L’AFFONDO DEL TEOLOGO WEIGEL CONTRO LA CHIESA IN GERMANIA
La morte di Benedetto XVI, secondo il teologo americano George Weigel, potrebbe avere un effetto “detonante” sulla situazione attuale e futura della Chiesa di Germania, ma non solo. Intervistato da “La Repubblica”, il teologo conservatore parla dell’impatto della morte di Papa Ratzinger in merito alle già presenti divisioni interne alla Chiesa Cattolica e spiega, «le parti morenti della Chiesa sono quelle che continuano a cercare di far funzionare il progetto fallito di Catholic Lite – la Chiesa dello Zeitgeist. Il primo esempio di quest’ultimo è la Chiesa in Germania». Sono passaggi durissimi (e in alcuni casi anche controversi, ndr)quelli che indica Weigel e che mirano a contestare sia il sinodo “progressista” tedesco, sia la conduzione e guida di Papa Francesco.
«Ciò che vedo nel cammino sinodale tedesco è l’apostasia, non lo scisma»: secondo Weigel dunque, il rischio per la Chiesa di Germania è il ripudio stesso della propria religione, forse la critica più grande e “velenosa” che si può fare sulla conduzione interna della Chiesa. Secondo il teologo Usa, non vi sarebbe neanche grande differenza tra gli impulsi del sinodo tedesco (aperture su matrimoni LGBT, donne prete, eutanasia, comunione ai divorziati) e le parole di Papa Francesco, ad esempio, nella Dichiarazione di Abu Dhabi dove il Santo Padre parla delle pluralità e diversità delle religioni «volute da Dio». «L’effetto generale della dichiarazione di Abu Dhabi è, temo, diminuire il fervore evangelico della Chiesa e minare la chiarezza della Dominus Iesus», ovvero la dichiarazione del Cardinal Ratzinger alla guida dell’ex Sant’Uffizio in merito all’«unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa. Weigel va detto però che non sembra considerare (o non lo reputa efficace, ndr) come proprio Papa Francesco in questi anni, anche in comunione con Benedetto XVI, respinto i tentativi di “modernismo” della Chiesa tedesca, suscitando anche non poche critiche dal Sinodo inaugurato dalla Conferenza dei vescovi di Germania.
WEIGEL CRITICA IL “TRADITIONIS CUSTODES” DI PAPA FRANCESCO
Altro punto di forte critica a Papa Francesco, il teologo Weigel lo conserva per parlare del motu proprio “Traditionis Custodes”, lo stesso citato da Mons. Georg Gänswein tra i motivi che avrebbero «spezzato il cuore» di Benedetto XVI in merito alla stretta sul rito tridentino della Santa Messa. Nel recente saggio su “First Things”, il massimo teologo conservatore dagli States riflette «il motu proprio di Papa Francesco è teologicamente incoerente, pastoralmente divisivo, inutile e crudele»: sempre a Paolo Mastrolilli su “La Repubblica” aggiunge, «Incoerente perché ci sono molte varianti legittime del rito romano, tra cui l’ambrosiano, domenicano e il rito usato dagli ex anglicani ora in piena comunione con Roma. Pastoralmente divisivo e crudele perché il Summorum Pontificum stava facendo il suo lavoro. Inutile perché le divisioni della Traditionis Custodes sono molto minori rispetto alle divisioni tra l’ortodossia cattolica e quanto proposto dal Cammino sinodale tedesco».
Le ultime due “stilettate” a Papa Francesco vengono riservate dal teologo Usa sul fronte Usa e sul rapporto con la Chiesa in Cina: «come può un cattolicesimo di nuovo modello, appena distinguibile dal progressismo secolare, rievangelizzare le parti post-cristiane del mondo nordatlantico», si chiede Weigel a cui si auto-risponde, «Non può. Punto». Sempre il teologo, in un altro saggio citato da “Rep” osserva in merito al problema della Cina, «come può la Chiesa evangelizzare, specialmente in culture e società ostili al cristianesimo, se sembra poco disposta a difendere la propria?». Ebbene, conclude Weigel, «Dire la verità al potere sostiene l’evangelizzazione […] è improbabile che il “dialogo” con Xi Jinping sia efficace nell’evangelizzare la Cina del XXI secolo».