Il Chievo Verona non trova pace ma questa volta per il club porterebbero arrivare notizie positive dopo un calvario che va avanti ormai da tempo. Il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza del TAR in cui si ribadiva l’estromissione della società dal campionato di Serie B. Il club presieduto da Luca Campedelli, che tecnicamente dovrebbe ripartire dalla Serie D, secondo sentenze precedenti degli organi preposti, potrebbe avere un altro futuro. La decisione del Consiglio di Stato ha bloccato inoltre la dichiarazione d’insolvenza della società, attesa per il 17 giugno. Rimandata al prossimo 23 giugno la discussione sulle sorti del club.



La società veneta, secondo quanto emerso al momento, dovrebbe presentare un piano per risanare la sua posizione debitoria. Allo stesso modo, il club, potrebbe chiedere un risarcimento per lo svincolo d’ufficio dei giocatori in rosa al momento dell’esclusione. In una lettera della FIGC inviata alle Leghe professionali e alla LND, la Federazione scrive che “non possono essere tesserati i giocatori dell’ A.C. Chievo Verona svincolati a seguito del comunicato ufficiale n. 45/A del 3 agosto 2021 e che non si siano tesserati con altre società”.

Le parole del presidente

Il presidente Campedelli, in conferenza stampa, ha affermato: “Una riammissione in Serie B in sovrannumero? Difficile, ma non impossibile. Mi faccio poche illusioni però. Siamo al nono round di un incontro di boxe e stavolta siamo in vantaggio. Per troppi mesi abbiamo preso bastonate, ci sono stati litigi e altro, ma ora il Chievo deve tornare a giocare a calcio perché non si può sparire in quel modo”.



Stefano De Bosio, membro del team di avvocati gialloblù, ha invece parlato così: “Il Chievo è stato vittima di una discriminazione, non è accettabile distruggere una società attraverso una visione così ottusa delle norme. Fra l’altro prima del processo, perché un verdetto vero ancora non c’è stato. Chi era in situazione debitoria peggiore del Chievo ha proseguito l’attività grazie alle proroghe dei pagamenti fiscali. Al Chievo non è stato permesso. La Federazione ha chiuso gli occhi. Per un anno e mezzo il Chievo non ha potuto effettuare il suo piano di rientro mentre tutte le altre società in difficoltà con cartelle esattoriali ricevute prima dell’8 Marzo 2020 hanno pagato nulla e si sono salvate”.

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