Le motivazioni della sentenza si avranno tra sessanta giorni, ma già il fatto che il fotografo Oliviero Toscani sia stato assolto in appello dall’accusa di vilipendio alla religione cattolica dovrebbe far riflettere. Toscani aveva paragonato le iconografie delle chiese a evocazioni di club sadomaso, con estasi e figure sanguinanti, aveva messo in dubbio la santità di Giovanni Paolo II, chiamato assassino perché contrario all’uso del preservativo in Africa, e aveva indicato in Bergoglio l’uomo delle banalità, sempre intento a ripetere cose inutili.
Un magistrato, mosso da alcune associazioni pro vita, lo aveva condannato in primo grado a risarcire 4mila euro, allarmando i soliti commentatori che dipingono l’Italia come uno stato confessionale, in ostaggio del “Vaticano”.
Adesso l’allarme è rientrato e Toscani è di nuovo intellettualmente libero. Ma davvero essere liberi significa poter dire tutto ciò che si ha in mente su un’istituzione religiosa e sociale la cui funzione si può non condividere, ma la cui presenza accomuna ancora centinaia di migliaia di italiani?
Prima o poi sarà necessario aprire un lungo e tormentato capitolo della nostra storia, cercando di capire da quali comportamenti – e da quali abusi – la reputazione della Chiesa italiana è stata indelebilmente macchiata, fino a suscitare un istintivo disappunto ogni volta che ad essa si accenna davanti ad un giovane o ad un uomo di cultura. L’odio contro la Chiesa, la sua irrisione, la pretesa di tenerla al margine della storia, riducendone lo spazio di azione, non è un problema solo di Oliviero Toscani, ma di tutte le società democratiche che non vogliano realizzare una laicità esclusiva, dove il fattore religioso sia espunto dal dibattito pubblico.
L’occidente ha bisogno della Chiesa, di un’istituzione che ha inventato la laicità, ponendo dei limiti al fideismo cieco e al razionalismo esasperato. Creando, paradossalmente, quello spazio dove Oliviero Toscani può dire quello che vuole. Senza temere di andare in carcere. E senza temere di patire scomunica per aver esercitato quella libertà di pensiero che, sebbene con fini più nobili, la Chiesa stessa si è sempre impegnata – in un percorso lungo di comprensione di sé – a capire e a promuovere. Per il bene di tutti. Anche di Toscani.
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