Papa Francesco ha annunciato l’apertura tra un anno degli archivi vaticani per il periodo di Pio XII (1939-1958). Qualcuno ha già ipotizzato che emergeranno prove inconfutabili delle sue responsabilità riguardo alla persecuzione degli ebrei e ai suoi rapporti con il nazismo. Ma è ragionevole ipotizzare che non si troveranno novità eclatanti. Molti documenti sono già stati pubblicati per volontà di Paolo VI vari decenni fa e altri sono emersi dagli archivi degli Stati europei o da altre fonti. Soprattutto, sono ormai consolidate molte posizioni emerse da una lunga polemica, poco fondata sotto il profilo storiografico ma ormai difficile da scalfire. C’è stato poi chi ha pensato a rivelazioni sulle interferenze della Chiesa nella politica italiana che potrebbero emergere dai documenti vaticani. Ma anche chi spera di trovare grandi novità su questo terreno, potrebbe restare deluso. Molte cose importanti sono già note, compreso il dissidio che oppose il papa a De Gasperi sull’operazione Sturzo. Si può immaginare invece che si troveranno le lettere di raccomandazione di molti ecclesiastici ai ministri dell’epoca, complessivamente di scarso rilievo sotto il profilo storico.



Sono reazioni espressive di un certo clima che circonda oggi la Chiesa cattolica. Ma anche di uno scarso interesse per la storia: oggi non vanno molto di moda la fatica della ricerca e il desiderio di scoprire ciò che non sappiamo. Prevale la corsa ad afferrare – o, addirittura, ad inventare, come nel caso delle fake news – qualcosa di cui siamo già convinti.



Le motivazioni di questa apertura, invece, vanno in una direzione opposta. “La Chiesa non ha paura della storia, anzi, la ama, e vorrebbe amarla di più e meglio, come la ama Dio!” ha detto Francesco. Ci sono stati tempi in cui la Chiesa ha avuto paura della storia, altri in cui l’ha deconsiderata per dare di se stessa un’immagine atemporale e immodificabile di societas perfecta. Ma oggi non è così. Papa Francesco dice che la Chiesa ama la storia, anzi dice molto di più: dice che Dio ama la storia. Non solo la storia della Chiesa, ma tutta la storia, quella di tutti gli uomini e di tutte le donne: Dio ama la storia perché ama l’umanità e umanità vive nella storia. A saperla leggere, la storia, anche nei suoi passaggi più oscuri, parla di questo amore. In tale luce, aprire gli archivi è un gesto di fiducia, anzi, per certi versi, di fede. Si aprono gli archivi nella speranza di scoprire qualcosa di più sul rapporto tra Dio e l’uomo che la storia custodisce e che gli storici dovrebbero raccontare.



Per quanto riguarda il pontificato di Pio XII, due terreni soprattutto mi pare meritino particolare attenzione.

Uno riguarda l’atteggiamento di Papa Pacelli e della Santa Sede negli anni quaranta e cinquanta del Novecento verso i paesi dell’Asia e dell’Africa, investiti dalla decolonizzazione, e quelli con l’America Latina cui Pio XII dedicò molta attenzione. Negli anni di questo papa vennero poste premesse importanti per un’apertura inedita della Chiesa verso tutte le civiltà, al di là di quella occidentale.

C’è poi la questione di fondo del ruolo di questo pontificato rispetto alla storia della Chiesa contemporanea nel suo complesso. L’evento di gran lunga più importante di tale storia è costituito, com’è noto, dal Concilio Vaticano II. Proprio per questo, si guarda abitualmente a quella di Pio XII come a una Chiesa ferma a prima della novità conciliare, cui guardano con nostalgia coloro che coltivano posizioni anti-conciliari. Ma la realtà storica è sempre più complessa. Molte novità emerse al Vaticano II maturarono nei decenni precedenti e lo stesso Pio XII partecipò a tale maturazione, ad esempio riguardo alla riforma liturgica e ad una visione più spirituale della Chiesa, mentre in altri casi svolse un ruolo indubbiamente frenante.

Una certa storiografia ama contrapporre i diversi papi, seguendo le simpatie o l’ammirazione suscitate da questo o da quel pontefice. Ne scaturisce una storia della Chiesa rappresentata come una galleria di “medaglioni” dei diversi pontefici, più o meno riusciti. Ci sono invece linee di sviluppo più profonde, che proseguono il loro percorso al di là delle cesure rappresentate dai diversi pontificati e che sono decisive per capire la storia complessiva della Chiesa contemporanea. L’apertura degli archivi di Pio XII costituisce un’occasione per indagare più a fondo in questo senso.

Leggi anche

IL PAPA E LA GUERRA/ Mentre la carne sanguina, il realismo della pace viene solo dal VangeloPAPA FRANCESCO/ Lo sguardo di Bergoglio su ambiente, economia e guerreUCRAINA, RUSSIA, EUROPA/ "Dal corpo di pace alla dittatura Ue, cosa mi ha detto papa Francesco"