Caro direttore,
sono stata spinta a scrivere dai fatti di questi giorni, dall’astio con cui si guarda il diverso, dal fatto che in alcune scuole sono stati cancellati tutti gli spettacoli del Natale per non urtare la sensibilità degli stranieri, di chi ha un’altra cultura e una diversa religione.

Eppure forse sono gli altri a porre questi problemi, a mettere delle barriere, perché i ragazzi musulmani vedono queste occasioni come momenti per costruire un’identità arricchita: Joussuf, protagonista della mostra “Nuove generazioni” che da musulmano è voluto venire con noi a incontrare il Papa, ne è certo; Alessia, anche lei protagonista della mostra e sua compagna italiana, racconta di aver cambiato il suo sguardo da quando ha incontrato questo ragazzo e condiviso la vita.



In un pannello della mostra si dice che la scuola è “un laboratorio di convivenza” e per noi questo è perfettamente vero. Quotidianamente i ragazzi vivono a contatto con i loro compagni stranieri e per loro questa è un’esperienza di cui sono grati: studiano insieme, giocano, scherzano e sorridono, ma soprattutto si vogliono bene. Molte sono state le occasioni di scambio di cultura: ad esempio, in occasione del giorno in ricordo delle vittime del naufragio di Lampedusa abbiamo fatto una preghiera multietnica, uno spettacolo di bellezza: Israel, africano ed evangelico, ha recitato la preghiera nella sua lingua, Habdicarin e Alì, musulmani, hanno cantato le loro preghiere e i ragazzi della III C hanno recitato il Padre nostro; tutta la scuola a conclusione del gesto ha fatto un minuto di rispettoso silenzio.



Questi ragazzi si sono sentiti accolti, voluti bene, hanno vissuto la carità e non l’elemosina, ricevendo sicuramente più di quanto danno, come ci insegna San Pietro. In occasione del Natale questi ragazzi, guidati da un gruppo di fantastici insegnanti di sostegno, hanno realizzato un bellissimo presepe insieme ai ragazzi diversamente abili.

La cosiddetta diversità è diventata una risorsa: vedere ragazzi così diversi stare insieme con armonia è sicuramente un grande dono.

In occasione di un mio ricovero in ospedale questi ragazzi speciali, alcuni dei quali orfani, sono sempre stati mio commovente sostegno, insieme alla mia famiglia e ai miei cari amici da Milano a Caltanissetta. La mia collega di religione con il suo cuore generoso vive così e fa sperimentare loro ogni giorno quello che si legge nei testi di scuola: pluralismo religioso.



In questo periodo di festa non usiamo solo bei messaggi, ma facciamo vedere a tutti queste iniziative, apriamo il nostro cuore e non chiudiamo le porte a chi bussa, come è successo a Giuseppe e Maria, perché sicuramente accogliendo, aprendo il nostro cuore ci guadagniamo tantissimo; è un bel regalo che il buon Dio ci fa perché ci “preferisce”, basta stare attenti ai Suoi segni. Nella nostra scuola il dirigente, la vicepreside, molti docenti, i ragazzi e i genitori hanno accettato questa sfida e ne sono felici: ne hanno avuto un di più di umanità.