Non solo lo Stato ma anche la Chiesa Cattolica si attiva in una situazione di estrema emergenza in tutto il Paese per un sostegno concreto alle famiglie più bisognose colpite dal dramma doppio, il coronavirus e la mancanza di lavoro per il lockdown di molte attività produttive. E così dalla Cei arriva lo stanziamento di 200 milioni di euro provenienti dai fondi dell’8×1000 (destinati all’edilizia e restauro dei luoghi di culto) e diretti ai più bisognosi nella crisi da Covid-19: «Un aiuto straordinario della Chiesa italiana per sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, enti e associazioni che operano per il superamento dell’emergenza provocata dalla pandemia, enti ecclesiastici in situazioni di difficoltà».
Di questo ha trattato oggi la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana stanziando la cifra che vedrà ripartizioni per 156 milioni su 200 in tutte le Diocesi sul territorio italiano. Conseguenze sanitarie, sociali ed economiche, tutto verrà inserito come focus di questo straordinario – e iniziale – aiuto messo a disposizione dalla Chiesa Cattolica, seguendo a ruota l’operazione messa in campo solo qualche giorno fa dal Vaticano per volontà di Papa Francesco.
GLI AIUTI DELLA CHIESA PER LA CRISI CORONAVIRUS
Al Fondo per l’Emergenza attivato dalla Santa Sede su scala mondiale per intervenire in aiuto dei più deboli e bisogno colpiti dalla pandemia, la Cei ha deciso di aprire una propria formula di sostegno con specifiche condizioni che rimettono in circolo il “nuovo modello di economia” pensato dalla Chiesa in questi anni e per quelli a venire. «L’erogazione avverrà entro fine aprile e impegna a un utilizzo di tali risorse entro il 31 dicembre 2020; la rendicontazione – che dovrà essere inviata alla Segreteria Generale della CEI entro il 28 febbraio 2021 – si atterrà al dettato concordatario (Legge 222/85) e ai criteri di trasparenza, rafforzati dall’Assemblea Generale del maggio 2016», spiega il comunicato della Chiesa Cattolica italiana.
Non solo, tenendo conto delle dovute differenti differenze per territorio, le modalità della rendicontazione dovranno specificare «i soggetti destinatari delle erogazioni, le causali, le somme erogate, i relativi giustificativi – secondo prassi – delle attività sostenute». Il tutto nell’avvicinarsi alla giornata del 1 maggio, Festa del Lavoro, con la Cei che invita al seguente cambiamento radicale: «”Nessuno deve perdere il lavoro per il coronavirus” non deve restare uno slogan», scrive la Cei nel messaggio per il 1° maggio «Servono misure a sostegno di famiglie, imprese, autonomi.Nulla sarà come prima e l’unica via per salvarci è costruire un’economia diversa, con al centro la persona e l’ambiente».