Sulle accuse mosse al fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, morto nel 2008, il Vaticano sin dal 1943 era in possesso di documenti probatori sugli abusi e su altri crimini da lui commessi ma che rimasero sempre nascosti. La rivelazione, come spiega La Stampa, arriva forse con ritardo, dal cardinale brasiliano 71enne Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita, il quale è intervenuto in una intervista per la rivista spagnola Vida Nuova fornendo diverse rivelazioni clamorose. “Chi lo ha nascosto in Vaticano era una mafia, non la Chiesa”, ha dichiarato il porporato che ha definito “un errore enorme” il fatto di averlo tenuto nascosto per oltre 60 anni. “Ho l’impressione che le accuse di abuso cresceranno, ci siamo nascosti per tutti questi anni anni”, ha ammesso. Marcial Maciel, morto poco più di 10 anni fa, fu amico intimo di diversi Papi e proprio per questo il processo sugli abusi a suo carico rimase fermo in Vaticano per diverso tempo. Solo 13 anni dopo le prime notizie sul suo conto, infatti, iniziarono a circolare i sospetti di pedofilia contro di lui. Fu Joseph Ratzinger, già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede a sbloccare la situazione una volta divenuto Pontefice. Eppure, i risultati delle indagini sul conto di Maciel non ebbero conseguenze immediate. Il fondatore dei Legionari fu accusato di aver condotto una doppia vita, commettendo abusi sessuali su giovani seminaristi e concependo diversi figli (con diverse donne). A suo carico anche l’accusa di abuso di sostanze stupefacenti e tossicodipendenza.
LEGIONARI, ACCUSE MARCIAL MACIEL: “VATICANO SAPEVA”
Le denunce di abusi a carico di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, risalivano al 1956 ma solo il 19 maggio 2006, due anni prima della sua morte e dopo un anno di indagini, l’ex Sant’Uffizio condannò Maciel alla rinuncia ad ogni ministero pubblico e gli impose “una vita riservata di preghiera e di penitenza” per gli abusi sessuali e i crimini di pedofilia avvenuti per decenni su numerosi seminaristi della sua congregazione oltre che per averne successivamente assolti alcuni in confessione. Quest’ultimo reato gli costò anche la scomunica latae sententiae, con decisione approvata da Papa Benedetto XVI in persona. Tuttavia, la condanna giunse quando ormai Maciel aveva 86 anni e questo gli permise di risparmiarsi il processo canonico per “età avanzata e salute cagionevole”. Eppure ora, le parole del cardinale brasiliano gettano nuove ombre sul caso in quanto sembrano confermare come il Vaticano fosse già da decenni in possesso delle prove della colpevolezza del fondatore dei Legionari, pur restando in silenzio.