Il Coronavirus impone come è noto anche serie difficoltà economiche, che si ripercuotono anche sulle varie Chiese, alle prese con il crollo delle offerte: il fenomeno è molto sentito negli Usa e il Washington Post vi ha dedicato una ampia indagine. La crisi si fa particolarmente sentire sui piccoli gruppi protestanti: ad esempio, il giornale racconta della comunità battista di una località del Mississippi, composta da appena 65 fedeli, molti dei quali nelle ultime settimane non hanno più entrate.



Di conseguenza l’esistenza di questa comunità è entrata in “modalità sopravvivenza”, il che secondo il pastore J. Artie Stuckey è una vera prova della fede. In questo momento la missione è dunque quella di “diventare un esempio vivente di ciò che abbiamo pregato e predicato per anni“. Un terzo delle congregazioni religiose di ogni appartenenza negli Usa non hanno risparmi e nemmeno la metà è in grado di accettare donazioni tramite versamenti in modalità telematica.



Tutto questo rende difficile garantire anche un minimo dei servizi ai fedeli, considerando che in molti casi i collaboratori dei pastori sono dipendenti regolarmente stipendiati, che ora vedono seriamente a rischio il proprio reddito. Ecco dunque che secondo molti esperti il Coronavirus ridisegnerà anche la “mappa” della religione negli Usa, mettendo a rischio le realtà più piccole, come quella descritta dal Washington Post. “Non c’è niente che posso fare, e questa è la cosa peggiore che un padre possa dire ai suoi figli”, aggiunge Rickey Scott, pastore di un’altra chiesa battista del Mississippi.



CORONAVIRUS, NEGLI USA CROLLANO LE OFFERTE ALLE CHIESE

Il Coronavirus tra l’altro ha ucciso molti vescovi e pastori, in particolare nelle congregazioni afroamericane, con i pentecostali colpiti più di tutti. Anche l’assistenza ai malati e ai moribondi ha subito un contraccolpo: si cerca ove possibile di rimediare via Facebook o Zoom, ma ovviamente non è la stessa cosa. Come accennavamo, in molti casi i collaboratori di una comunità, dai segretari agli organisti fino al coro, sono pagati e per i pastori è un dolore in più mettere in difficoltà tante famiglie che economicamente dipendono dalla congregazione.

Molti fedeli sono di fatto abbandonati a sé stessi, anche perché nella Bible Belt dove questi gruppi sono più diffusi la connettività non è perfetta e la tecnologia non è ancora così diffusa. Un “isolamento spirituale” che Scott paragona alla prigionia di san Paolo, descritta nella lettera ai Filippesi. La durata della pandemia di Coronavirus decreterà dunque le sorti anche di molte fra queste comunità.

Gli aiuti della Small Business Administration, che sostiene le piccole imprese, possono essere decisivi dunque anche per le “imprese” religiose per quanto riguarda il pagamento degli stipendi ai dipendenti: ad essa si sono rivolte anche numerose Diocesi cattoliche. I fondi però naturalmente non possono bastare a soddisfare le richieste di tutti. Il problema d’altronde non è solo delle comunità cristiane: per gruppi minoritari come gli induisti la crisi può essere ancora più difficile da affrontare e su Facebook ha fatto molto scalpore il disperato messaggio del responsabile del tempio Sri Panchamukha Hanuman di Torrance, California.