La Congregazione per il clero ha emanato l’istruzione La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa. È la risposta normativa di quanto Papa Francesco ha ripetuto moltissime volte facendosi eco della sofferenza di molti: la Grazia di Dio non ha tariffe. Non solo non ci può essere un prezzo da pagare, una tassa da esigere, ma non si può neppur dare l’impressione che tale parcella esista. Questo criterio in astratto era già vigente nella Chiesa, ma chi non ha sentito tanti fedeli lamentarsi per quanto avevano dovuto “pagare” per ricevere battesimo, cresima, funerali e, soprattutto, matrimoni? È bello che i credenti potessero associare regalie alla fruizione del Sacramento ma “il dover pagare” era contro il Vangelo, anzi ricordava Gesù quando gridava ai mercanti del Tempio di non fare della Casa del Padre un luogo di mercato.
Molte volte questi denari erano utilizzati rettamente dai sacerdoti, servivano cioè certamente non per arricchirsi ma per poter degnamente svolgere la loro missione e manutenere le strutture ecclesiali: e per questo motivo ora bisognerà agire diversamente. A questa ragione viene incontro quella parte del documento che in sostanza invita i laici ad essere stakeholder delle loro parrocchie: i fedeli non sono solo persone che fruiscono di un servizio, che assistono alla Messa, che vanno a prendere qualcosa, ma sono chiamati ad essere “soci” in prima persona di una realtà loro.
Il documento intende essere una spinta che aiuti le parrocchie a funzionare ed i parroci ad essere meno soli. Addirittura in certi casi – soprattutto per venir incontro al problema della carenza di sacerdoti – “il Vescovo – in via eccezionale – a suo prudente giudizio, potrà affidare ufficialmente alcuni incarichi ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, sotto la guida e la responsabilità del parroco” e, qualora non si potesse celebrare la Messa per mancanza di sacerdoti, potranno “presiedere la liturgia della Parola” senza però, in alcun caso, tenere l’omelia.
Certamente ci sarà chi griderà alla scandalo denunciando questa “operazione di Bergoglio” come un altro stadio della secolarizzazione della Chiesa: quanto Papa Francesco non era riuscito a introdurre nell’Esortazione apostolica Querida Amazonia grazie al libro di Sarah-Ratzinger sul celibato, si dirà, ecco che viene “subdolamente” recuperato attraverso questo documento della Congregazione per il Clero.
Chi ragionasse così mostrerebbe di avere della Chiesa una visione molto politica e poco rispettosa dell’indole soprannaturale della Sposa di Cristo. Papa Francesco non vuole secolarizzare ma rendere vero e reale il messaggio del Concilio Vaticano II invitando la Chiesa ad una santità quotidiana e per tutti. Non è un intervento per rispondere alla “crisi di vocazioni sacerdotali” ma per responsabilizzare i laici rispetto alla vocazione alla santità che deriva dal battesimo. Quei sacerdoti che hanno vissuto in maniera comoda la loro vocazione sapendo di poter contare su introiti certi saranno stimolati a mettersi maggiormente in gioco. Le offerte e gli aiuti arriveranno in base alla loro capacità di attrarre, di aiutare, di convertire, di coinvolgere. Se la nuova istruzione verrà messa in pratica correttamente diminuiranno drasticamente le critiche al parroco “perché non mi piace” visto che laici e sacerdoti saranno membri di una comunità che andrà costruita assieme.