«La Chiesa ha il dovere di garantire l’accompagnamento pastorale e psicologico dei preti pedofili»: sta facendo molto discutere il saggio pubblicato sulla rivista della Cei da Suor Anna Deodato, religiosa delle Ausiliare Diocesane di Milano ma anche terapista membro della Commissione Cei contro gli Abusi pedofili. Secondo la linea proposta dalla religiosa, i predatori seriali che in passato si sono macchiati di ignobili atti peccaminosi contro innocenti minori e che sono stati per questo allontanati dalle parrocchie (e segnalati ai tribunali ecclesiastici) «non dovrebbero essere abbandonati al loro destino», nonostante abbiano stuprato e plasmato delle povere giovani vite che ora avranno segnato per sempre quel “ricordo” così nefasto. La Chiesa deve mantenere «il volto di madre e di padre, compassionevole, trasparente e responsabile e, di conseguenza, anche in grado di prendersi cura dei preti pedofili» seguendoli in un preciso percorso di riabilitazione. Non solo, per la suora terapista la risposta a quelle tremende violenze non dovrebbero essere solo norme tese a contrastare comportamenti criminali ma si dovrebbe chiamare alla conversione «ogni soggetto ecclesiale», spiega ancora Suor Anna, come riporta il focus del Messaggero di oggi.



IL SAGGIO CONTROVERSO DELLA SUORA TERAPISTA

Suor Anna non è però un personaggio che “assolve” o peggio “finge” non siano mai avvenute le nefandezze della pedofilia in alcuni uomini della Chiesa tanto che da tempo porta avanti una battaglia altrettanto complessa come quella delle suore vittime di abusi da parte dei sacerdoti: nel suo saggio giudicato controverso dall’opinione pubblica come prima “accoglienza” tutta la prima parte è dedicata alle vittime della pedofilia e al bisogno di accompagnare in un lungo cammino di fede e lavoro psicologico. Lei stessa ammette che troppe volte nel passato ci sono state coperture e insabbiamenti da parte della Chiesa, ma non per questo allora è sbagliato prendersi cura anche dei preti pedofili: in primo luogo per impedire loro di reiterare il reato, «Non manca una parola di impegno a non lasciare soli coloro che hanno commesso questo crimine. Ci si impegna affinché ciascuno sia accompagnato nel suo cammino di responsabilizzazione, di richiesta di persone o di riconciliazione e riparazione, di cura psicologica e sostegno spirituale».



Curare questi profili è «un’opera di giustizia e pace» spiega ancora Suor Anna, «l’abuso fa parte di linee sismiche che attraversano il mondo. Anche su questa faglia l’operatore pastorale trova il suo proprio posto accanto a chi ha tanto sofferto e a coloro che hanno procurato questo dolore. Qui tutti sono chiamati a sostare sino a quando queste ferite non saranno rimarginate». A far discutere, oltre alle tesi esposte e promosse, il fatto che nel saggio non vi sia riferimento alcuno alla denuncia preventiva presso le Autorità nazionali competenti di casi di pedofilia.

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