LA RICERCA SULLA RELIGIONE IN ITALIA: ALLARME DOPO IL COVID

Solo 1 italiano su 5 nel 2022 è andato a messa con il risultato che le chiese in Italia sono sempre più vuote: questo e molto altro racconta l’ultima indagine dell’ISTAT elaborata dalla rivista “Settimana News”: tenuto conto che nella ricerca non è possibile stabilire una differenza tra le varie confessioni religiose degli intervistati – in quanto scatta la privacy – si scopre comunque che chi partecipa ad un rito religioso almeno una volta alla settimana (per i cattolici, la messa alla domenica) «è circa il 19% della popolazione; per contro, sono assai più numerosi quanti in quell’anno non hanno mai frequentato un luogo di culto (31%), se non per eventi particolari, come i riti religiosi di passaggio (battesimi, matrimoni, funerali)».



Il 2022 è stato l’anno con il minimo storico per la pratica religiosa nella popolazione italiana, con la conseguente accelerazione del fenomeno “chiese vuote”: in 20 la pratica religiosa in Italia ha subito un costante calo fino quasi a dimezzarsi. Si è passati infatti dal 36,4% della popolazione nel 2001 – che affermava di essere un ‘praticante’ – a meno del 19% dello scorso anno. Il calo è stato progressivo e costante nel tempo ma un’accelerazione più ampia si è registrata dal 2019 al 2020 con la perdita del 25% delle persone che andavano a messa. Si tratta dell’anno del Covid quando per il lockdown furono sospese completamente le celebrazioni in presenza (anche se in Chiesa, con forti limitazioni, è stato consentito recarsi), poi ri-stoppate anche nella seconda parte del 2020 con le chiusure “a colori” del Governo Conte-2.



“ISTITUTI VUOTI, SEMPRE MENO GIOVANI”: LA SFIDA DELLA CHIESA

È proprio durante la pandemia Covid-19 nelle sue fasi più emergenziali che si è acuito l’allarme sulle “chiese vuote”: si temeva, in altri termini, «che l’interruzione delle attività potesse produrre un ulteriore “scrollo” dell’albero della fede e della Chiesa in Italia, allontanando maggiormente le persone la cui religiosità è incentrata più su motivi culturali che spirituali». L’indagine ISTAT-Settimana News conferma dunque che l’ulteriore crescita del fenomeno “chiese vuote” in Italia sia stato accelerato durante l’emergenza sanitaria e l’allarmismo da “lockdown e coprifuoco”.



«Tra quanti mancano all’appello spiccano – come abbiamo segnalato – ancora una volta più gli adolescenti e i giovani che le persone adulte e anziane, un trend negativo che, in parte, sembra ora estendersi ai bambini», ribadisce ancora la ricerca ampia svolta dall’ISTAT. È un tema tutt’altro che minimale quello che riguarda la presenza dei giovani nelle attività religiose e in generale nella propria personale pratica di fede: se è vero che le chiese hanno visto un progressivo svuotamento per tutte le classi di età, la riduzione più evidente è quella sui giovani (18-24 anni) e degli adolescenti (14-17 anni). Un crollo imponente che non riguarda solo l’Italia ma attraversa quasi tutti i Paesi occidentali: una grande sfida per le varie confessioni, a cominciare dalla Chiesa Cattolica che di recente con la GMG di Lisbona ha visto l’impegno di Papa Francesco nel rilanciare l’impeto missionario ed evangelizzatore sulle nuove generazioni: «non abbiate paura. Siete coraggiosi, occorre essere coraggiosi! È un compito che vi assegno in questo momento. Il servizio della Gmg sia la prima di tante onde di bene; ogni volta sarete portati più in alto, più vicini a Dio, e ciò vi permetterà di vedere da una prospettiva migliore la vostra strada», ha detto il Santo Padre salutando i giovani giunti a migliaia in Portogallo ad inizio agosto. Tanto Benedetto XVI quanto Francesco lo ribadiscono da anni: la Chiesa si diffonde per «attrazione» e non per «proselitismo»: e la sfida alle chiese vuote è tutta qui, nel coraggio di sfidare il mondo con una proposta di bellezza, di libertà e di serio impegno con la scoperta del proprio destino personale. Del proprio disegno di felicità.