Mentre la polizia britannica indaga per terrorismo riguardo all’accoltellamento di tre persone avvenuto al grido di Allah nella serata del 31 dicembre alla stazione Victoria di Manchester nel nord-ovest della Gran Bretagna, un altro attentato si verifica in Germania. A Berlino un uomo è stato fermato dalla polizia dopo che ha investito in quattro diverse occasioni, a distanza di pochi minuti, dei gruppi di passanti. Attualmente i morti sono saliti a cinque. I tragici fatti inglesi e tedeschi sono accostati dai più: molti media parlano di quanto avvenuto a Manchester e a Berlino come di “attacchi terroristici”, ma le autorità tedesche sfumano e usano degli eufemismi parlando di attacchi di matrice xenofoba. Un attacco contro degli stranieri? Un pazzo di notte per ben quattro volte cerca di investire degli stranieri? E come fa a riconoscerli? Comunque, tutto può essere. Però è lecito chiedere alle autorità tedesche di non essere reticenti e di formulare, anche se con una formula dubitativa, l’ipotesi del terrorismo. Non è la prima volta che i tedeschi, in presenza di eventi a matrice terroristica, sfumano, parlano di altre cause, insomma sembrano voler coprire. È politica dell’informazione, non si vuol far crescere l’allarme: si capisce tutto. Però, anche se è vero che ancora non ci sono elementi decisivi, almeno insinuare il dubbio che si tratti di terrorismo è lecito, se non doveroso. Una corretta politica dell’informazione non deve allarmare, però deve dire la verità: è quello che tutti, tedeschi compresi, chiedono ad ogni nazione quando avvengono fatti del genere. Non dobbiamo essere reticenti rispetto alla verità. Se è xenofobia, occorre chiedersi perché; se è terrorismo, occorre chiedersi altri perché, farsi altre domande. Solo così è possibile prevenire e difendersi.
Questi terribili eventi accadono nelle ore del Capodanno, nelle ore cioè in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale della pace perché ricorda Maria Madre di Dio e dunque l’unità degli uomini come figli al di là di ogni differenza. In questa luce il fondamentalismo, l’odio cieco che fa ancora una volta vittime, che divide e sparge sangue innocente, acquista un senso ancora più maligno. Pare che tra le vittime dei tragici eventi di Berlino ci siano anche afghani e siriani, cioè persone forse di religione musulmana. Al presepe che accoglie stranieri, lontani, indesiderabili, si contrappongono eventi che eliminano perfino persone della stessa religione in nome di una assurda ideologia. In nome di un’ideologia e non di Dio, sia chiaro: perché un Dio che comunque è Padre non può volere il male dei suoi figli e tra i suoi figli. Il Dio cristiano poi è un Dio che si fa carne e che con questo fatto, cioè, testimonia visibilmente che il progetto di Dio è avvicinare l’uomo a Dio, arrivando addirittura a unire Dio e uomo.
L’unico modo per reagire a questi eventi è investire nel dialogo tante più energie quanto più forti sono attorno a noi le forze centrifughe che vogliono vanificare ogni speranza di pace. Non è chiudersi a propria volta nella paura, nel desiderio di allontanarsi da chi è lontano da noi vedendolo come un forestiero da cui proteggersi.