Il Presidente della Cei Gualtiero Bassetti ha aperto l’Assemblea Generale straordinaria dei vescovi italiani in Vaticano con una lunga prolusione incentrata sulla particolare situazione sociale, economica e anche politica del nostro Paese: l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ha spiegato ai vescovi «In un Paese sospeso come il nostro, caratterizzato dalla mancanza di investimenti e di politiche di ampio respiro, gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire in maniera pesante, aumentando l’incertezza e la precarietà, l’infelicità e il rancore sociale». Una crisi che non passa, le divisioni che restano e un Paese che anche a livello politico vede l’incombere della possibile bocciatura europea della Legge di Stabilità: «Al posto della moderazione si fa strada la polarizzazione, l’idea che si è arrivati a un punto in cui tutti debbano schierarsi per l’uno o per l’altro, comunque contro qualcuno», avverte ancora Bassetti alla Conferenza Episcopale Italiana.
ASSEMBLEA CEI: “NON SOFFIARE SU DIVISIONI SOCIALI”
L’Assemblea della Cei richiede a tutti, non solo alla Chiesa italiana, di fare profonda attenzione alle tensioni sociali sempre più emergenti: dai migranti ai poveri fino alla difesa e cura della vita umana più indifesa. «Un segno dei tempi di oggi», spiega Gualtiero Bassetti, «è il linguaggio imbarbarito e arrogante, che non tiene conto delle conseguenze che le parole possono avere. Stiamo attenti a non soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive, che trovano nel migrante il capro espiatorio e nella chiusura un’improbabile quanto ingiusta scorciatoia». Infine il monito della Cei, sempre dalle parole del Presidente umbro: «La risposta a quanto stiamo vivendo passa dalla promozione della dignità di ogni persona, dal rispetto delle leggi esistenti, da un indispensabile recupero degli spazi della solidarietà». Poi l’affondo sulla manovra e la possibile “crisi” economica che potrebbe anche peggiorare: «Stiamo attenti: se l’Italia rinnega la sua storia e soprattutto i suoi valori civili e democratici, non c’è un’Italia di riserva. Se si sbagliano i conti non c’è una banca di riserva che ci salverà: i danni contribuiscono a far defluire i nostri capitali verso altri Paesi e colpiscono ancora una volta e soprattutto le famiglie, i piccoli risparmiatori e chi fa impresa».