Chi, ancora giovane, rifiuta un lavoro che gli assicurerà uno stipendio per i successivi 30 anni e che gli avrebbe permesso di girare il mondo? Probabilmente nessuno. E’ l’offerta che venne fatta a un giovane californiano, Barrie Schwortz, di famiglia ebraica. Quello che Barrie non sapeva era che il suo nuovo lavoro avrebbe riguardato la Sindone. “Sapevo appena che cosa fosse” ha raccontato in un articolo pubblicato sul sito cristianitoday “ed ero convito si trattasse di un dipinto, anche se per i cristiani quella era l’immagine di Cristo rimasta impressa sul sudario che lo aveva avvolto dopo morto”. La proposta di lavoro riguardava la formazione di un gruppo di ricercatori che dovevano fotografarla in modo da ottenere il miglior risultato possibile. Ma io sono un ebreo! rispose, ma lo assicurarono dicendo trattarsi di un progetto scientifico e non religioso. Nonostante questo aveva ancora dei dubbi ad accettare l’incarico, quando il capo progetto lo rassicurò: “Qual è il problema? L’uomo che c’è su quel telo era un ebreo anche lui”. Aggiungendo che magari a Dio faceva piacere avere un ebreo nel gruppo di lavoro. Fu così che cominciò, era il 1978, un lavoro che dura tutt’oggi: “Esaminando la Sindone, capii subito che non era un dipinto”.



LA VERITA’ SCIENTIFICA

Passano 18 anni di intensi studi, quando l’ultimo dubbio viene a cadere: perché il sangue dopo tanto tempo invece di essere diventato nero o marrone come sempre accade, era ancora rosso? “Mi sembrava inspiegabile, invece era l’ultimo pezzo del puzzle. Dopo quasi 20 anni di indagini è stato uno shock per me scoprire che quel pezzo di stoffa era il telo autentico in cui era stato avvolto il corpo di Gesù. Le conclusioni cui ero arrivato si basavano esclusivamente sull’osservazione scientifica”. E’ così che si fece cattolico: “La verità su Gesù riguarda la fede, ma dal punto di vista scientifico non esiste più alcun dubbio che quel telo ha avvolto il corpo dell’uomo di cui si parla nei vangeli”. “Quando la gente ha iniziato a chiedermi se ero un credente, non trovavo la risposta. A quel punto mi sono interrogato ed ho capito che Dio mi stava aspettando. Ero davvero sorpreso di vedere che dentro di me c’era la fede in Dio. Fino a 50 anni avevo praticamente ignorato la fede ed improvvisamente mi sono trovato faccia a faccia con Dio nel mio cuore. In sostanza posso dire che la Sindone è stata il catalizzatore che mi ha riportato a Dio”. Conclude divertito: “Quanti sono gli ebrei che possono dire che la Sindone di Torino li ha portati alla fede in Dio”?

Leggi anche