L’Italia, tra gli altri Paesi che hanno scelto questa linea, non ha ancora riconosciuto la presidenza ad interim di Juan Gauidò e di apre un nuovo fronte interno al governo: infatti, se l’autoproclamatosi leader venezuelano ha dato dell’ignorante ad Alessandro Di Battista, esponente del Movimento 5 Stelle, che nelle ultime ore aveva usato parole molto dure mentre ha ammesso di sentire spesso Matteo Salvini, altra anima del governo gialloverde e che ha dichiarato di volere l’immediata destituzione di Nicolas Maduro: “Si tratta di un fuorilegge che affama, incarcera e tortura il suo popolo: spero in elezioni libere e democratiche il prima possibile” ha detto il leader leghista e Ministro degli Interni, dicendosi sempre nella stessa nota stessa oggi anche vicino ai milioni di italiani che vivono in Venezuela e stanno soffrendo per la drammatica situazione nel Paese latinoamericano. (agg. di R. G. Flore)



TENSIONI NEL GOVERNO

Nonostante comunicato emesso nelle scorse ore da Palazzo Chigi, l’Italia non ha ancora preso una posizione chiara in merito alla questione Venezuela, dove da una decina di giorni a questa parte Guaidò si è autoproclamato presidente, destituendo il dittatore Maduro. Una “non posizione” che sta creando non poche tensioni all’interno del Belpaese stesso, visto che Salvini e Mattarella si sono schierati apertamente dalla parte del 35enne leader dell’opposizione, a differenza invece del Movimento 5 Stelle. «Io la posizione italiana proprio non la capisco – le parole dello stesso Guaidò, intervistato dai microfoni di Repubblica e soprattutto non capisco questa cosa qui». Per questa cosa qui il giovane politico venezuelano indica un post di Alessandro Di Battista, che cerca di motivare la posizione neutrale dell’Italia. «Io questo signore non lo conosco – prosegue Guaidò riferendosi al grillino – mi dicono che è un politico influente da voi? Be’ dice cose incomprensibili, compara processi che non sono comparabili. Quello che sta succedendo qui è molto più profondo, complesso. Farne solo una questione di petrolio significa non conoscere le cose di cui si parla». Secondo Guaidò Di Battista «ignora cosa sta accadendo qui. Ma la sua ignoranza porta anche al disconoscimento della lotta di un popolo. Una lotta che oggi è riconosciuta da tutto il mondo, da 26 nazioni europee su 28, dai Paesi africani, in Oceania. Venisse qui a farsi un giro, a vedere qualche ospedale, o magari qualche città di frontiera, a Boa Vista, si facesse due chiacchiere con i parenti dei nostri prigionieri politici, dei nostri esiliati…». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



VENEZUELA, TENSIONI NEL GOVERNO ITALIANO

L’Italia prende finalmente posizione sulla crisi in Venezuela. In una nota di Palazzo Chigi si precisa che il nostro Paese «appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti» e si fa appello ad un «percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione». Inoltre, la Presidenza del Consiglio sottolinea quanto sia «urgente intervenire subito per alleviare le sofferenze materiali della popolazione e per consentire l’immediato accesso agli aiuti umanitari». Va anche garantita «la sicurezza dei cittadini astenendosi da ogni forma di violenza e va garantita la libera e pacifica manifestazione del dissenso e della protesta, senza alcuna forma di coercizione». Palazzo Chigi garantisce la partecipazione attiva dell’Italia «ai lavori del Gruppo di contatto internazionale, attraverso il suo ministro degli Esteri, a partire dalla prima riunione fissata per il 7 febbraio a Montevideo», fanno sapere dalla Presidenza del Consiglio. (agg. di Silvana Palazzo)



SALVINI CON MATTARELLA: “MADURO DITTATORE”

Intervistato da Nicola Porro per “Quarta Repubblica”, il Ministro degli Interni Matteo Salvini entra a gamba tesa sul fronte Venezuela e si schiera apertamente con Presidente della Repubblica Mattarella, oltre che con la maggioranza dei Paesi Ue: «non stiamo facendo una bella figura. Capisco che ci sono sensibilità diverse nel governo – sottolinea il vicepremier leghista -, parte dei nostri alleati ritiene che dobbiamo essere più prudenti, ma è la Costituzione venezuelana che dice che, finito il mandato di Maduro, dittatore rosso, entra in carica il presidente della Camera, Guaidò». Sulle continue divisioni con il M5s, oltre al Venezuela anche sulla Tav e il processo Diciotti, sempre Salvini lancia un messaggio ai colleghi-rivali grillini: «Sono convinto che l’accordo tra persone di buon senso si trovi. Se qualcuno però continua a insultare e darmi del rompicoglioni le cose si fanno complicate», facendo un chiarissimo riferimento ad Alessandro Di Battista e ai suoi recenti attacchi sul fronte Tav. Quando poi Porro lo incalza, Salvini aggiunge «Non ho bisogno di essere ripulito da Di Battista, la pulizia me la danno gli italiani».

SCONTRO LEGA-M5S. MADURO SCRIVE AL PAPA

È nuovo scontro sul caso Venezuela tra i due partiti di Governo: ancora non si è arrivati ad un accordo congiunto tra Lega e M5s dopo che mezza Unione Europea ha riconosciuto Guaidó presidente. Da un lato le nuove dichiarazioni di Alessandro Di Battista che spiega come ci voglia coraggio «a mantenere una posizione neutrale in questo momento, lo so.L’Italia non è abituata a farlo. Ci siamo sempre accodati in modo vile agli “esportatori di democrazia. L’Europa dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini statunitensi». Dall’altro troviamo ovviamente il Carroccio che con alcuni parlamentari all’Ansa conferma «Maduro è uno degli ultimi dittatori di sinistra rimasti in giro, che governa con la forza e affama il suo popolo. L’auspicio sono libere elezioni il prima possibile». Mattarella oggi ha mandato un messaggio molto chiaro a Conte e Di Maio ma al momento l’Italia resta defilata rispetto ai partner Europei: dal Sud America invece arriva notizia, annunciata direttamente dal Presidente, di una lettera scritta da Maduro addirittura a Papa Francesco. «Ho inviato una lettera a papa Francesco, spero che sia in viaggio o che sia arrivata a Roma, al Vaticano, dicendo che io sono al servizio della causa di Cristo. E con questo spirito gli ho chiesto aiuto, in un processo di facilitazione e di rafforzamento del dialogo, come direzione. Io chiedo al Papa che produca il suo miglior sforzo, la sua volontà per aiutarci nella strada del dialogo. Speriamo di ricevere una risposta positiva» ha detto il presidente-dittatore a Sky Tg24.

MADURO, “USA VOGLIONO COLPO DI STATO”

Nicolas Maduro prende parola e si rivolge direttamente a Papa Francesco per favorire il dialogo con Europa e Italia. Intervistato da Sky Tg 24, ha affermato: «Non dovete farvi trascinare dalle follie di Donald Trump: non fatevi trascinare dalle politiche estremiste e interventiste che cercano un colpo di stato in Venezuela ordinato e pianificato dalla Casa Bianca». Maduro aggiunge: «Io scelgo il dialogo e sempre il dialogo, per difendere la democrazia e la pace. In Venezuela c’è una democrazia pulsante, se ce la misurassero per elezioni in 20 anni abbiamo votato 25 volte: in 23 occasioni abbiamo vinto. Due elezioni sono state vinte dalla destra, noi abbiamo un vero potere e una forza reale». Il socialista ha affermato inoltre di aver mandato una lettera al pontefice Bergoglio per sostenere il dialogo, dettaglio confermato anche dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. (Aggiornamento di Massimo Basamo)

MATTARELLA SCARICA MADURO

Come giustamente scrive Antonio Polito su Twitter, l’Italia per la prima volta nella sua Repubblica sceglie la Russia invece che gli Usa: oggi infatti sul caso-Venezuela, i maggiori Paesi europei hanno tutti riconosciuto il leader dell’opposizione Guaidó come presidente ad interim mentre il Governo Conte ancora non proferisce parola ufficiale in merito. Non segue l’invito di Trump ma piuttosto si allinea con la posizione della Russia, anche se in parte visto che Salvini ha più volte ribadito «Maduro deve essere destituito, è un dittatore chavista». «Mosca non solo si oppone a un’intervento militare ma ritiene che la crisi politica interna in Venezuela può essere risolta solo dai venezuelani stessi»: lo diceva Di Maio qualche giorno fa, ma questa volta è Lavrov a parlare, il n.2 di Putin al Cremlino. Tutta l’Europa attende che ora anche l’Italia faccia il passo di riconoscere ufficialmente Guaidó e Mattarella in mattinata ha provato a fare uno “strappo” dalla linea M5s affermando in un evento a Roma «Tra Venezuela e Italia il legame è strettissimo, questa condizione ci richiede senso di responsabilità e linea condivisa con partner europei. Non ci può essere incertezza o esitazione sulla scelta tra volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato e dall’altro la violenza della forza e le sofferenze della popolazione civile». Il messaggio sembra essere piuttosto chiaro…

VENEZUELA, MADURO VS L’EUROPA

Giornata interlocutoria quella di ieri in Venezuela dopo che le piazze di Maduro e Guaidó, sabato scorso, avevano ribadito un solo assunto: non c’è spazio per il dialogo, almeno fino a quando l’esercito non prenderà una decisione netta su chi appoggiare nei prossimi mesi cruciali per la stabilizzazione di un Paese sull’orlo della guerra civile e del default. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ufficialmente ha rifiutato l’ultimatum imposto da sette Paesi europei a indire elezioni anticipate: «no alle Presidenziali, il Venezuela è un Paese libero con un Presidente legittimo» ha ribadito ancora ieri il dittatore di Caracas, mentre l’ultimatum scadeva di fatto ieri sera. Stamattina Macron ha già dato ufficiale riconoscimento del Presidente ad interim Juan Guaidó, mentre la Spagna lo ha seguito immediatamente proprio in questi minuti con l’annuncio del Premier Sanchez da Madrid: in giornata dovranno seguire lo stesso iter anche Germania, Austria, Olanda, Portogallo e Regno Unito. E l’Italia? Per ora l’ultimatum non è stato lanciato anche perché il M5s è tutt’altro che concorde con la Lega nel destituire Maduro e portare il Venezuela ad elezioni libere. Lo scenario potrebbe cambiare nel momento in cui l’ultimatum dei 7 Paesi Ue porterà a delle inevitabili conseguenze che coinvolgeranno Usa e Russia nello schieramento di un “casus belli” che rischia di tenere la Comunità Internazionale sempre più “impegnata” sul destino di Caracas con inevitabili “scelte” da prendere anche per il Governo di Roma. Ancora oggi, nuovo appello di Guaidó a Conte tramite le interviste a Giornale e Corriere della Sera «l’Italia si unisca agli altri grandi Paesi dell’Europa occidentale nel chiedere nuove elezioni».

RUSSIA REPLICA A TRUMP: “NO ALLA FORZA”

«L’Uruguay e l’Unione europea ospiteranno giovedì 7 febbraio la riunione inaugurale del Gruppo di contatto internazionale sul Venezuela. L’incontro a Montevideo, si terrà a livello ministeriale», lo ha annunciato ieri l’Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini assieme al Presidente dell’Uruguay Tabaré Vazquez. In questo gruppo di contatto ci saranno 8 Stati membri Ue (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito) e i Paesi dell’America Latina (Bolivia, Costarica, Ecuador e Uruguay). L’obiettivo è chiaro – «creare le condizioni per l’emergere di un processo politico e pacifico, consentendo ai venezuelani di determinare il proprio futuro, attraverso lo svolgimento di elezioni libere», riporta l’Ansa – che funzioni effettivamente, non è dato saperlo. «Fermati. Fermati. Donald Trump! Stai facendo degli errori che ti macchieranno le mani di sangue e lascerai la presidenza macchiata di sangue. Rispettiamoci, o vuoi ripetere il Vietnam in America Latina?», ha tuonato ieri Maduro contestando la posizione degli Usa che ieri non ha escluso l’intervento militare. L’Ue “dialoga”, la Russia si scontra con Washington con una netta dichiarazione del n.2 “ideale” di Putin, il Ministro degli Esteri Lavrov: «se usa in Venezuela la forza, Trump mina tutti i principi di base del diritto internazionale».