Sono trascorsi quasi 8000 giorni da quando Chico Forti è stato arrestato e condannato all’ergastolo in America da allora non ha mai smesso di ribadire la sua innocenza. A restare al suo fianco da 20 anni sono Wilma e lo zio Gianni, il quale ha rivelato di persino venduto la sua casa per riuscire a pagare le spese processuali. Gaston Zama ha ripercorso l’intero caso grazie alla ricostruzione dello stesso Chico, nella seconda parte dell’inchieste legata al suo arresto e che vedrebbe numerose incongruenze. Le Iene hanno sentito in merito anche l’ex capitano della sezione omicidi di New York che ha fatto un ragionamento in riferimento agli oggetti rinvenuti accanto al cadavere di Dale Pike parlando apertamente di “scena del crimine manipolata”, nonostante di questo non vi sia traccia in nessun report della polizia, né alcun inquirente ne abbia mai parlato prima. Tante le mancanze, come il guanto di paraffina a Chico, ritenuto l’autore del delitto. Si tratta di una tecnica forense ormai superata ma in quegli anni in voga e che veniva utilizzata per capire se una persona ha sparato da poco. Eppure, la stessa tecnica fu adoperata nei confronti dell’uomo che ritrovò il cadavere di Dale. “Questo è uno dei misteri dell’intera faccenda, ci sono milioni di perchè”, ha commentato lo zio. “Perchè tutto è stato fatto per costruire la colpevolezza di Chico Forti”, ha aggiunto. Tutto quindi sarebbe stato gestito al fine di costruire il caso attorno a lui. Dunque, incastrarlo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



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“È stato incastrato”

Chico Forti è un italiano, finito all’ergastolo negli Stati Uniti da 20 anni per l’omicidio di Dale Pike. Ad occuparsi del suo caso è Gaston Zama, di Le Iene, che stasera ha proseguito con la seconda parte dell’inchiesta, rivelando particolari davvero scottanti, tra cui una clamorosa testimonianza di una delle giurate del processo. Zama riesce a sentire Chico al telefono, che subito gli parla di sua figlia: “Mi ha scritto una lettera molto bella, mi ha detto che ha avuto la possibilità di sentire gli auguri in diretta e mi ha detto ‘grazie per avermi creato, ti voglio bene’“. A questo punto Forti però fa una sua ricostruzione a  Le Iene, ricordando quanto successo poco prima dell’omicidio di Pike: “Il tragitto che dovevamo fare era andare direttamente a casa“… Ma le cose sarebbero andate diversamente a causa dell’urgenza di Pike di comprare le sigarette. Chico lo accompagna presso una gas station e il passeggero entra in stazione. A quel punto fa una telefonata dalla cabina telefonica, cosa che risulta piuttosto strana al nostro connazionale: “un po’ mi sorprese di vederlo nella cabina telefonica, perché nella mia macchina avevo il cellulare“. Dopo la telefonata, Chico lascia Dale in un posto chiamato il “Rusty Pelican“, nello specifico nel parcheggio antistante. A quel punto, Chico vede Dale salire su una Lexus bianca – già lì da prima che i due arrivassero – con a bordo un uomo in camicia bianca, con un orologio d’oro sul polso. Circa un giorno dopo, il cadavere di Dale Pike viene ritrovato senza vita sulla spiaggia non lontana da quel ristorante. “Ho saputo della sua morte quando sono andato da Miami a New York”, afferma Chico, che subito cerca di rientrare a Miami. La sera stessa Forti viene contattato dalla polizia, da cui si reca da solo e senza un avvocato in quanto, dice: “Volevo dare tutte le informazioni possibili e cercare di aiutare“. Gli inquirenti però gli tendono una trappola, dicendogli che anche il padre di Dale, Tony, è morto. A quel punto Chico va in panico e mente su un particolare: disse di non aver visto Tony Pike all’aeroporto. Il giorno dopo subito il nostro connazionale racconta il motivo della sua bugia alla polizia, ma gli viene risposto “che ormai era troppo tardi“. Da lì avvengono tutta una serie di comportamenti scorretti da parte della polizia, che addirittura, sventolandogli davanti al naso la foto dei propri figli, gli avrebbero detto “Tu non li rivedrai mai più!“. In realtà anche la telefonata fatta da Pike non fu  mai rintracciata, per un “errore” sull’analisi dei tabulati fatta dalla polizia: chi chiamò Dale in quella cabina, non si saprà mai. Vale lo stesso discorso per l’uomo nella Lexus Bianca, esiste davvero? Chi era? Tutto sembrerebbe portare a un’unica ipotesi, valida anche secondo l’ex reggente del consolato italiano a Miami: “Chico Forti è stato incastrato“. Un’ultima, clamorosa dichiarazione proviene da una persona che fece parte della giuria, Veronica Lee, all’epoca molto giovane: “L’intero processo è stato una caz*ata, e molte informazioni in quell’aula di tribunale sono state nascoste. Inoltre, ricordo di essere stata bullizzata dagli altri giurati perché credevo che ci fosse un ragionevole dubbio”. Quel dubbio rimarrà probabilmente tale, a meno che Le Iene non riescano a fare della vicenda un caso internazionale…(Agg di Melania Cacace)



Chico Forti, vittima di incompetenza e corruzione?

Chico Forti, da vent’anni all’ergastolo negli Stati Uniti, continua a urlare la sua innocenza. Del suo caso torneranno a occuparsi “Le Iene” con la seconda puntata della loro inchiesta sul caso. L’imprenditore, condannato per l’omicidio di un uomo a Miami, è recluso in un carcere di massima sicurezza perché avrebbe ucciso Dale Pike, figlio del proprietario del Pike’s Hotel di Ibiza, trovato morto il 15 febbraio 1998. Il puzzle è complesso e l’inviato Gaston Zama proverà ad analizzarlo. L’avvocato di Chico Forti, il noto presidente del Venezia Joe Tacopina, ha invece le idee chiare su questa vicenda. «C’è un uomo innocente che ha passato i suoi ultimi venti anni in prigione per incompetenza e corruzione». Nell’anticipazione al servizio che andrà in onda nella puntata di oggi ci sono alcune voci che mettono in dubbio la versione ufficiale. «È impossibile che qualcuno metta degli elementi contro se stesso (sulla scena del crimine, ndr)», spiega ad esempio Roberto, che si è avvicinato alla storia dopo la condanna del connazionale.



CHICO FORTI, INNOCENTE ALL’ERGASTOLO IN USA? IL CASO A LE IENE

Ma ai microfoni de “Le Iene” parla anche un amico di Chico Forti, il quale è convinto della sua innocenza. «Si diverte a far venire uno, a sue spese, per portarlo ad un ristorante dopo averlo aspettato un paio d’ore all’aeroporto, per ammazzarlo», ha detto Francesco Guidetti. «Ma fa di più: è così intelligente, o così idiota, che dopo averlo ucciso mette il corpo del morto sulla spiaggia e gli mette vicino passaporto, tessere telefonica con chiamate a suo carico e il biglietto aereo. È geniale», aggiunge con una punta di amaro sarcasmo. La vicenda è stata affrontata nuovamente anche negli Stati Uniti. Lo ha fatto il network Cbs attraverso “48 Hours”, il più importante programma tv americano sui casi giudiziari controversi. La speranza della famiglia è che il caso assuma una valenza internazionale. «Ultimamente sono monitorato in tutto ciò che faccio. Questa è una giungla dove solo gli animali forti di corpo e mente sopravvivono…», aveva dichiarato Chico Forti a L’Adige nei mesi scorsi. Nonostante ciò resta fiducioso: «Rousseau ha detto che libertà significa poter scegliere le proprie catene… Il Trentino, i miei laghi, le mie montagne, la mia gente sono le mie catene benefiche, rappresentano il mio futuro».