Il Santo Padre ha iniziato da poco gli ultimi vespri dell’anno, celebrando in San Pietro il Te Deum Laudamus con parole subito molto concrete relative alla situazione non certo entusiasmante delle fasce più deboli della società italiana e romana (Papa Francesco parla infatti anche da Vescovo di Roma): «Dobbiamo fermarci a riflettere con dolore e pentimento perché, anche durante quest’anno che volge al termine, tanti uomini e donne hanno vissuto e vivono in condizioni di schiavitù, indegne di persone umane». Papa Bergoglio spiega nella Basilica di San Pietro come anche nella bella città romana «ci sono fratelli e sorelle che, per diversi motivi, si trovano in questo stato. Penso, in particolare, a quanti vivono senza una dimora. Sono più di diecimila». Papa Francesco ha poi voluto soffermarsi sul significato profondo di questa ultima festa dell’anno e anticipo della prima solennità cristiana a Maria Santissima Madre di Dio. «Per il momento è quasi invisibile e insignificante, ma nel giro di poco più di trent’anni quel Gesù sprigionerà una forza inaudita, che dura ancora e durerà per tutta la storia. Questa forza si chiama Amore. È l’amore che dà pienezza a tutto, anche al tempo; e Gesù è il ‘concentrato’ di tutto l’amore di Dio in un essere umano»



IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO DELPINI

Da Roma a Milano, in questo ultimo giorno dell’anno, i fedeli si apprestano ad ascoltare la Santa Messa, ricevere la Ss.ma Eucaristia e recitare il Te Deum Laudamus: un ringraziamento a Dio e alla Chiesa per la compagnia fedele che ogni giorno che scende sulla terra è a disposizione della libera iniziativa e adesione di ogni singolo individuo.«Un augurio a tutti voi: una parola laica e un po’ estinta, ma vorrei fosse una parola di benedizione. Ecco che i giorni dell’anno che viene siano tutti benedetti, che tutti si sentano benedetti da Dio», spiega nel video messaggio pubblicato oggi dalla Curia di Milano l’Arcivescovo Mario Delpini, che sottolinea poi come «tutta questa terra si senta benedetta da Dio, ovvero la decisione di Dio di essere alleato del Bene, dalla parte di coloro che assumono la responsabilità di fare il bene agli altri, di prendersi cura del fratello, della sorella, dell’ambiente e di tutte le problematiche del nostro tempo». È ancora il presule in attesa di recitare il Te Deum nel Duomo di Milano questa sera a ricordare, come ultimo invito per l’anno che viene, «Siamo benedetti per vedere sempre il bene possibile, anche nei momenti più dolorosi della nostra vita, a che nelle prove in cui non si vede la conclusione, anche nei desideri dove non si percepisce il compimenti, siate benedetti e sentite Dio come alleato del bene che voi desiderate».

IL PRESEPE E IL CAPODANNO

Nel ringraziamento di due anni fa per la fine anno, Papa Francesco aveva sottolineato in maniera illuminante ciò che collega il senso profondo del Natale del Signore con il Te Deum e il bel canto di ringraziamento a Dio per l’anno appena trascorso: «Mentre un altro anno volge al termine, sostiamo davanti al presepe, per ringraziare di tutti i segni della generosità divina nella nostra vita e nella nostra storia, che si è manifestata in mille modi nella testimonianza di tanti volti che anonimamente hanno saputo rischiare. Ringraziamento che non vuole essere nostalgia sterile o vano ricordo del passato idealizzato e disincarnato, bensì memoria viva che aiuti a suscitare la creatività personale e comunitaria perché sappiamo che Dio è con noi. Dio è con noi». Quel “Emmanuele” è il vero senso dell’anno che sta per ricominciare, di nuovo, scandendo il procedere del tempo con la compagnia preziosa e unica dello Spirito Santo: esattamente come due anni fa, anche oggi Papa Francesco ripeterà il testo integrale della preghiera cristiana, con l’invito a tutti di osservare e fare memoria dell’anno appena vissuto sempre con sguardo rivolto a Cristo e mai al proprio male, anche se enorme. «Guardare il presepe ci sfida ad aiutare i nostri giovani perché non si lascino disilludere davanti alle nostre immaturità, e stimolarli affinché siano capaci di sognare e di lottare per i loro sogni. Capaci di crescere e diventare padri e madri del nostro popolo. Davanti all’anno che finisce, come ci fa bene contemplare il Dio-Bambino! E’ un invito a tornare alle fonti e alle radici della nostra fede. In Gesù la fede si fa speranza, diventa fermento e benedizione: «Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia».

LA SPIEGAZIONE DI PAPA RATZINGER

In attesa dell’omelia prodotta da Papa Francesco, con annessa lettura della Te Deum in questo ultimo giorno dell’anno solare, ripercorriamo uno dei messaggio sicuramente più significativi in cui viene spiegato nel dettaglio l’autentico significato di questa inno cristiano di fine anno. Lo ha prodotto il Papa Emerito Benedetto XVI – cui Bergoglio ha fatto visita ufficiale proprio pochi giorni prima del Natale per scambiare gli auguri della Natività per un buon anno che verrà – poche settimane prima della sua clamorosa rinuncia al Soglio Petrino: «Il Te Deum che innalziamo al Signore questa sera, al termine di un anno solare, è un inno di ringraziamento che si apre con la lode – «Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore» – e termina con una professione di fiducia – «Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno». Quale che sia stato l’andamento dell’anno, facile o difficile, sterile o ricco di frutti, noi rendiamo grazie a Dio. Nel Te Deum, infatti, è contenuta una saggezza profonda, quella saggezza che ci fa dire che, nonostante tutto, c’è del bene nel mondo, e questo bene è destinato a vincere grazie a Dio, il Dio di Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto». Ratzinger sapeva bene e lo spiegava in quella serata del 31 dicembre 2012 che non sempre è facile cogliere la profonda realtà “positiva” della presenza di Cristo in Terra, visto che il male fa sempre più rumore del bene: eppure, «non possiamo fermarci solo alle notizie se vogliamo capire il mondo e la vita; dobbiamo essere capaci di sostare nel silenzio, nella meditazione, nella riflessione calma e prolungata; dobbiamo saperci fermare per pensare. In questo modo il nostro animo può trovare guarigione dalle inevitabili ferite del quotidiano, può scendere in profondità nei fatti che accadono nella nostra vita e nel mondo, e giungere a quella sapienza che permette di valutare le cose con occhi nuovi».  Concludeva poi ancora Papa Ratzinger nel leggere il Te Deum, «Soprattutto nel raccoglimento della coscienza, dove ci parla Dio, si impara a guardare con verità le proprie azioni, anche il male presente in noi e intorno a noi, per iniziare un cammino di conversione che renda più saggi e più buoni, più capaci di generare solidarietà e comunione, di vincere il male con il bene. Il cristiano è un uomo di speranza, anche e soprattutto di fronte al buio che spesso c’è nel mondo e che non dipende dal progetto di Dio ma dalle scelte sbagliate dell’uomo, perché sa che la forza della fede può spostare le montagne (cfr Mt 17,20): il Signore può illuminare anche la tenebra più profonda».

L’INNO DI FINE ANNO ALLE 17 IN SAN PIETRO

Quest’ultimo giorno dell’anno, in attesa dei festeggiamenti del Capodanno, la Chiesa Cattolica accompagna ogni singolo fedele alla recita del Te Deum, ovvero il canto di ringraziamento a Dio per l’anno appena trascorso assieme ad una richiesta di buon “auspicio” per l’anno che verrà. Non si tratta di una recita meramente “liturgica” ma di una vera e propria disposizione d’animo per la realtà di una vita complessa e ricca che negli ultimi 12 mesi hanno cambiato, magari anche sconvolto, l’esistenza di ciascuno di noi: la recita del Te Deum avviene nella notte di San Silvestro in ogni Santa Messa all’inizio (o alla conclusione) oppure direttamente nella celebrazione di precetto del 1 gennaio. Come spiegava Papa Francesco nel 2015 durante il discorso di accompagnamento al Te Deum Laudamus, «Nella preghiera non basta solo la nostra voce: la preghiera ha bisogno di rinforzarsi con la compagnia di tutto il popolo di Dio, che all’unisono fa sentire il suo canto di ringraziamento». Quest’anno, come sempre del resto, il Pontefice accoglie idealmente la comunità cristiana mondiale durante la recita del Te Deum e dei Primi Vespri alle ore 17 in Basilica di San Pietro: un ringraziamento che ognuno potrà seguire, grazie alle modernità tecnologiche, anche tramite la diretta streaming video ovviamente trasmessa dal canale YouTube ufficiale di Vatican News.

IL TESTO INTEGRALE DEL TE DEUM

Il testo ufficiale del Te Deum è di difficile attribuzione storica ed è di fatto “contesa” da più svariati autori all’interno della tradizione cristiana: secondo le fonti più affidabili, sarebbe Cipriano di Cartagine ad aver redatto la preghiera per l’ultimo dell’anno, anche se la redazione finale per come la scopriamo noi oggi proverrebbe dal Vescovo di Remesiana a Niceta, verso la fine del IV secolo d.C. Come ogni anno, da tradizione, vi lasciamo qui il testo integrale ufficiale della preghiera dedicata al ringraziamento per l’anno appena trascorso: «Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora. A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli e la candida schiera dei martiri; le voci dei profeti si uniscono nella lode; la santa Chiesa proclama la tua gloria, adora il tuo unico Figlio e lo Spirito Santo Paraclito. O Cristo, re della gloria, eterno Figlio del Padre, tu nascesti dalla Vergine Madre per la salvezza dell’uomo. Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri i tuoi figli, Signore, che hai redento col tuo Sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria nell’assemblea dei santi. Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre. Degnati oggi, Signore, di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato. Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno».

L’OMELIA DI PAPA FRANCESCO DEL 2017

«“Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio” (Gal 4,4). Questa celebrazione vespertina respira l’atmosfera della pienezza del tempo. Non perché siamo all’ultima sera dell’anno solare, tutt’altro, ma perché la fede ci fa contemplare e sentire che Gesù Cristo, Verbo fatto carne, ha dato pienezza al tempo del mondo e alla storia umana»: comincia così il discorso-omelia di Papa Francesco solo un anno fa in Vaticano per la recita del Te Deum. Parlando di come l’uomo anche oggi ferisce e fa appassire le bellezze che Dio ci dona, il Santo Padre non aveva lesinato critiche alquanto dure sulle tante (troppe) ingiustizie presenti nel nostro caotico mondo: «Le guerre sono il segno flagrante di questo orgoglio recidivo e assurdo. Ma lo sono anche tutte le piccole e grandi offese alla vita, alla verità, alla fraternità, che causano molteplici forme di degrado umano, sociale e ambientale. Di tutto vogliamo e dobbiamo assumerci, davanti a Dio, ai fratelli e al creato, la nostra responsabilità». Il riferimento poi andò sulla Madonna, la prima a sperimentare il senso di pienezza donata dalla semplice presenza del Figlio Gesù, fin dall’Annunciazione: «a Madre del Figlio incarnato, Madre di Dio. Attraverso di lei, per così dire, è sgorgata la pienezza del tempo: attraverso il suo cuore umile e pieno di fede, attraverso la sua carne tutta impregnata di Spirito Santo».