Una “Chiesa dei martiri” contro il collasso morale, nato nel 1968 ma giunto fino ad oggi e rivelatosi nel dramma della pedofilia: si potrebbe riassumere così la terza e ultima parte dei lunghi appunti “donati” da Papa Benedetto XVI alla Chiesa di oggi. «Solo l’amore e l’obbedienza a nostro Signore Gesù Cristo possono indicarci la via giusta. Proviamo perciò innanzitutto a comprendere in modo nuovo e in profondità cosa il Signore abbia voluto e voglia da noi», scrive ancora Ratzinger nell’invitare ciascun fedele a guardare al proprio presente con un spirito “nuovo”. «Il Signore ha iniziato con noi una storia d’amore e vuole riassumere in essa l’intera creazione. L’antidoto al male che minaccia noi e il mondo intero ultimamente non può che consistere nel fatto che ci abbandoniamo a questo amore. Questo è il vero antidoto al male. La forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore a Dio. È redento chi si affida all’amore di Dio. Il nostro non essere redenti poggia sull’incapacità di amare Dio. Imparare ad amare Dio è dunque la strada per la redenzione degli uomini», scrive ancora in maniera lucida il Papa Emerito, testimoniando come Dio stesso in persona «è divenuto uomo per noi. La creatura uomo gli sta talmente a cuore che egli si è unito a essa entrando concretamente nella storia. Parla con noi, vive con noi, soffre con noi e per noi ha preso su di sé la morte. Di questo certo parliamo diffusamente nella teologia con un linguaggio e con concetti dotti. Ma proprio così nasce il pericolo che ci facciamo signori della fede, invece di lasciarci rinnovare e dominare dalla fede. […] largamente dominante è un altro atteggiamento: non domina un nuovo profondo rispetto di fronte alla presenza della morte e risurrezione di Cristo, ma un modo di trattare con lui che distrugge la grandezza del mistero. La calante partecipazione alla celebrazione domenicale dell’Eucaristia mostra quanto poco noi cristiani di oggi siamo in grado di valutare la grandezza del dono che consiste nella Sua presenza reale».
LA VERITÀ DI RATZINGER
Il fulcro del lungo documento di Papa Benedetto XVI che trovate qui sotto è in realtà molto più semplice di quanto verrà quasi sicuramente “presentato” nei prossimi giorni di editoriali, approfondimenti e critiche: «Una società nella quale Dio è assente è una società che perde il suo criterio. Quando in una società Dio muore, diviene libera, ci è stato assicurato. In verità la morte di Dio in una società significa la fine della sua libertà perché muore il senso che offre orientamento». Dove manca Dio, dove si perde il rapporto imprescindibile e drammatico tra il creatore e la sua creatura, si origina quella “frattura” personale, sociale, culturale e religiosa che porta agli orrori del pensiero visti nel XX secolo e, in maniera ancor più incidente, nel “terrore” della pedofilia. Se Dio diventa un «discorso che non sembra avere più utilità pratica», nascono tutti i problemi secondo l’illuminante Papa Emerito Joseph Ratzinger: della Chiesa «si parla solo utilizzando categorie politiche e questo vale perfino per dei vescovi che formulano la loro idea sulla Chiesa di domani in larga misura quasi esclusivamente in termini politici. La crisi causata da molti casi di abuso ad opera di sacerdoti spinge a considerare la Chiesa addirittura qualcosa di malriuscito che dobbiamo prendere per mano noi stessi». Ma secondo Benedetto XVI si tratta di un’illusione, di una «proposta del diavolo»: esiste la chiesa del peccato, «creata da noi stessi», ma «anche oggi c’è pure la Chiesa santa che è indistruttibile. La Chiesa di oggi è come non mai una chiesa di martiri…».
LA PEDOFILIA NELLA CHIESA
Un lungo testo che verrà pubblicato sul mensile tedesco Klerusblatt oggi viene anticipato integralmente dal Corriere della Sera e mostra il “ritorno” preponderante e commovente nella sua lucidità del Papa Emerito Benedetto XVI: la pedofilia, il collasso morale fuori e dentro la Chiesa, gli scandali e lo scollamento tra libertà e verità fino al ringraziamento a Papa Francesco per gli sforzi profusi contro gli abusi nella Santa Madre Chiesa (non da ultimo, il forum mondiale sulla pedofilia dello scorso febbraio). Un testo profondo, complesso nella sua struttura ma immediato e semplice come solo un Papa filosofo come Joseph Ratzinger può proporre: sono 18 pagine e mezzo sulla «Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali» con i quali Benedetto XVI intende lanciare tutti i suoi appunti in merito alle cause, le origini e lo sviluppo di uno dei più grandi malanni del nostro tempo, dentro e fuori la Chiesa di Gesù. Giusto per dare un anticipo delle prossime righe, Ratzinger punta il dito contro il «garantismo della Chiesa» per il quale, negli Anni Ottanta del secolo scorso, sulla pedofilia «dovevano essere garantiti soprattutto i diritti degli accusati. E questo fino al punto di escludere di fatto una condanna. Il loro diritto alla difesa venne talmente esteso che le condanne divennero quasi impossibili». Il testo commentato dal giornalista Massimo Franco sul Corriere della Sera diviene dunque uno dei documenti più interessanti e “ficcanti” che la Chiesa abbia mai prodotto in merito ad un caso così specifico e “diabolico” come lo scandalo della pedofilia.
PAPA RATZINGER E IL 1968
Lo chiama «collasso morale» ed è la cifra di tutti i passaggi storici, filosofici e religiosi che Benedetto XVI ripercorre all’interno del suoi appunti: «tutto ebbe inizio nella seconda metà degli Anni Sessanta, con quella fisionomia della Rivoluzione del 1968 della quale farebbe parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente». Ratzinger scrive «Mi sono sempre chiesto, come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze. Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato ecclesiastico furono una conseguenza di tutti questi processi». In quel periodo secondo il grande Pontefice tedesco cominciò quel collasso della teologia morale cattolica che ha «reso inerme la Chiesa di fronte a questi processi della società» con effetti devastanti poi negli Anni Settanta e Ottanta, fino ai giorni nostri. Lo snodo centrale è di quelli imponenti, detti con semplicità assoluta e senza la paura di essere discusso e attaccato (come avverrà di certo in molti ambienti dell’opinione pubblica): «si radicò l’idea che non esistesse più il bene, ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio». Il Papa Emerito sostiene come si formarono dei veri e propri “club omosessuali” all’interno dei seminari con i vescovi e molti prelati che «rifiutavano la tradizione cattolica» per sostituirla con «una specie di moderna cattolicità». Di questo la Santa Sede sapeva, dice Benedetto XVI, ma in questo Giovanni Paolo II fu campione della fede nel tentativo di arginare quella deriva pericolosa: «la duplice garanzia è la protezione dell’accusato e la protezione giuridica del bene che è in gioco. Ma oggi ci si scontra con sordità e indifferenza… È una situazione preoccupante, sulla quale i pastori della Chiesa devono riflettere seriamente».
BENEDETTO XVI: “DIO ASSENTE DALLA SFERA PUBBLICA”
Una «totale libertà sessuale, una libertà che non concedeva più alcuna norma» e da lì nacquero tutti i problemi per Papa Ratzinger, non solo per lo scandalo della pedofilia: «Il collasso mentale – secondo il Papa emerito – era anche connesso ad una propensione alla violenza. E’ per questo che sugli aerei non sono stati più ammessi film di sesso, perché poteva esplodere la violenza tra la piccola comunità dei passeggeri. E poiché anche l’abbigliamento di quel tempo provocava aggressione, anche i presidi delle scuole hanno tentato di introdurre uniformi a scuola per facilitare un clima di apprendimento. Parte della fisionomia della rivoluzione del ’68 è stata che la pedofilia è stata diagnosticata come permessa e appropriata». Vengono individuati gli effetti del Concilio Vaticano II come importanti atti da un lato ma “pericolosi” nell’aver introdotto una morale cattolica “annacquata” che ha reso «la Chiesa indifesa contro i cambiamenti nella società». Ratzinger ha pubblicato il tutto spiegando di aver sentito e avvisato sia il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e lo stesso Papa Francesco i quali ringrazia per tutto quello che fanno nella lotta al collasso continuo che la società di oggi “propina” ai propri stessi individui. «La società occidentale», denuncia ancora Ratzinger «è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire. In alcuni punti, allora, a volte diviene immediatamente percepibile che è divenuto addirittura ovvio quel che è male e distrugge l’uomo. È il caso della pedofilia»: per Benedetto XVI l’amara constatazione è che fino a non molto tempo fa tale scandalo «era teorizzata come del tutto giusta. E ora, scossi e scandalizzati, riconosciamo che sui nostri bambini e giovani si commettono cose che rischiano di distruggerli. Che questo potesse diffondersi anche nella Chiesa, deve scuoterci e scandalizzarci in maniera particolare. Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere? Il motivo sta nell’assenza di Dio».