Da oltre dieci anni è spuntato un presunto legame tra Enrico De Pedis, detto Renatino, boss a capo della celeberrima Banda della Magliana e la scomparsa misteriosa di Emanuela Orlandi. Ora che i riflettori sono tornati ad accendersi sul giallo della cittadina vaticana della quale non si hanno più notizie da 35 anni, in seguito al ritrovamento di ossa nel pavimento della cappella di Villa Giorgina, presso la Nunziatura Apostolica, rispunta nuovamente con forza l’ipotesi De Pedis. Diciotto anni dopo la sua morte, nel 2008, la magistratura romana rimase colpita dalle dichiarazioni di Sabrina Minardi, pentita ed ex amante di De Pedis. La donna rivelò che fu proprio il suo amante a sequestrare materialmente la 15enne per ordine dell’allora capo dello IOR, mons. Marcinkus. Secondo la stessa Minardi, la giovane Orlandi fu assassinata circa 6/7 mesi dopo il sequestro ed il cadavere nascosto in una betoniera nei pressi di Torvajanica insieme ai resti di un altro giovane ostaggio, Domenico Nicitra, figlio undicenne di un ex appartenente alla Banda della Magliana. Le sue parole però non furono mai realmente riscontrate e spesso furono oggetto di critiche. Eppure, sebbene fossero state ritenute dagli inquirenti incoerenti, attirarono l’attenzione degli investigatori dopo il rinvenimento della Bmw che la donna raccontò di aver usato per il trasporto della Orlandi.



ENRICO DE PEDIS, I DUBBI SUL PRESUNTO COJNVOLGIMENTO NEL CASO ORLANDI

Ma il presunto coinvolgimento di Enrico De Pedis nella scomparsa di Emanuela Orlandi era trapelato già qualche anno prima tramite la trasmissione Chi l’ha visto, da sempre molto attenta al caso. Nel luglio di quell’anno, alla redazione del programma giunse una telefonata anonima: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca”. Il riferimento era ancora una volta a De Pedis, detto appunto Renatino. Da quella telefonata fu confermato che la salma del capo della Banda della Magliana fu spostata dal cimitero del Verano alla cripta della basilica di Sant’Apollinare su autorizzazione del cardinale Ugo Poletti e di monsignor Piero Vergari. Ancor prima delle dichiarazioni della Minardi, un altro pentito parlò del coinvolgimento nel caso Orlandi di De Pedis e di esponenti del Vaticano. Nel 1983, quando Emanuela scomparve, a detta del pentito “si diceva che la ragazza era roba nostra (della banda, ndr), l’aveva presa uno dei nostri”. Tornando a quell’insolita sepoltura di De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare a Roma, questa si trova proprio accanto alla scuola di musica frequentata dalla 15enne. Quando nel 2012 fu aperta la tomba, furono confermati i resti del boss ed esclusi quelli di Emanuela Orlandi. Proprio su questo aspetto, oggi si è espresso il giornalista Luca Giurato alla trasmissione Mattino Cinque: “Non credo ci sarà una verità, credo che tra 20 anni continueremo a chiederci chi e perché”, ha detto parlando del giallo di Emanuela Orlandi. “C’è un punto che va sottolineato: il boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis viene sotterrato in una chiesa a Roma col permesso di un cardinale, ma qualcuno ha mai spiegato il perchè il corpo di un criminale viene sotterrato in una basilica col permesso di una altissima gerarchia vaticana? Gli inquirenti e noi giornalisti ci siamo sempre chiesti questo ma senza risposte”, ha chiosato.

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