Chico Forti è da vent’anni in un carcere americano, ma continua a sperare che la pratica per l’estrazione in Italia si sblocchi. «Io confido nei ministri Luigi di Maio e Marta Cartabia, nel loro impegno, nelle loro promesse. Perché un uomo o una donna senza parola non possono camminare a testa alta», dice alla Stampa. Ora è in un programma per detenuti meritevoli di addestramento di “cani difficili”, che sono destinati a impieghi socialmente utili o all’adozione. Ma ciò non placa l’amara e infinita attesa del ritorno in Italia. L’imprenditore, che si è sempre dichiarato innocente, è stato condannato all’ergastolo in via definitiva perché ritenuto complice di un complotto pianificato per uccidere Dale Pike a Miami. Per cinque volte famiglia e amici hanno provato a far riaprire il caso, senza successo.



Da un paio di anni, invece, stanno portando avanti iniziative per ottenere il trasferimento in un carcere italiano. La pratica, dopo l’interessamento del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e della Farnesina, non si è ancora finalizzata per diversi impedimenti burocratici. Anche se l’atto per il trasferimento di Chico Forti in Italia, secondo la convenzione di Strasburgo del 1983, è stato firmato, dopo un anno e otto mesi nulla è cambiato. «Sopravvivo ritrovando me stesso, mantenendo i miei principi, la mia integrità, confidando nella giustizia suprema e nei milioni di italiani che mi sono vicini».



“LA FORZA DI CHICO FORTI SI STA ASSOTTIGLIANDO”

Chico Forti cita anche alcune visite eccellenti, come quelle della famiglia Bocelli e di Marco Mazzoli (veterano dello Zoo di 105), senza dimenticare il sostegno di Jo Squillo. Mazzoli alla Stampa riporta la «grande fiducia nel governo e nella giustizia» di Chico Forti ed evidenzia il legame con i Bocelli («si sono dimostrati persone straordinarie»), ma d’altra parte sta cominciando ad accusare il colpo dell’attesa infinita. «Temo che questa sua forza si stia pian piano assottigliando, sino a diventare una patina sottile. Temo che questa vicenda abbia una connotazione politica, nei cui meccanismi Chico è rimasto incastrato», aggiunge Mazzoli.



A seguire il caso è anche Andrea Ruggieri, deputato di Forza Italia che ha chiesto chiarimenti in un questione time al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. «Parliamo di un italiano condannato tra mille dubbi e che ha scontato 23 anni di carcere, non due giorni. Il governo italiano deve premere, vista l’amicizia con gli Usa, su quello americano, ed essere chiaro», dichiara Ruggieri. Intanto Chico Forti continua a sperare in una svolta: «Sino ad oggi sono riuscito a far fronte alle privazioni, prima fra tutte la mia libertà, grazie all’energia che voi italiani siete riusciti a infondermi con centinaia di visite e con migliaia di manifestazioni di solidarietà».