IL RISCHIO SCISMA RESTA NELLA CHIESA DI GERMANIA: IL NUOVO PASSO “CONTRO” IL VATICANO, COS’È SUCCESSO

Il Vaticano solo pochi mesi fa era stato chiarissimo con i vescovi della Chiesa di Germania, da anni ormai indirizzati verso alcune novità da introdurre che minano seriamente l’unità della Santa Chiesa Cattolica: «fermate il progetto di un Comitato sinodale». L’incontro dello scorso marzo tra la Conferenza Episcopale tedesca e la Curia romana era stato considerato «positivo e costruttivo»: ebbene, tutto da rifare visto che nelle scorse ore la Chiesa di Germania ha approvato gli statuti del Comitato sinodale chiamato a comporre entro il 2026 il vero e proprio Consiglio sinodale tedesco. Tale organismo – si legge nel focus di Matteo Matzuzzi sul “Foglio” (tra i pochissimi, insieme al “Sussidiario”, a tenere i fari accesi sulla vicenda della Chiesa tedesca da anni ormai, ndr) – sarebbe composto da vescovi e laici e avrebbe il potere di delibera su questioni come il ruolo della donna-prete, la morale sessuale, il celibato dei sacerdoti e i matrimoni LGBTQ.



Il Comitato sinodale appena approvato sarà poi presentato ufficialmente il prossimo 14-15 maggio a Berlino, in pieno disaccordo con il Vaticano che lo scorso febbraio bloccò solo temporaneamente il via libera con la famosa lettera firmata dai cardinali Parolin (Segretario di Stato), Fernandez (Prefetto della Congregazione della Fede) e Prevost (Prefetto Dicastero dei Vescovi) che seguiva le precedenti missive del gennaio e novembre 2023. In sostanza, l’invito di Papa Francesco era più che altro un monito: se si procede così si rischia davvero lo scisma e durante l’ultimo Sinodo sulla sinodalità in Vaticano si era cercato ogni margine possibile per scongiurare tale rischio. Il confronto con la Santa Sede nel marzo 2024 sembrava aver rimesso il dialogo al centro della Chiesa di Germania, come garantito dallo stesso Presidente della Conferenza tedesca mons. Georg Bätzing: ora è però tutto da rifare, con la sinodalità in comunione con Roma che sembra effettivamente ancora più lontana.



CHI SONO I VESCOVI CHE SI SONO RIBELLATI AL COMITATO SINODALE TEDESCO (E PERCHÈ C’È ANCORA SPERANZA)

Come ben spiega ancora il “Foglio”, l’appuntamento che si erano dati Vaticano e Chiesa tedesca era un nuovo giro di consultazioni prima dell’estate per evitare lo “strappo” e proseguire nell’orizzonte dell’unità spirituale e canonica. La Conferenza episcopale ha però deciso di non attendere, di fatto “accelerando” il percorso verso quel rischio scisma da anni ripetuto da vari osservatori illustri, non ultimo Papa Benedetto XVI fin negli ultimi giorni.

La posizione del Vaticano resta la stessa: nessuna Conferenza dei vescovi mondiale ha la competenza né il diritto di costituire un Consiglio sinodale nazionale “autonomo”: per la Chiesa tedesca invece, sempre più schierata verso l’ala progressista-radicale, l’invito al dialogo della Santa Sede non è bastato per frenarsi. Come nota la stampa cattolica tedesca oggi (e come giustamente riporta anche Matzuzzi), ci sono 4 vescovi che non hanno votato il Comitato sinodale, facendo poi sapere in una nota di tutta la loro contrarietà allo “strappo” con la Chiesa di Roma. Si tratta dei vescovi di Ratisbona, Colonia, Passau e Eichstatt, rispettivamente mons. Rudolf Voderholzer, Rainer Maria Woelki, Stefan Oster e  Gregor Maria Hanke: «Nelle obiezioni romane al Cammino sinodale in Germania era stato più volte chiarito che un Consiglio sinodale, come era stato previsto e formulato nella decisione del Synodale Weg, non era compatibile con la costituzione sacramentale della Chiesa».



La “ribellione” dei 4 vescovi, che dicono poi di voler attendere la conclusione del Sinodo della Chiesa Cattolica il prossimo autunno, rappresenta una minima “speranza” che qualcosa dentro la Chiesa di Germania ancora possa cambiare, ritornando ad un dialogo proficuo con Roma sui tanti temi posti in essere da anni: l’invito di Papa Francesco ad una Chiesa sempre più sinodale non intende affatto portare le singole realtà nazionali ad organismi autonomi in grado di modificare, eventualmente, anche capisaldi della dottrina e morale cristiana. A quel punto si arriverebbe ad uno scisma molteplice, pericolo che tanto Benedetto XVI quanto Francesco hanno più volte scongiurato in questi ultimi decenni.