Nelle passate ore si erano rincorse le voci di alcuni documenti utili per mettere in atto l’agnognato trasferimento dagli Usa all’Italia di Chico Forti, l’italiano condannato all’ergastolo per omicidio e attualmente detenuto in Florida. Ad intervenire replicando prontamente alle notizie che si sono diffuse su molti quotidiani nazionali è stata la Farnesina con una nota – ripresa da Huffingtonpost.it – in cui si legge: “non risulta alcuno “smarrimento” di documentazione”.



Nella nota in cui la Farnesina smentisce problematiche legate a presunti documenti andati smarriti, viene inoltre precisato che “quella relativa al trasferimento in Italia del signor Forti è una procedura complessa che vede coinvolte diverse amministrazioni degli Stati Uniti, in particolare lo Stato della Florida e il Dipartimento della Giustizia federale degli Stati Uniti”. Sul fronte italiano, prosegue, il ministro della Giustizia italiano starebbe seguendo il trasferimento in prima persona. “In particolare il ministro Di Maio ne ha discusso più volte con il segretario di Stato, Antony Blinken”, precisa la nota, che chiosa: ” lo Stato della Florida ha di recente trasferito il signor Forti in un penitenziario utilizzato per i detenuti in attesa di trasferimento”, confermando in tal senso come le pratiche stiano proseguendo normalmente. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CHICO FORTI, PERSE LE CARTE PER ‘LIBERARLO’?

Sembra non esserci proprio pace per Chico Forti, l’ex campione velista condannato per omicidio in Florida (ma si è sempre dichiarato vittima di un errore giudiziario, confermato anche dal fratello della vittima Dale Pike) che dovrebbe tornare in Italia dopo 22 anni di detenzione a Miami: come spiega oggi “Libero Quotidiano”, la famiglia Forti è disperata perché sarebbero sparite le carte utili per eseguire la “promessa” fatta dal Governatore della Florida di trasferire Chico in Italia avvalendosi dei benefici previsti dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).



Il faldone con i documenti utili a sbloccare il ritorno nel nostro Paese dell’ex produttore e campione di windsurf dovrebbe essere stato inviato «dal dipartimento della giustizia degli Stati Uniti d’America al nostro Ministero della Giustizia per accordarsi sulla commutazione della pena». A Miami Chico è stato condannato all’ergastolo senza condizionale nel 2000 e vi potrebbe uscire, per legge, solo da morte da quella prigione: con il documento invece in questione, vi sarebbe possibile il trasferimento dato che «arrivati nel Paese di espiazione della pena il destino giudiziario viene deciso dalla magistratura locale sulla base delle leggi del posto», spiega ancora Libero.

IL NUOVO APPELLO AL GOVERNO DALLA FAMIGLIA FORTI

Il problema è che ora quel documento sembra del tutto sparito e nessuno sa dove sia finito: «La situazione è bloccata, sembriamo fermi a un binario morto e spero solo che Di Maio, che è stato l’unico che ci ha messo la faccia, non ci abbandoni», spiega lo zio di Chico, Gianni Forti a “Libero Quotidiano”. Lo scorso inizio maggio la famiglia del condannato in Usa ha parlato con l’ex Ministro Fraccaro e gli è stato spiegato che vi era un ritardo nella consegna di quei documenti da parti dei vertici del dipartimento federale Usa insediato da poche settimane dopo l’elezione di Joe Biden. Dal parlamentare M5s è stato però anche annunciato che comunque il faldone presto sarebbe stato in mano al Ministero italiano ma ora ad inizio giugno, a distanza di un mese, ancora non se ne sa nulla.

«Non sappiamo a chi rivolgerci, non abbiamo il riferimento di una persona fisica», dichiara ancora lo zio di Chico disperato, lui come l’intera famiglia compresa ovviamente la mamma Maria che a 93 anni si alza ogni giorno con la speranza di poter rivedere suo figlio. Dopo l’enorme cassa di risonanza mediatica frutto di numerosi appelli del mondo dello spettacolo fino al programma “Le Iene” per il ritorno in Italia di Chico Forti, lo scorso 23 dicembre il Ministro degli Esteri Di Maio annunciava su Facebook l’accordo con il Governatore della Florida per l’istanza accolta di trasferimento in Italia, «avvalendosi dei benefici previsti dalla CEDU […] Si tratta di un risultato estremamente importante, che premia un lungo e paziente lavoro politico e diplomatico». Il dossier esiste? Non è ancora stato inviato dagli Usa? È stato perso in Italia? Sembra assurdo, ma dopo tutto quanto avvenuto negli ultimi 22 anni ora che si è praticamente alla linea del traguardo nuovamente si interrompe tutto: si spera, a questo punto, che sia questo davvero l’ultimo appello al Governo italiano per dirimere ogni ostacolo prima del “lieto fine”.