Siamo giunti alla XVII edizione del Festival di musica ed arte sacra nelle Basiliche romane un’iniziativa che accoglie musicisti provenienti da tutto il mondo. E’ stato inaugurato il 31 ottobre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Dal 10 al 14 novembre è in programma una seria intensa di concerti nelle Basiliche di San Pietro in Vaticano, di Santa Maria Maggiore ed ancora di San Paolo.
La musica sacra è naturalmente la protagonista: dai più antichi canti orasho della tradizione cattolica giapponese alla musica corale russa, dal repertorio più “classico” e dai forti richiami spirituali come il Requiem di Verdi, la Messe solennelle de Sainte-Cécile di Gounod, la Quarta Sinfonia di Mahler e la Nona Sinfonia di Beethoven.
L’inaugurazione è stata dedicate alla musica sacra contemporanea: la prima assoluta del mottetto So That The World May Believe e la prima europea della Holy Spirit Mass del norvegese Kim André Arnesen.
Kim André Andersen è un giovane (classe 1980) compositore norvegese di musica ‘colta’ più frequentemente eseguiti in Patria ed all’estero. E’ cresciuto a Trondheim, nel cui conservatorio ha studiato e dove ha formato un’orchestra (Trondheim Solistene). Con questa orchestra ha spaziato dal barocco alla contemporaneità ma la musica corale è diventata la sua passione. La ha approfondita soprattutto negli Stati Uniti dove, tra l’altro, un suo lavoro è stato eseguito per l’allora Presidente Barack Obama. La Holy Spirit Mass è stata commissionata per i 500 anni dalla Riforma, ha avuto la sua prima mondiale a Washington nel 2017 ed è stata eseguita in varie città americane. Anche il mottetto So That The World May Believe, in prima mondiale, è stato concepito per i 50 anni dall’inizio del dialogo ecumenico tra luterani e cattolici.
Kim André Arnesen afferma che “non c’è luogo tanto perfetto com’è la città di Roma per accogliere queste due composizioni”. In esse si riflette sul lungo conflitto all’interno della Chiesa, ma si celebra anche ciò che la Riforma ha portato, il suo sviluppo nella cristianità, il dialogo ecumenico, guardando avanti con la speranza di un futuro dove ci sia ancora più unione.
Per questo le due opere, entrambe con testi in inglese, hanno un carattere tanto celebrativo quanto riflessivo. Nella Messa Arnesen ha aggiunto l’inno Veni Creator Spiritus e, tratto dalla Deutsche Messe di Martin Lutero, Come Holy Ghost, per finire con un gioioso Hallelujah. In So That The World May Believe ha selezionato dai testi biblici alcuni passaggi che riguardano lo Spirito Santo, che si alternano all’inno dell’autore americano Susan Shervey. L’opera finisce in un crescendo, dall’andamento vivace, cadenzato da alcuni versi dei Salmi 100 e 96.
Naturalmente, è giunta dalla Norvegia la Trondheim Solistene. Il coro era l’americano ‘Together in Hope’ fondato l’anno scorso per i 500 anni dalla Riforma e composto da 60 coristi da varie formazioni Usa. Due direttori: Teri Larson per la prima parte (Il Motetto), Mark Stover per la seconda (la Messa).
Le partiture non sono sperimentali ma tonali. Molto melodico il Motteto. Più ritmica la Messa.
Molti sentiti applausi.