Dopo 24 lunghissimi anni di carcere negli USA, Chico Forti presto potrà tornare in Italia. Molti, in queste ore, si chiedono quale sarà il futuro del velista e produttore televisivo, condannato all’ergastolo “without parole” (ovvero senza condizionale) per l’omicidio di Dale Pike, figlio di un uomo con il quale stava concludendo un affare. Un processo duro e complicato, arrivato ad una sentenza che Forti non riconosce (proclamandosi da 24 anni innocente) e che da molti è vista con occhio piuttosto critico.



Rimanendo, però, sugli aspetti strettamente legati al ritorno in Italia di Chico Forti, per ora il suo futuro giudiziario è del tutto ignoto. A ricostruire tutte le ipotesi in campo è stato il quotidiano Libero, che si è avvalso anche del parere di Alessio Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio Antigone. Questi, precisando che tutte le possibilità sono aperte e poco si sa di cosa realmente accadrà, spiega che questi scambi avvengono nell’ambito di “trattati internazionali pre-esistenti che forniscono una sorta di cornice”, ma prevedono anche trattative singole sull’eventuale pena o destino del carcerato. Nel caso di Chico Forti, come in ognuno di questi scambi, secondo Scandurra è difficile che verranno imposte, sull’uomo, “condizioni troppo lontane da quelle che per noi sono la norma”.



Chico Forti: cosa succede dopo il ritorno in Italia

Insomma, a definire il futuro di Chico Forti in Italia saranno, in parte, gli accordi presi con gli USA per l’estradizione e, in un’altra parte, l’ordinamento italiano. Negli Stati Uniti l’attuale condanna non prevede la possibilità di richiedere la condizionale, ma in Italia questa misura, spiega sempre Libero, è riservata al 41bis, ovvero all’ergastolo ostativo, applicato solo per i boss mafiosi e i terroristi, ma non per un ‘semplice’ omicidio.

Gli ergastolani ordinari, come Chico Forti, “a un certo punto possono chiedere la liberazione condizionale e, se gli viene concessa, di fatto diventa una persona libera. È una libertà, appunto, condizionata, perché se viene commessa un’infrazione si torna ad eseguire anche il resto della pena”. La soglia per chiedere la condizionale, spiega ancora Scandurra, sono 26 anni e, fermo restando che “il pre-sofferto americano conta”, Chico Forti “con le nostre regole, qualora su questo sia stato preso l’accordo e non si siano poste condizioni differenti, sarebbe quasi nelle condizioni di poterla chiedere”. Tra le ipotesi, però, non va dimenticata neppure l’eventuale grazia da parte del Presidente della Repubblica, che deve essere chiesta dal condannato e, poi, accettata. Questa permetterebbe, ipoteticamente, di condonare completamente la pena, oppure di convertirla in una temporanea.