Una dichiarazione che aprirà una ennesima voragine tra i cosiddetti cattolici tradizionalisti e il papa, voragine già ampiamente aperta con le accuse al pontefice di tradire i valori fondanti della Chiesa. Vale la pena dunque leggere e capire cosa abbia detto Papa Francesco. Da tempo, si sa, vari gruppi politici e non, attaccano la Chiesa perché non paga l’Ici sui beni immobili o, come è uso fare il laicismo più statalista, eredità dei Savoia che occuparono lo Stato Vaticano e gli altri stati in cui era diviso il nostro paese, la si critica per tutti gli ori e i dipinti di valore che si trovano negli edifici religiosi che non vengono dati ai poveri. Dunque cosa ha detto il papa? In un messaggio inviato al convegno “Dio non abita più qui? Dismissione di luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici” in cui si discute soprattutto delle chiese e dei conventi ormai abbandonati per la riduzione numerica degli ordini religiosi e dei fedeli (“un segno dei tempi su cui riflettere” ha detto Bergoglio) il papa è molto preciso, escludendo la dismissione di questi beni come prima strada da imboccare: «La dismissione non deve essere la prima e unica soluzione a cui pensare, né mai essere effettuata con scandalo dei fedeli». Mai cioè mettere in vendita una chiesa se i fedeli sono contrari. Poi specifica ricordando il «costante insegnamento ecclesiale che, pur inculcando il dovere di tutela e conservazione dei beni della Chiesa, e in particolare dei beni culturali, dichiara che essi non hanno un valore assoluto, ma in caso di necessità devono servire al maggior bene dell’essere umano e specialmente al servizio dei poveri».
VALORIZZARE LE CHIESE ABBANDONATE
Ci sarà chi ricorderà che anche Giuda pensava più ai soldi da dare ai poveri che a Gesù stesso, ma si tratta di due cose ben diverse. Il «senso comune dei fedeli», innanzitutto, «percepisce per gli ambienti e gli oggetti destinati al culto la permanenza di una sorta di impronta che non si esaurisce anche dopo che essi hanno perduto tale destinazione» ha detto ancora, specificando che «i beni culturali ecclesiastici sono testimoni della fede della comunità che li ha prodotti nei secoli e per questo sono a loro modo strumenti di evangelizzazione che si affiancano agli strumenti ordinari dell’annuncio, della predicazione e della catechesi». Dunque nessuna svendita di saldi di fine stagione. Le chiese in disuso ad esempio possono essere usate come musei religiosi, “così che possano continuare a svolgere una missione ecclesiale”. Ma Francesco ha ricordato la figura del martire Lorenzo, che vendeva suppellettili di culto per sfamare i poveri: i beni della Chiesa, e in particolare dei beni culturali, non hanno un valore assoluto, ma in caso di necessità devono servire al maggior bene dell’essere umano e specialmente al servizio dei poveri.