Un bambino, una guardia e un Pontefice: la scenetta di ieri oltre ad offrire un sorriso spontaneo a tutti coloro che hanno assistito al gioco del bimbo autistico davanti a Papa Francesco, è servita ad “incarnare” quello che fino a pochi minuti prima il Santo Padre stava spiegando nella sua Catechesi. «Questa vita liberata diventa accoglienza della nostra storia personale e ci riconcilia con ciò che, dall’infanzia al presente, abbiamo vissuto, facendoci adulti e capaci di dare il giusto peso alle realtà e alle persone della nostra vita. Per questa strada entriamo nella relazione con il prossimo che, a partire dall’amore che Dio mostra in Gesù Cristo, è una chiamata alla bellezza della fedeltà, della generosità e della autenticità»; per vivere in questo modo e con questa autenticità che il Papa ha “identificato” in quella incredibile libertà del bimbo che pur non potendo comunicare “normalmente” ha espresso tutto il suo essere, «abbiamo bisogno di un cuore nuovo, inabitato dallo Spirito Santo», spiega ancora il Papa. «Io mi domando: come avviene questo “trapianto” di cuore, dal cuore vecchio al cuore nuovo? Attraverso il dono di desideri nuovi (cfr Rm 8,6) che vengono seminati in noi dalla grazia di Dio, in modo particolare attraverso i Dieci Comandamenti portati a compimento da Gesù», conclude nell’Udienza Generale di ieri tra le più intense di questo ultimo ciclo di Catechesi.
IL PICCOLO È VERONESE CON ORIGINI ARGENTINE
La scena del bambino che gioca durante l’udienza del Papa con una guardia svizzera è diventata virale e apprezzata in tutto il mondo, compresa la genuinità con la quale Papa Francesco ha accolto il siparietto, scherzando sulle origini argentine del piccolo e sul fatto che fosse, come tutti i suoi connazionali, un po’ disciplinato e incontrollabile. Un momento comunque molto tenero, e il piccolo protagonista è stato identificato: si chiama Wenzel Wirth, le sue origini sono argentine come quelle di Papa Francesco ma vive stabilmente a Verona con la sua famiglia, ed era andato in visita in udienza dal Papa insieme alla sorellina Walkiria assieme alla delegazione della Ants – Onlus per l’Autismo, associazione con sede a Lugagnano di Sona che aveva organizzato il viaggio. (agg. di Fabio Belli)
IL FUORIPROGRAMMA CON IL PAPA
Il fuoriprogramma del bambino con la guardia svizzera davanti ad un Papa Francesco completamente divertito dalla scena sta già facendo il video di mezzo mondo: l’Udienza Generale in Sala Nervi che chiude la catechesi sui Dieci Comandamenti è un’autentico show non solo per le considerazioni del Pontefice sull’importanza del Decalogo come «radiografia di Gesù» (dove il concetto primario è quello di amare Dio, che significa rispettare di conseguenza quei dettami, non un mero “ricettario” di cose da non fare come invece viene spesso fatto passare anche nella Chiesa, ndr). Ad un certo punto un bimbo di 3 anni inizia a scorrazzare sul palco dell’Aula Nervi davanti a Papa e Mons. Georg Gaenswein che se la ridono bellamente: poi il piccolo divertito anch’egli si sofferma su quel “buffo” signore vestito di blu e giallo con un’alabarda in mano. La guardia svizzera, come da tradizione, rimane immobile mentre il bimbo lo tampina in ogni modo visto che vuole giocare con lui.
IL BAMBINO, LA GUARDIA E IL PAPA: IL TEMA DELLA LIBERTÀ
A quel punto il Papa chiede al bimbo un piccolo bacetto e lui per nulla intimorito l’ha accontentato: la mamma si è allora scaraventata sul palco tutta imbarazzata e cerca di portar via quel bambino che però non vuole saperne di abbandonare il “suo” amico vestito di bianco e l’altro vestito come una la divisa del Parma. Allora Francesco le dice candidamente di lasciarlo stare, commentando «È argentino, è indisciplinato». La scena fa ridere tutta la sala, con anche un’altra bimba che a quel punto entra in scena giocando assieme al più grandicello con la guardia svizzera ancora impassibile: commovente quello che però dice subito dopo Papa Francesco visto che rivela a tutti il dramma di quel bimbo, che non poteva parlare perché muto dalla nascita. «Anche se è muto sa comunicare, sa esprimersi. E c’è una cosa di più: è libero; indisciplinatamente libero. Tutti possiamo chiederci: sono altrettanto libero davanti a Dio? Davanti a Dio, tutti dovremmo avere la libertà di un bambino davanti a suo padre». In conclusione dell’Udienza, Papa Francesco aggiunge commosso lui questa volta «chiediamo la grazia che questo bambino possa parlare».