“L’Italia carismatica esiste un po’ in tutto il paese, con storie e ampiezza diverse: riguarda e coinvolge tanti. Si colloca a diversi piani: dal livello della religiosità di popolo a iniziative e figure di tipo carismatico, perfino con personalità (politiche e intellettuali)”. Questo perimetro molto ampio, più ampio di quello che solitamente definisce i movimenti e le comunità ecclesiali, è quello scelto da Andrea Riccardi per una disamina molto accurata, esemplificativa di questo variegato mondo che tanto ha dato all’esperienza della Chiesa soprattutto negli ultimi decenni.
Il suo libro Italia carismatica (Morcelliana, 2021) non ha la pretesa di una elencazione ampia di tutto l’esistente, quando piuttosto di indicare alcune significative realtà al fine di evidenziare quanto hanno dato e quanto possono dare alla presenza della Chiesa italiana.
È opportuno quindi elencare innanzitutto le personalità prese in considerazione dall’autore: don Luigi Guanella, don Oreste Benzi, don Lorenzo Milani, Riccardo Lombardi, Giorgio La Pira, don Zeno Saltini, Chiara Lubich. Questo elenco forse scarno indica però l’orizzonte entro cui si muove Riccardi. Ma nel libro c’è spazio anche per i santuari, la pietà popolare e altro. Va poi dato adeguato rilievo al penultimo capitolo intitolato “Maria e la carismaticità”. Non mancano poi i riferimenti ad altri importanti espressioni associative, da Comunione e liberazione alla Comunità di Bose, dall’Azione Cattolica alla Caritas.
Il libro è arricchito anche da alcuni corposi capitoli iniziali che tratteggiano le vicende più significative della Chiesa italiana. L’autore riconosce innanzitutto il valore e l’importanza che le realtà carismatiche hanno dato al paese, grazie anche all’impulso e al sostegno ricevuto da Giovanni Paolo II di cui cita questa frase: “L’aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento e alla santificazione del popolo di Dio”. Come dimenticare la grande assemblea voluta proprio dal papa polacco in Piazza San Pietro il 30 maggio 1998? Nel suo saluto, in una piazza straripante di gente fino a via della Conciliazione, dopo aver espresso le sue preoccupazioni per “il nostro mondo spesso dominato da una cultura secolarizzata che fomenta e reclamizza modelli di vita senza Dio” fece appello ai Movimenti così: “Ed ecco, allora i movimenti e le nuove comunità ecclesiali: essi sono la risposta, suscitata dallo Spirito Santo, a questa drammatica sfida di fine millennio. Voi siete questa risposta provvidenziale”.
Come detto, l’Italia cui si rivolge Riccardi è più ampia, è quella che “s’intreccia, confligge o s’integra con la Chiesa istituzionale”, “storia dell’entusiasmo credente, che si esprime in forme oranti e devote, nella preghiera e nel culto (…) in modalità attive, solidali e costruttive, diverse e originali, ma tutte nella dinamica della Chiesa cattolica”.
E la storia di questa Italia e della Chiesa in essa presente giunge fino al pontificato di Francesco, con le sue difficoltà e i suoi slanci profetici. Ma la conclusione dell’autore è carica di speranza. “La secolarizzazione è avanzata, ma è rimasto un cattolicesimo di popolo. Se i ‘valori cattolici’ non sono più il riferimento comune, il Papa e la Chiesa occupano un posto centrale nella fiducia degli italiani. Nel pluralismo religioso del paese, il cattolicesimo resta una asse nazionale di rilievo”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.