Secondo il teologo che ha curato il volume “Chiesa sotto accusa” (i commenti agli appunti di Papa Ratzinger sullo scandali degli abusi sessuali nella Chiesa, ndr) la crisi cattolica della modernità non può risolversi con le “sole” (ma necessarie) punizioni degli abusato: «Se, come dice Benedetto XVI, sembra che la Chiesa stia morendo nelle anime, il testo vuole aiutare a far sì che la Chiesa possa di nuovo rinascere nelle anime», così spiega il teologo Livio Melina oggi intervistato da “La Verità” e firmatario di uno dei saggi inseriti nel nuovo volume edito da Cantagalli. «Occorre punire severamente i colpevoli del crimine di pedofilia. Il libro vuole verificare il suggerimento che il Papa emerito ha offerto: ritornare all’essenziale per cui la Chiesa esiste, e cioè testimoniare il primato di Dio», spiega ancora il teologo che riprende e valorizza gli importanti appunti di Benedetto XVI sul ’68 e il dramma della pedofilia nella Chiesa. «Nel Sessantotto si è promossa una visione della sessualità separata dai significati centrali del corpo umano: il dono di sé e la trasmissione della vita. Inoltre, si è portata a termine la secolarizzazione della sessualità, separandola dalla trascendenza e da Dio», sottolinea Molina “rileggendo” Ratzinger. In quel “vietato vietare” vi sarebbe la radice problematica che ha accelerato e contribuito a rinfocolare la crisi odierna della Chiesa.



LA CRISI DELLA CHIESA (E COME USCIRNE)

«La sessualità si apre così alla possibilità di diventare una forma di violenza e di abuso e naturalmente le prime vittime sono i piccoli e gli indifesi», spiega a La Verità ancora il teologo e preside per 10 anni del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Secondo l’analisi del Papa Emerito Benedetto XVI, il problema non è solo dei singoli che pongono violenze e storture, «ma va inquadrato con onestà intellettuale come il fallimento della cultura d’insieme. La soluzione in ogni caso non può essere solo una soluzione formale che si affida a nuove procedure. Si tratta di mettere in atto misure che aiutino al cambiamento del cuore e alla conversione delle persone e delle strutture di peccato», ribadisce Molina. Ma è su come recuperare questa “anima” della fede che si concentra la riflessione del teologo vicino al Pontefice tedesco: «si tratta innanzitutto di ritrovare il primato di Dio creatore. La dimenticanza del creatore va insieme con la perdita del significato del corpo e della sessualità. L’ordine creaturale, a sua volta, arriva a pienezza nell’eucaristia, dove Cristo donando sé stesso in sacrificio consegna alla Chiesa una nuova misura del corpo e rivela la fonte dell’amore come dono di sé».

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