Un team di ricercatori italiani e cinesi hanno utilizzato una nanotecnologia per salvare la Chiesa di Santa Maria di Nazareth Venezia, vecchia di oltre tre secoli. L’edificio religioso, come riportato dal Times, è un raro esempio di facciata realizzata col marmo di Carrara in città, anche perché i costruttori dell’epoca disprezzavano il suo utilizzo, sapendo che era vulnerabile all’umidità che saliva dai canali. È per questo che le sue condizioni erano compromesse. Un elemento decorativo di recente si era anche staccato ed era caduto.



Per evitare altri pericoli di questo genere, è stata applicata alla superficie la nanosilice, una sostanza composta da minuscole particelle, che entrano nei pori del marmo per rinforzarlo. “I test hanno mostrato che è penetrata per almeno 10 cm”, ha rivelato Mara Camaiti, ricercatrice presso l’Istituto di Geoscienze e Risorse della Terra del CNR di Firenze. L’effetto è stato incrementato anche all’utilizzo di un’altra sostanza, il tetraetossisilano.



Chiesa di Venezia salvata con nanotecnologia italo-cinese: verrà usata in tutto il mondo

Yijian Cao, un ricercatore della Northwestern Polytechnical University di Xian che ha lavorato alla nanotecnologia usata sulla Chiesa di Santa Maria di Nazareth Venezia, sostiene che questa soluzione può essere utilizzata in tutto il mondo perché le due sostanze sono economiche. L’esperto, che ora è tornato in Cina, ha annunciato che potrebbe applicare la nuova tecnica di conservazione anche alle sculture storiche in terracotta e alle opere in pietra che necessitano di restauro. Il settore è dunque ancora in evoluzione.



Anche in Italia potrebbero esserci dei nuovi utilizzi. La lista degli edifici che ne avrebbero bisogno è d’altronde lunga. Mara Camaiti ha detto che la prossima Chiesa che potrebbe trarre vantaggio dalla nanotecnologia è il Duomo di Firenze. “Se funziona a Venezia, la nostra tecnica funzionerà ovunque”, ha concluso.