CHIEVO, LA SENTENZA E IL CONFLITTO D’INTERESSE DEI GIUDICI

Il destino del Chievo si dovrebbe decidere oggi, giovedì 23 giugno 2022, tuttavia è esploso il caso del conflitto d’interessi di alcuni dei giudici chiamati a prendere la decisione sulla sentenza definitiva, che sono gli stessi che nei precedenti gradi di giudizio hanno condannato la società veneta. Gian Antonio Stella ne scrive in maniera approfondita per il Corriere della Sera, evidenziando il ruolo dei “giudici a doppio servizio”, che fanno parte sia del Consiglio di Stato sia della giustizia sportiva. L’accusa, nomi e curricula alla mano, parte dall’ultima memoria presentata giovedì scorso dall’avvocato Stefano de Bosio, uno dei difensori del Chievo, inviata al Consiglio di Stato, che non prevede un terzo grado ma affida l’ultima istanza a una delle sue sezioni delegata a occuparsi dello sport, cioè la V, che ha tre possibili presidenti, due dei quali membri anche della giustizia sportiva.



Non solo: del consiglio chiamato a decidere oggi, i membri anche della giustizia sportiva sono tre su cinque. Queste commistioni sono già al centro di polemiche: si ricordi ad esempio che lo stesso presidente attuale del Consiglio di Stato Franco Frattini è stato fino a sette mesi fa presidente di sezione del massimo organo amministrativo e in abbinata presidente del Collegio di Garanzia Giustizia Sportiva. Dalla decisione di oggi dipende il destino del Chievo, che nel frattempo già da un anno è sparito dal calcio professionistico: una sentenza favorevole restituirebbe al Chievo non solo l’onore ma anche il patrimonio della società calcistica a partire dalla proprietà dei cartellini dei giocatori (importantissima per chi negli anni ha investito larga parte dei suoi bilanci sui vivai), valutata almeno una cinquantina di milioni.



IL RUOLO DEI GIUDICI E LA POSIZIONE DEL CHIEVO

La retrocessione dovuta alle plusvalenze ha sollevato anche il tema della diversità di trattamento da parte della giustizia sportiva che lascia la sensazione di avere “protetto” società con “peso politico” in tifosi, voti e amicizie enormemente superiore. Stefano De Bosio ha detto: “Il Chievo è stato vittima di una discriminazione. Chi era in situazione debitoria peggiore del Chievo ha proseguito l’attività grazie alle proroghe dei pagamenti fiscali. Al Chievo non è stato permesso. La Federazione ha chiuso gli occhi. Per un anno e mezzo il Chievo non ha potuto effettuare il suo piano di rientro mentre tutte le altre società in difficoltà con cartelle esattoriali ricevute prima dell’8 Marzo 2020 hanno pagato nulla e si sono salvate”. Oggi la sentenza sul Chievo ma, come ricorda Sergio Rizzo su MF, “il presidente del collegio giudicante, Diego Sabatino, è anche componente della sezione consultiva della Corte federale d’appello della Federcalcio”, che il 26 ottobre 2021 respinse il ricorso del club veronese contro il devastante svincolo dei giocatori.



Giuseppina Luciana Barreca, a sua volta membro del collegio di oggi, fu relatrice dell’ordinanza del 27 agosto 2021 che confermò l’esclusione della società scaligera dal campionato e ritenne “non impugnabili” gli svincoli dei calciatori. Il consigliere Valerio Perotti, terzo giudice su cinque oggi in plateale conflitto di interessi, aveva già partecipato ai collegi della Corte federale d’appello della Federcalcio che rigettò le istanze cautelari del Chievo, e in un caso addirittura lo presiedette sostituendo l’allora incaricato Carlo Santelli, che si era dovuto astenere come membro sia del Consiglio di Stato sia della Corte federale d’appello della Federcalcio. La domanda di Gian Antonio Stella, ma che ci poniamo tutti, è: “Cosa faranno quei giudici? Tireranno diritto sfidando il buon senso e la riprovazione di chi un giorno dovrà ben svegliarsi davanti a questi conflitti di interessi?”. Una sentenza, qualunque sia, è legittima; che la prendano sempre gli stessi magistrati, forse un po’ meno…