Non è certo la prima volta che Papa Francesco accosta l’esperienza drammatica dei migranti a quella dei primi dei tempi di Gesù, e non sarà certo l’ultima: quello che è sicuro è l’impatto che le parole del Pontefice hanno – specie in Italia – ogni qualvolta, ribadisce la sua assoluta vicinanza ai popoli che “migrano” dalle terre devastate da fame, carestie e guerre. Vicinanza e accoglienza, con al seguito l’indirizzo chiaro della Cei che continua a contestare i Governi europei e italiano per la politica troppo dura dei “porti chiusi”. Nell’ultima prefazione a “Luci sulle strade della speranza” (una raccolta dei suoi insegnamenti su migranti, rifugiati e tratta), Papa Francesco ribadisce il concetto: «Gli esodi drammatici dei rifugiati sono un’esperienza che Gesù Cristo stesso provò, assieme a i suoi genitori, all’inizio della propria vita terrena, quando dovettero fuggire in Egitto per salvarsi dalla furia omicida di Erode». Anche Gesù fu profugo, migrante, esiliato e per questo oggi, quando ci riferiamo ai tantissimi casi continui di migrazioni dall’Africa e dal Medio Oriente «non possiamo non pensare a quell’esperienza di duemila anni fa».



LA PREFAZIONE E LE MIGRAZIONI

«Spostarsi e stabilirsi altrove con la speranza di trovare una vita migliore per se stessi e le loro famiglie: è questo il desiderio profondo che ha mosso milioni di migranti nel corso dei secoli», continua ancora Papa Francesco nella lunga prefazione al volume pubblicato dalla sezione migranti e rifugiati del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale. «Come la storia umana, la storia della salvezza è stata segnata da itineranze di diverso genere – migrazioni, esili, fughe, esodi -, tutte comunque motivate dalla speranza di un futuro migliore altrove. E anche quando l’itineranza è stata indotta con intenzioni criminali, come nel caso della tratta, non bisogna lasciarsi rubare la speranza di liberazione e di riscatto», scrive il Pontefice argentino che infine conclude ribadendo come «anche oggi i movimenti umani, pur generando sfide e sofferenze, stanno arricchendo le nostre comunità, le Chiese locali e le società di ogni continente».

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