I decenni passano e il declino aumenta. Le statistiche sono impietose nel misurare la progressiva irrilevanza della Chiesa che, a giudicare da alcuni dati, appare sempre meno consistente e incisiva. Un volume fresco di stampa, firmato dallo storico Andrea Riccardi, affonda la lama nella piaga aggiornando gli indici della débâcle: dalla crisi di vocazioni, con il costante e drastico calo di sacerdoti, all’abbandono delle messe domenicali che coinvolgono percentuali sempre più esigue di fedeli passando – nel caso dell’Italia – dal 32% del 2009 al 19% del 2020, Riccardi descrive un corpo ecclesiale prostrato da una malattia che lascia presagire l’approssimarsi dello stadio terminale.
Del resto, pur teso alla ricerca di nuove prospettive che contrastino il progressivo affievolirsi delle energie vitali, l’autore fotografa il malessere focalizzando senza reticenze la gravità di una patologia cronicizzata da tempo. E proprio il tempo, che sembra aver sempre remato contro, cattura l’interesse quasi oltre le analisi e le suggestioni contenute nell’opera intitolata La Chiesa brucia. Crisi e futuro del Cristianesimo (Laterza, 2021). Al lettore non riesce facile in effetti sottrarsi a un sentimento di rammarico che acuisce inevitabilmente interrogativi decisivi, a lungo elusi in passato, che oggi si ripropongono come sfide taglienti.
Da oltre 40 anni il cancro attecchito nell’organismo ecclesiale aveva evidenziato sintomi preoccupanti. Già l’8 settembre 1977 Paolo VI, quasi un anno prima di morire, in un famoso dialogo con Jean Guitton che lo inserì poi nel suo libro Paolo VI segreto, esprimeva parole cariche di inquietudine: “C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?”.
Il messaggio profetico di Papa Montini ha attraversato mezzo secolo senza produrre eccessive inquietudini o ripensamenti approfonditi, salvo rari casi, ma voci isolate e controcorrente rispetto al sentire prevalente e alla linea più accreditata e ufficiale. In tal senso il libro di Riccardi, aprendo uno scenario carico di problematicità irrisolte, indica l’urgenza prioritaria di interrogativi ineludibili. D’altra parte l’emergenza di una Chiesa ridotta all’insignificanza oggi si affaccia come dramma esistenziale che riecheggia una domanda radicale, la domanda di Cristo stesso ai suoi discepoli: “Volete andarvene anche voi?”.
Conosciamo quale fu la loro risposta: l’attrattiva di Cristo aveva calamitato le loro esistenze, aveva convertito il loro sguardo, disegnato una prospettiva che al di fuori di quella eccezionale esperienza vissuta con il Maestro, non avrebbero più trovato. “Signore, da chi andremo?” si erano chiesti riconoscendo il significato e il valore della sua presenza: “Tu solo hai parole di vita eterna”. Lo smarrimento attuale, che ancora oggi evoca la stessa domanda, affiora in un disorientamento esistenziale che registra un distacco emotivo e affettivo dalla fede che oggi sembra rivelarsi vuota della sua “convenienza esistenziale”, apparendo per lo più ridotta a pratica religiosa staccata dalla vita reale, sempre meno incisiva nell’esistenza personale e nella trama sociale.
Già nel 2001 il vescovo Alessandro Maggiolini rilevava che “la gente che se ne va dalla Chiesa, non esce sbattendo la porta, piuttosto abbandona per noia”, identificando così la patologia che sta ammorbando gravemente la Chiesa con il dissolvimento della novità originale, riconoscibile in Cristo stesso, risorto, presente e contemporaneo ad ogni vicenda umana. In tal senso il nuovo impegno potrebbe rivelarsi facilitato da orme già tracciate nella storia relativamente recente e ancora tutte da scoprire e valorizzare. Una strada l’aveva già indicata Joseph Ratzinger nella lettera all’allora presidente del Senato Marcello Pera: “…nella Chiesa stessa e per la Chiesa, ma anche e soprattutto oltre la Chiesa e per la società, è così importante che esistano minoranze convinte: uomini che nell’incontro con Cristo abbiano trovato la “perla preziosa”, che dà valore a tutta la vita, facendo sì che gli imperativi cristiani non siano più zavorre che immobilizzano l’uomo, ma piuttosto ali che lo portano in alto”.
In questa direzione il giornalista Robi Ronza suggerisce piste interessanti proprio focalizzando l’originalità e l’integralità dell’evento cristiano, incontrabile e affascinante per la sua inerenza ad ogni aspetto della realtà e della storia: nel suo libro Luigi Giussani. Comunione e Liberazione & oltre documenta straordinarie e notevoli consonanze fra il pensiero del fondatore del movimento di Cl e teologi del calibro di John Henry Newman, Romano Guardini, Henri De Lubac… fino a Hans Urs Von Balthasar, Karol Wojtyła e Joseph Ratzinger. Affiora un filo conduttore radicato in una tradizione consolidata che può diventare una promessa per il futuro. Luminosa e emblematica la convergenza sottolineata da Ronza: “Per entrambi (il riferimento è a Balthasar e Giussani, ndr) il cristianesimo deve dimostrare in modo convincente di essere il solo vero umanesimo, nel quale grazia e natura, fede e ragione, sacrificio e azione hanno formato una unità indissolubile”.
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