LA PROTESTA DELLA CHIESA CONTRO LA LEGGE DI MACRON

Da sempre la Francia è la “patria” dove il confine sottile tra laicismo e laicità spesso viene “confuso” se non del tutto varcato: succede infatti che l’ormai famosa “legge contro il separatismo” voluta dal Presidente Macron nel 2020 per contrastare l’aumento di “forme” jihadiste e fondamentaliste islamiche, si stia tramutando in un sorta di “tagliola” in generale per la libertà di culto in Francia. La denuncia arriva dalla Conferenza Episcopale francese, assieme ai fratelli protestanti e ortodossi, direttamente al Consiglio Costituzionale (molto simile per funzioni alla nostra Consulta): ad essere contestate sono le nuove disposizioni restrittive contenute nella legge «per confortare il rispetto dei principi della Repubblica». Il testo modificato di recente introduce restrizioni anti-terrorismo che però rischiano di intaccare le associazioni di ispirazione religiosa, e non solo le pratiche anti-libertarie di una parte dell’Islam.



«Vi sono gravi minacce alle libertà e ai principi fondamentali sui quali s’organizza il diritto dei culti in Francia»: la denuncia delle Chiese cristiane congiunte fa riferimento alle regole della laicità fissate dalle leggi francesi del 1905 e 1907. Come sottolinea “Avvenire”, nelle nuove disposizioni votate in Francia figurano – tra le altre – il controllo rafforzato alle dichiarazioni rilasciate delle attività, come il controllo ogni 5 anni del prefetto sulla natura religiosa dell’attività svolta. Non solo, vi saranno anche controlli speciali sui finanziamenti provenienti dall’estero e sui bilanci delle entità d’ispirazione religiosa: il timore della comunità cristiana francese è che dietro questo fortissimo giro di vite voluto dall’amministrazione Macron, vi possa celare una sorta di “oppressione burocratica” sulle associazioni religiose d’ogni tipo, dagli scout ai movimenti ecclesiastici, dagli oratori fino alle associazioni di altre confessioni religiose.



VESCOVI FRANCIA: “LEGGE ANTI JIHAD È INVECE CONTRO LA LIBERTÀ DI CULTO”

Con questa legge anti-separatismo il forte rischio, denuncia monsignor Éric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims e presidente della Conferenza episcopale francese, «è prendere la strada di un regime di vincoli che comporta molte incertezze e fattori d’instabilità a venire». Le regole stabilite dal Governo francese – con la conferma del Consiglio Costituzionale che ha respinto in questi giorni la richiesta di bocciare le leggi – rischiano di andare ben oltre alla chiave “anti-jihadista” per cui sono nate: si rischia infatti, conclude la Chiesa francese, di avvallare un sospetto generalizzato sulle attività religiose tradizionali di milioni di fedeli francesi. Di contro però, il Consiglio a tutela della Costituzione francese ha ravvisato due riserve che le chiese cristiane avevano sollevato in precedenza: il Consiglio «ha riconosciuto, attraverso due riserve, l’esistenza di minacce inferte alla costituzionalità». Martedì sera scorso il n.1 dei vescovi francesi ha incontrato la Premier Elisabeth Borne, con la quale ha intrattenuto «un colloquio molto buono che fa ben sperare per uno scambio costruttivo». Nel dialogo, ha spiegato in una nota il vescovo de Moulins-Beaufort, «Abbiamo discusso molti temi diversi tra cui la situazione della Chiesa cattolica in Francia, i giovani, l’immigrazione, la società francese, i paesi africani che affrontano il terrorismo, ma anche l’Ucraina e la fine della vita».



Intervenendo lo scorso marzo al seminarioDitelo sui tetti’(Mt 10,27). Pubblica agenda sussidiaria e condivisa”, il segretario di Stato Vaticano Card. Pietro Parolin ha sottolineato il valore e l’importanza della laicità come proposta strutturale di contributo della religione all’esistenza di un Paese: «Ragionevolezza, dignità e bellezza sono le caratteristiche sulle quali fare leva perché il Cristianesimo, la Chiesa, i cristiani, possano oggi ispirare pensieri e opere in seno al contesto sociale; e così incidere a non soltanto a livello privato, ma anche pubblico e politico». Una autentica laicità, spiegò Parolin, «garantisce il legittimo esercizio di un altrettanto autentica libertà religiosa e che traduce dal punto di vista dello Stato quello che il Concilio Vaticano II ha espresso dal punto di vista della Chiesa Cattolica». La laicità reale è qualcosa di cui lo Stato possa anche prenderne pieno e legittimo “profitto”, diversamente il laicismo che spesso si è affermato in Francia, significa esattamente l’opposto: diventa laicismo, concluse il Segretario di Stato del Papa, «quando il compito principale dello Stato sarebbe quello di proteggere la libertà di coscienza dell’individuo da ogni possibile influsso di origine religiosa, considerato incompatibile con la nuova professione di fedeltà della persona, una fedeltà nei confronti dello Stato, sostituitosi a Dio».