Mentre il legale della famiglia di Emanuela Orlandi chiede a gran voce che venga fatta totale chiarezza sul ritrovamento di ossa umane nella Nunziatura Apostolica, giungono i primi risultati degli accertamenti eseguiti. Secondo quanto riferito da Repubblica.it, si tratterebbe dello scheletro di una donna. Nei prossimi giorni, intanto, saranno ascoltati gli operai che hanno ritrovato le ossa durante alcuni lavori. Per i risultati definitivi sugli esami prontamente avviati, invece, occorrerà attendere circa una settimana. La questione fondamentale resta il Dna: secondo quanto riferito da fonti investigative all’AdnKronos, infatti, bisogna capire se sia possibile l’estrazione del Dna, per poi procedere con la datazione. Solo allora potranno essere eventualmente eseguite eventuali comparazioni. “La procura sta facendo attività di indagine e aspettiamo fiduciosi gli esiti. Speriamo di avere risposte certe in tempi ragionevoli e che l’indagine ci dica se i resti appartengono a Emanuela o no”, ha comunque commentato l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ANCHE LA FAMIGLIA DI MIRELLA GREGORI “SPERA”
Uno scheletro quasi intatto e frammenti ossei che potrebbero appartenere a due persone diverse: questo è quanto è stato trovato sotto il pavimento della Nunziatura Apostolica in Italia. Lo riporta La Stampa facendo riferimento a fonti investigative. Potrebbero trattarsi delle ossa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Stando a quanto riportato da RaiNews24, dall’esame del bacino è emerso che uno dei due corpi sarebbe certamente di una donna. Intanto a La Vita in Diretta è intervenuta la sorella di Mirella per commentare i nuovi sviluppi. «Non voglio farmi illusioni in attesa dei riscontri della Scientifica. Se fosse così, metteremmo fine a 35 anni di dolore perché saprei dove andare a piangere mia sorella. Sono rimasta turbata perché abitavamo da quelle parti», ha dichiarato Maria Antonietta Gregori. La donna ha poi spiegato perché i due casi sono intrecciati: «Ci sono tanti aspetti che hanno fatto pensare che fossero insieme, come le telefonate arrivate a casa nostra. Dopo 35 anni pensi tante cose, voglio solo scoprire la verità e che la giustizia faccia il suo corso». A La Vita in Diretta ha parlato anche il fratello di Emanuela Orlandi: «Sono rimasto colpito parecchio per l’abbinamento immediato. Non è normale che si trovano ossa umane in una Nunziatura apostolica… La speranza è di arrivare alla verità e di dare giustizia ad Emanuela. Esca fuori la verità ed escano fuori i responsabili». (agg. di Silvana Palazzo)
Parla la sorella di Mirella Gregori
Dopo il misterioso ritrovamento di ossa nella Nunziatura e che hanno inevitabilmente fatto riaprire il caso di Emanuela Orlandi, ad intervenire è stata anche Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella. La ragazza fece perdere le sue tracce nel 1983 all’età di 15 anni, esattamente un mese prima di Emanuela Orlandi. Gli inquirenti, di fatto, non abbandonarono mai un possibile legame tra i due casi. All’agenzia di stampa Ansa, la sorella Maria Antonietta ha commentato oggi l’indiscrezione secondo la quale le osse ritrovate potrebbero essere di due differenti persone. “Non voglio illudermi, voglio restare con i piedi per terra ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella”, ha commentato. La donna ha poi aggiunto che gli inquirenti sarebbero già in possesso del loro Dna: “Lo hanno prelevato quando furono fatte verifiche su alcune ossa rinvenute nella basilica di Sant’Apollinare”. I dubbi in queste ore sono tanti e la sorella della Gregori auspica più che mai che su questa vicenda possa essere fatta definitivamente luce. “Voglio capire perché si è pensato subito a mia sorella ed Emanuela Orlandi nelle ore successive al ritrovamento”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“7-10 giorni per gli esami”
Secondo il direttore della Medicina legale dell’Università Tor Vergata di Roma, ci vorranno 7-10 giorni per gli esami sulle presunte ossa di Emanuela Orlandi: secondo le ultime novità riportate dall’Ansa, potrebbero essere di ben due persone i resti ritrovati nella Nunziatura dunque le famiglie Orlandi e Gregori fremono – come giusto che sia – nell’attesa di scoprire la verità. «L’estrazione del Dna e le analisi conseguenti, come il confronto con quello della persona a cui si sospetta appartengano i resti o i familiari, non richiedono molto tempo, si possono fare in 7-10 giorni», spiega ancora l’esperto di medicina legale Giovanni Arcudi, non prima di sottolineare «Non sempre però si riesce a ricavare del materiale genetico utilizzabile, dipende sempre da come sono conservati i resti, e anche da che tipo di ossa abbiamo. Dai denti ad esempio si ricava bene, e anche dalle vertebre, ma ad esempio la conservazione in luogo asciutto o umido ha una grande influenza sulla possibilità di estrarre un Dna ‘pulito”». (agg. di Niccolò Magnani)
Vaticano “irritato”
C’è irritazione nel Vaticano dopo gli ultimi risvolti riguardanti Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa 35 anni fa a Roma. Due giorni fa sono state rinvenute delle ossa umane presso la sede della Nunziatara, che potrebbero appartenere proprio all’Orlandi. Ma secondo la Santa Sede, che nel frattempo ha emesso anche una nota ufficiale, sarebbe troppo presto per parlare di un collegamento fra il ritrovamento e la scomparsa della giovane donna, come sottolinea Il Fatto Quotidiano. Una nuova conferma sul fatto che il rapporto fra la Chiesa e la famiglia di Emanuele Orlandi (figlia di un dipendente Vaticano), non sia proprio così idilliaco. Pietro Orlandi, il fratello della ragazza rapita, si è rivolto numerose volte allo stato della Chiesa affinché venisse aperta un’inchiesta per fare luce su tale mistero, ma i suoi appelli sono rimasti sempre inascoltati. Pietro è riuscito ad incontrare Papa Francesco, un vis-a-vis avvenuto pochi giorni dopo l’elezione dello stesso Bergoglio, ma anche quel faccia a faccia si rivelò infruttuoso, come spiegò lo stesso Orlandi. «La cosa certa – sosteneva il fratello di Emanuela – è che in Vaticano sanno. Il loro comportamento in questi 35 anni mi autorizza a pensarlo. La verità è qualcosa che pesa sull’immagine della Chiesa. Il Vaticano ha voluto evitare che la verità emergesse e ha avuto come complici lo Stato italiano e quei magistrati che non hanno puntato il dito sulle persone che erano a conoscenza di quanto avvenuto». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
Il commento della famiglia Orlandi
E’ arrivato il commento della famiglia di Emanuela Orlandi sul ritrovamento di ossa in un locale annesso alla sede della Nunziatura apostolica di via Po a Roma. Laura Sgrò, legale della famiglia della ragazza scomparsa nella Capitale nel 1983, ha sottolineato: “Perché collegamenti con la scomparsa di Emanuela? Chiariscano. Chiederemo alla Procura di Roma e alla Santa Sede in che modalità sono state trovate le ossa e come mai il loro ritrovamento è stato messo in relazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori. Il bollettino emesso ieri sera dalla Santa Sede fornisce poche informazioni”. I frammenti, che sono emersi durante i lavori di ristrutturazione di un locale annesso, verranno analizzato per tentare di fare luce sulla vicenda. Pietro Orlandi, riferisce sempre l’avvocato Laura Sgrò, “preferisce non dire nulla almeno fino a quando elementi certi non saranno resi noti”, sottolinea Repubblica. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
Le parole di Ali Agca
Colpi di scena nel caso Emanuela Orlandi, 15enne scomparsa 35 anni fa, il 22 giugno del 1983. Nella giornata di ieri sono state ritrovate delle ossa nella sede della Nunziatara, che apparterrebbero proprio alla ragazza di cui si sono perse le tracce da più di tre decadi. Della vicenda ne ha parlato ieri sera anche la nota trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” e a riguardo è intervenuto Ali Agca, il noto attentatore di Giovanni Paolo II, che ha raccontato la sua verità: «Su Emanuela Orlandi – dice – è stata messa una pietra giuridica. Emanuela Orlandi è stata rapita per ottenere la mia liberazione in accordo con il Vaticano». La Sciarelli, la conduttrice, replica definendo tali dichiarazioni delle “buffonate”, ma Ali ribadisce: «Fate voi la buffonata, voi della stampa che avete santificato De Pedis e la Banda della Magliana». Una vicenda che ha ancora moltissimi lati oscuri, tutti da chiarire, e forse questi nuovi ritrovamenti potrebbero fare luce su alcuni aspetti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
La nota della Santa Sede
Sul ritrovamento delle ossa che potrebbero portare a riaprire il caso relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi, la Santa Sede ha emesso una nota ufficiale per illustrare quali sono in questo momento i dati certi in mano a chi sta conducendo le indagini: “Durante alcuni lavori di ristrutturazione di unlocale annesso alla Nunziatura apostolica in Italia, sito in Roma in via Po 27, sono stati rinvenuti in un seminterrato alcuni frammenti ossei umani. Il Corpo della Gendarmeria è prontamente intervenuto sul posto informando i Superiori della Santa Sede che hanno immediatamente informato le autorità italiane per le opportune indagini e la necessaria collaborazione nella vicenda. Il procuratore capo di Roma, dottor Giuseppe Pignatone, ha delegato la polizia scientifica e la squadra mobile della questura di Roma al fine di stabilirne l’età, il sesso e la datazione della morte“. (agg. di Fabio Belli)
Possibile svolta?
Emanuela Orlandi, ritrovate ossa nella sede della Nunziatura: possibile svolta sul mistero della scomparsa della giovane figlia di un messo della prefettura della casa Pontificia, risalente al 22 giugno del 1983. La Procura di Roma procede per omicidio, con il Vaticano pronto a collaborare: disposti accertamenti tecnici sui resti per capire di individuare a chi appartengono. Oltre a Emanuela Orlandi, si valuterà se le ossa possono essere compatibili con il profilo genetico di Mirella Gregori, un’altra minorenne scomparsa a Roma nel 1983. La scomparsa di Emanuela Orlandi è stata dibattuta a lungo anche negli ultimi anni, con illazioni e depistaggi che non hanno fermato la ricerca della verità da parte della sua famiglia. Come sottolineato da Repubblica, il fratello Pietro era tornato a chiedere giustizia direttamente al Tribunale vaticano dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Roma. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
L’indagine della Procura di Roma
Ancora un colpo di scena riguardo il caso relativo ad Emanuela Orlandi. Il Vaticano infatti starebbe effettuando degli accertamenti relativi al ritrovamento di ossa in area extraterritoriale vaticana. Al momento non è stato riferito se i resti ossei ritrovati apparterebbero a una persona già definita e neppure se riguardino un solo soggetto, o siano riconducibili al ritrovamento di più persone, considerando anche che già in passato il Vaticano aveva trovato dei resti di ossa. Il primo collegamento fatto è stato però proprio quello con il caso di Emanuela Orlandi, caso rimasto irrisolto dal 1983 e che non ha mai trovato soluzione nonostante le molteplici segnalazioni nel corso ormai di quattro decenni. La Orlandi, figlia di un funzionario del Vaticano, non ha lasciato più traccia ma qualcuno pensa che i suoi resti possano essere ancora vicini al territorio della Santa Sede.
Si indaga anche sul Dna di Mirella Gregori
Per questo dopo il ritrovamento dei resti ossei si stanno effettuando le comparazioni necessarie, soprattutto sul cranio e sui denti, per capire se essi possano essere riconducibili alla figura di Emanuela Orlandi. Il Vaticano dopo aver comunicato il ritrovamento sta collaborando con la magistratura italiana per cercare di collegare un nome a questi frammenti ossei: il ritrovamento infatti è avvenuto all’interno di un edificio di proprietà del Vaticano, pur essendo fuori dalle mura della Santa Sede: immediata è scattata l’indagine della Procura di Roma per omicidio, che ha permesso l’inizio degli accertamenti per cercare di capire a chi possano appartenere i resti ossei. Oltre al Dna di Emanuela Orlandi, si passerà al vaglio anche quello di Mirella Gregori, altra scomparsa misteriosa del 1983 e figura che molto spesso è stata collegata al caso Orlandi, pur senza riscontri certi che i due casi fossero tra loro combacianti.