Sono molti coloro che hanno storto il naso di fronte alla decisione del governo di vietare ancora le messe a partire dalla Fase 2, quella che scatterà il prossimo 4 maggio. Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha infatti confermato il divieto di assembramenti e di conseguenza del “ritrovo” dei fedeli nelle chiese d’Italia, nonostante la Cei spingesse per la riapertura. Una decisione che non è piaciuta a molti a cominciare dal Partito Democratico, che ha deciso di presentare un emendamento specifico sulla questione. Come anticipato dall’edizione online del Corriere della Sera, nella giornata di giovedì il Pd (forza già al governo), presenterà alla Camera un emendamento per avviare il percorso normativo riguardante la celebrazione delle messe la domenica e dei vari riti delle altre religioni. La notizia sarebbe stata data all’agenzia Ansa da parte di Stefano Ceccanti, costituzionalista, già presidente della Fuci, (Federazione Universitaria Cattolica Italia), capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali, e relatore nelle precedenti legislature alle Intese tra Stato e Confessioni religiose. Sulla questione delle messe si è espresso anche Fabrizio Sala, numero due della regione Lombardia, che ha spiegato: “La libertà di culto è un diritto fondamentale. Ci siamo chiesti: ma in sicurezza non è possibile autorizzare alcune cerimonie religiose? Se le misure di sicurezza sono uguali o superiori a quelle delle attività produttive, perché no? La fede rappresenta più di una semplice scritta sulla Costituzione”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CHIESE FASE 2: FUNERALI SÌ, MESSE NO. LOMBARDIA: “AL LAVORO PER RIAPRIRLE”
Il governo permette la celebrazione dei funerali, ma conferma la sospensione delle Messe. La Regione Lombardia non ci sta e annuncia di volerle autorizzare. Lo ha comunicato con una nota che apre un’altra frattura, l’ennesima, tra la regione guidata da Attilio Fontana e l’esecutivo del premier Giuseppe Conte. «Regione Lombardia è al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza, all’insegna del distanziamento e dell’uso dei dispositivi di protezione». Nel comunicato in questione Regione Lombardia esprime l’auspicio di arrivare il prima possibile «ad una soluzione condivisa che possa tenere conto tanto delle esigenze di cautela, quanto della necessità di tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini». La Regione Lombardia è pronta, dunque, a forzare le prime caute aperture del governo per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus. L’obiettivo è riaprire i luoghi di culto perché anche le Messe possono svolgersi rispettando le misure di distanziamento e le cautele sanitarie. (agg. di Silvana Palazzo)
CHIESE FASE 2: FUNERALI SÌ, MESSE NO
Funerali sì, Messe ancora sospese. Questo in sintesi quanto emerge dal Dpcm del 26 aprile che sancisce l’inizio della Fase 2 dal 4 maggio. L’articolo 1, quello relativo alle “Misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale“, specifica infatti che sono sospese le manifestazioni di qualsiasi natura con la presenza di pubblico, tra cui quelle di carattere religioso. Poi aggiunge che «l’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro». Inoltre, si conferma la sospensione delle cerimonie religiose, precisando che a quelle funebri possono partecipare solo i congiunti, «e, comunque, fino a un massimo di quindici persone». La funzione va preferibilmente svolta all’aperto, indossando i dispositivi di protezione e rispettando la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
CHIESE FASE 2: “GOVERNO DIA INDICAZIONI PRECISE”
Il governo si è preso del tempo riguardo la riapertura ai fedeli delle Messe e di altre cerimonie religiose, dando il via libera solo ai funerali. Il premier ha ammesso in conferenza stampa che ci sono delle “rigidità” all’interno del Comitato tecnico-scientifico sul tema. La decisione, per quanto sofferta, non è stata condivisa in seno al governo. La Chiesa italiana ora auspica il varo di «indicazioni precise» per «capire come comportarci». L’augurio di monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole e vicepresidente della Cei (che è intervenuta duramente e polemicamente sul Dpcm), è che «le Messe si possano “riaprire un po’ di più”, se mi è consentita questa espressione: ossia, che si torni a celebrare alla presenza della nostra gente». Ma è consapevole che le chiese non dovranno essere affollate. «Occorrerà rispettare con prudenza, fermezza, saggezza e attenzione le disposizioni di sicurezza e le regole che ci saranno», ha dichiarato all’Avvenire. E infatti il governo sta lavorando ad un protocollo da applicare a giorni.