agenzia Usa per l’immigrazione, nel frattempo si è tenuta l’udienza per siglare l’accordo col giudice federale per scontare il resto della pena in Italia, mentre in Italia la Corte d’appello di Trento convertiva la sentenza Usa. Ora per Chico Forti, che si è sempre proclamato innocente, la prospettiva di poter accedere con il tempo a permessi premio, semilibertà e libertà condizionale.