Il Natale 2018 sarà il primo, dopo nove anni, per Asia Bibi fuori dal carcere: la contadina cristiana accusata assurdamente di blasfemia, torturata nelle galere del Pakistan per anni, è stata riconosciuta innocente sotto ogni capo d’accusa solo un mese fa. Per questo motivo è fuori dal carcere ma per potersi dire definitivamente libera dal giogo del fondamentalismo, purtroppo, dovrà passar ancora diverso tempo: sebbene infatti fuori materialmente dalla cella, Asia Bibi è tenuta nascosta dallo stato Pakistano viste le continue minacce di morte ricevute ancora dopo la clamorosa sentenza della Corte Suprema. Non solo, la famiglia è tenuta lontano e dunque né figli né marito potranno festeggiare la nascita di Cristo Gesù il prossimo 25 dicembre: quella stessa “nascita” è il motivo per cui Asia è finita in carcere, accusata dal fondamentalismo islamico di “blasfemia” contro la Religione del Profeta, solo perché non rinnega pubblicamente la propria fede cattolica. Oggi i giudici pakistani l’hanno assolta ma temono il ricorso presentato subito dall’accusa: avvalendosi della possibilità prevista dall’ordinamento giuridico pakistano, l’istanza chiede la piena e totale «revisione del verdetto di assoluzione» disposto dal Tribunale il 31 ottobre scorso.



PAKISTAN ISLAMISTA MEDITA “VENDETTA”

Per questo motivo Asia Bibi non può lasciare con la propria famiglia, dopo quasi dieci anni di soprusi e minacce di morte, il Pakistan: il team di avvocati della difesa hanno molta fiducia nel rigetto di quell’istanza, il che tra l’altro direbbe la parola “fine” all’intera assurda vicenda legale e umana. Se però il guanto di ricatto dei partiti fondamentalisti – scesi in piazza subito dopo l’assoluzione di Asia – l’avrà vinta sulla Corte Suprema, allora le porte del carcere per la contadina cristiana si riaprirebbero, forse per sempre. In vista del Natale si rinforza la sicurezza attorno al luogo (nascosto) dove si trova Asia Bibi, ma la situazione è tutt’altro che serena e “semplice”: come riporta oggi Vatican Insider, «Non si sa se e come riuscirà a partecipare ad una messa di Natale, magari in condizioni di anonimato, o se sarà permesso ad un sacerdote farle visita». Di certo la preghiera e la fede, mai vacillate in tutti questi anni di martirio, non mancheranno per Asia e la sua famiglia ma in termini diplomatici si spera che i vari Paesi internazionali che hanno fatto passi avanti per poter far espatriare la donna simbolo della battaglia libera e non violenta contro il fondamentalismo religioso (Italia, Olanda e Canada su tutti) possano accelerare i loro “iter”. «Dopo l’assoluzione di Asia Bibi, la situazione è molto delicata e nutriamo delle preoccupazioni. Stiamo pregando perché tutto vada per il meglio», fa sapere all’Agenzia Fides p. Mario Rodrigues, rettore della Cattedrale di San Patrizio a Karachi. Nello stesso tempo, il Pastore Adeel Patras Chaudry (vicepresidente di “Jesus Life TV” in Pakistan) ha raccontato sempre a Fides: «In occasione del Natale, noi cristiani del Pakistan preghiamo in special modo per la pace. Abbiamo fiducia che il governo e la polizia sapranno fornire la dovuta sicurezza ai cittadini. Preghiamo anche per loro, impegnati in questo importante e rischioso servizio».

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