Antonietta Frau, “santona” cagliaritana, rientra nella lista di coloro che con l’inganno sono riuscite a truffare decine di persone. Donne perlopiù devote, come lo era una distinta signora torinese, sposata e madre di due figli, che decise di affidarsi a lei, autoproclamatasi nunzia delle volontà della Madonna per tramite della veggente Vicka di Medjugorje, consegnandole ben 2 milioni di euro. Quando il marito ed i suoi due figli scoprirono la truffa, la devota messa di fronte a un bivio, scelse la santona alla sua famiglia, dalla quale si allontanò per ben tre anni, dal 2013 al 2016. La sua storia viene ripercorsa nelle motivazioni della sentenza con la quale Antonietta Frau è stata condannata a 4 anni. Come riporta Corriere.it, secondo i giudici la vittima fu costretta a vivere in una sorta di “latitanza”, durante la quale si domandava – e domandava a Dio – come era possibile che ora le chiedesse di allontanarsi dalla sua famiglia, dopo 40 anni. A chiederle di abbandonare marito e figli, in realtà, non era stato affatto il Signore ma la santona, la stessa che il marito della vittima aveva denunciato nel 2013.
ANTONIETTA FRAU, SANTONA CONDANNATA: LE MOTIVAZIONI
Antonietta Frau non solo riuscì ad allontanare la sua devota dalla famiglia ma le fece una sorta di lavaggio del cervello con tanto di rimprovero: “Diglielo che non ti deve chiamare più, basta! Ti raccomando di rispondere per le rime a questo personaggio che è tuo marito”, le diceva. Una richiesta che giungeva non direttamente dalla Madonna bensì da “Adriana”, il nome con il quale la 62enne cagliaritana veniva riconosciuta “indiscussa leader carismatica dell’associazione religiosa ‘Opus Mariae’”. Attraverso questa sigla era riuscita a truffare la donna, facendosi consegnare 1 milione e 900 mila euro, come spesso accade sfruttando le “condizioni di particolare vulnerabilità e di scemata capacità critica” derivanti in quel periodo dalla “polarizzazione di ogni programma di vita sull’aspetto religioso”. Nelle motivazioni appena depositate, il giudice milanese Gloria Gambitta giustifica i 4 anni di condanna per “circonvenzione di incapace” in riferimento alla “subdola condotta” dell’imputata. La santona, sempre secondo il giudice, “ha avuto buon gioco a sfruttare l’influenzabilità” della sua vittima “a ottenere ingenti elargizioni di denaro: non solo persuadendola che si trattasse di richieste provenienti direttamente dalla Madonna per la realizzazione di un progetto di fede, ma altresì instillandole il convincimento che la Madonna, a fronte di dubbi sull’eccessiva entità delle somme o di ritardi nei versamenti, l’avesse rimproverata di scarsa fede, ben sapendo che tale rimprovero ne avrebbe vinto ogni residua remora”. Tra le altre accuse anche quello di aver “sradicato la vittima dal suo contesto di vita, causandone la disgregazione del nucleo familiare”.