La Chiesa d’Inghilterra, secondo quanto riporta il quotidiano Financial Times, ha deciso di vendere la totalità dei suoi investimenti granatiti ad 11 gradi compagnie petrolifere, tra le quali Shell, BP, Exxon e Total. La decisione, presa con votazione interna al Sinodo generale, nel parlamento ecclesiastico, è in linea con gli obiettivi dichiarati già nel 2018, che chiedevano alle aziende beneficiarie degli investimenti di prendere provvedimenti in merito alla crisi climatica. Da quella storica decisione della Chiesa d’Inghilterra, ora, si è chiusa una pagina della sua storia, con le vendita delle ultime azioni rimaste, dopo un’altra iniziale esclusione di 20 delle compagnie, decisa già nel 2021.



La Chiesa d’Inghilterra e le azioni petrolifere

A conti fatti, insomma, dalla fine dell’anno (entro cui sarà conclusa la vendita delle partecipazioni) la Chiesa d’Inghilterra rimarrà senza nessuna azione di alcuna azienda petrolifera o che produce gas. Dal 2018, infatti, sia il fondo investimenti della Chiesa, che conta 10,3 miliardi di sterline (più di 12 miliardi di euro), sia il suo fondo pensionistico (che consiste in 3,2 miliardi di sterline) avevano chiesto in più occasioni alle compagnie petrolifere di ridurre il loro impatto climatico, pena la revoca delle partecipazioni.



Nel 2021 la Chiesa d’Inghilterra si era disfatta delle azioni delle prime 20 compagnie dal suo portafogli, ed ora lo stesso copione si è ripetuto per le ultime 11 che aveva mantenuto. La Chiesa spiega che la decisione è stata presa “dopo aver concluso che nessuna è allineata con gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima, come valutato dalla Transition Pathway Initiative”, riferendosi ad un progetto a cui partecipano altri grani gestori patrimoniali per vegliare sulle aziende a maggiore impatto climatico. Né per la Chiesa d’Inghilterra, né per le aziende, comunque, la vendita delle azioni rappresenterà un grosso impedimento, raccogliendo meno dell’1% del fondo in dotazione e circa 7 milioni di sterline del fondo pensionistico. “Alcuni progressi sono stati fatti”, ha commentato l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, “ma non abbastanza. La Chiesa seguirà non solo la scienza, ma anche la nostra fede, che ci chiama entrambi a lavorare per la giustizia climatica”.

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