Il modo in cui la Gran Bretagna sta affrontando la crisi migranti sta destando scalpore e indignazione. Si susseguono le rivelazioni in Uk, come quella degli ucraini “sfrattati” con breve preavviso per trovar posto ai migranti dei centri che stanno “esplodendo”. Ora nel mirino degli agenti dell’immigrazione sono finiti addirittura i luoghi di culto. Stando a quanto riportato da Independent, vi si recano per rintracciare le persone che hanno uno status precario, consigliando loro di tornare nei loro Paesi di origine. Vengono chiamati “interventi di coinvolgimento della comunità”. Di fatto, negli ultimi tre anni ve ne sarebbero stati oltre 400 presso templi, moschee e chiese, un numero in netta salita, quadruplicato rispetto al 2019.
Ad esempio, l’anno scorso questi funzionari del National Community Engagement Team (NCET) del Ministero dell’Interno in occasione di tre “visite di controllo” hanno addirittura portato i migranti direttamente in aeroporto, stando ai dati ottenuti tramite una richiesta di Freedom of Information (FOI) Act. Si rivolgono a immigrati privi di documenti, richiedenti asilo le cui istanze sono state rigettate e altri gruppi di immigrati per fornire consigli, ad esempio, su come accedere al programma di rimpatrio volontario. Una pratica che gruppi e associazioni di beneficienza hanno criticato, sostenendo che questi migranti sono stati “ingannati” e denunciando questa politica ostile che va eliminata.
MIGRANTI UK, LA POLITICA DELL’AMBIENTE OSTILE
Stando ai dati rilasciati in virtù del FOI Act, nel 2019 si sono tenuti 46 interventi in luoghi di culto, rispetto ai 167 del 2021. Secondo quanto riportato da Independent, i dati del ministero dell’Interno britannico mostrano che da gennaio alla fine di luglio di quest’anno si sono tenuti 137 interventi in luoghi religiosi, indicando che il dato per il 2022 potrebbe segnare un record. Solo per quanto riguarda Southall, nella zona ovest di Londra, negli ultimi tre anni sono state organizzate 98 sessioni in locali religiosi. “L’applicazione della legge sull’immigrazione non ha posto negli spazi di fede”, precisa infatti all’Independent Mark Atkinson, consigliere politico del Consiglio congiunto per il benessere degli immigrati (JCWI). Quindi, chiede al governo di cancellare il cosiddetto “ambiente ostile” per i migranti in Uk.
Si tratta di un insieme di politiche introdotte nel 2012 dall’allora ministro dell’Interno, Theresa May, con l’obiettivo di rendere il soggiorno nel Regno Unito il più difficile possibile per le persone senza permesso di soggiorno, nella speranza che se ne andassero volontariamente. Atkinson ha ricordato che gli spazi religiosi sono vitali per coloro che si sentono già esclusi nel Regno Unito. “Sono luoghi essenziali per la riflessione, la comunità e la spiritualità, ma spesso sono ancora più importanti per gli immigrati che, a causa dell’ossessione anti-migranti di questo governo, subiscono discriminazioni e sono esclusi dai servizi più essenziali”. Ecco perché per Atkinson è “scioccante” apprendere che il ministero britannico “viola la santità di questi spazi e li usa per perseguire i fedeli”.
MINISTERO INTERNI UK SMENTISCE SU VISITE A MIGRANTI
Shakila Taranum Maan, dell’associazione di beneficenza per gli abusi domestici Southall Black Sisters, ha dichiarato che molti migranti “sono stati ingannati e disinformati sullo scopo di questi incontri”. Inoltre, i funzionari del Ministero dell’Interno britannico non si identificherebbero in modo sufficientemente chiaro; quindi, i migranti forniscono tutte le loro informazioni personali, senza però sapere a chi le stanno fornendo. “I nostri clienti ritengono che si tratti di una violazione dei luoghi di culto: la gente va lì perché è in agitazione, per cercare la pace – ha dichiarato all’Independent -. Spesso la gente va lì per mangiare alla cucina della comunità. Credo che i leader che permettono di ospitare queste sessioni nei loro locali stiano tradendo la fiducia della nostra comunità. Va contro l’etica di ciò che pretendono di fare”.
Nonostante le rassicurazioni sul fatto che gli interventi non comportino azioni esecutive, l’Independent rivela che in almeno tre casi l’anno scorso i funzionari dell’Home Office hanno effettuato visite esecutive per l’immigrazione nei luoghi di culto. Ma il ministero britannico si difende spiegando che “lo scopo di queste visite era quello di trasportare le persone negli aeroporti per effettuare le partenze volontarie che erano state concordate”. Inoltre, afferma che gli incontri “sono condotti con il permesso dei leader della comunità e si tengono in collaborazione con luoghi di fede e comunità, al fine di avere colloqui con le persone senza il timore di essere arrestati. Sono chiaramente pubblicizzati come gestiti dal governo e i funzionari si identificano come dipendenti pubblici”.