Avete presente il film di Woody Allen “Prendi i soldi e scappa”, la storia di un improbabile galeotto che le tenta tutte per sfuggire agli agenti anche con un naso e baffi finti da clown? La serie di identikit di Cesare Battisti diffusi nei giorni scorsi dalla polizia brasiliana ha fatto ridere mezzo mondo allo stesso modo: “Penso che se ci mettessimo io e lei dopo aver bevuto otto bottiglie di vino non saremmo in grado di fare una cosa del genere” ci ha detto Stefano Piazza, esperto di terrorismo. Questo esempio, ci ha detto ancora, “dimostra che non si sta lavorando seriamente alla cattura di Battisti. Se invece volessero prenderlo davvero, lo farebbero”.
Secondo lei, nonostante la svolta del governo brasiliano, Battisti gode ancora di protezione, di collusioni varie che gli stanno permettendo di sfuggire alle forze dell’ordine?
Il Brasile è un paese dove tutto si compra e tutto si vende, non esiste qualcosa che non si possa comprare in Brasile.
Con questo cosa intende esattamente?
Che Battisti gode sicuramente di complicità di alto livello di cui ha sempre goduto, che gli hanno permesso di fare una vita se non da miliardario comunque più che dignitosa, e in particolare complicità che gli hanno permesso di non pagare per i crimini che ha commesso.
Viene in mente una sorta di “men in black”, in realtà più in rosso vista la sua appartenenza al terrorismo marxista, è questo che intende?
Ci sono gravissime complicità politiche che gli hanno permesso di godere di protezione prima in Italia, poi in Francia e infine in Brasile. Forse adesso è diventato un peso per alcuni e hanno deciso che la partita si doveva chiudere e come tutte le vicende sudamericane si conclude in modo tragicomico: quella serie di identikit preparati frettolosamente dalla polizia, nemmeno dopo otto bottiglie di vino si riusciva a fare una cosa del genere.
Una serie di identikit che sembra voler dire: stiamo facendo qualcosa, ma il livello è molto basso. Intende questo?
Teniamo conto che il Brasile è un paese allo sfascio dove le strutture governative sono quasi inesistenti.
Per Battisti, visto che il Brasile è un paese enorme, è più facile nascondersi o fuggire all’estero come peraltro ha detto il ministro della pubblica sicurezza, Raul Jungmann?
Ha diverse possibilità. Il Brasile è appunto un paese gigantesco dove è facile nascondersi, può tentare di raggiungere la Triple Frontera dove succede di tutto e dove sarebbe introvabile o sconfinare in un paese come il Venezuela.
Che cosa è la Triple Frontera?
E una zona di intersezione tra Paraguay, Brasile e Argentina, immersa in una giungla profonda e peraltro anche di grande bellezza naturalistica. Ma soprattutto è una zona dove la legge è totalmente assente, una zona franca dove c’è di tutto: traffico di armi e droga, islamisti radicali, Hezbollah, traffico di prostitute. Diciamo che ha più possibilità Battisti che il governo brasiliano.
Si è parlato di uomini della nostra intelligence giunti in Brasile, è possibile?
Non sono in grado di dare un giudizio, normalmente quando l’intelligence si muove non fa un comunicato stampa. E’ un’altra indiscrezione che si infila in questa catena grottesca di episodi. Teniamo poi conto che è molto difficile confrontarsi con un paese molto complicato come il Brasile.
Come si chiuderà questa storia? I gerarchi nazisti che si sono nascosti in Sudamerica sono stati presi, possibile non si riesca a prendere un personaggio come Battisti?
Era una situazione diversa, a cui prendevano parte associazioni come Odessa, strutture come il Vaticano e la Cia. Qua siamo in una situazione diversa, ma onestamente se l’impegno della polizia brasiliana deve essere quello che abbiamo visto fino a oggi meglio lasciar perdere. Perché se vogliono prenderlo davvero, lo prendono.
(Paolo Vites)