Questa estate i senesi soffrono perché a causa della pandemia è stato annullato il Palio, ma la città è piena di stranieri a ragione del Chigiana International Festival & Summer Academy iniziato il 5 luglio e che si svolge sino all’inizio di settembre, con importanti collaborazioni internazionali, tra cui il Mozarteum di Salisburgo. Ne abbiamo già parlato l’8 luglio. Ora che il Festival è in pieno svolgimento vi sono tornato per due giorni.
In città non c’è quasi segno della campagna elettorale per il seggio lasciato libero dalla decisione di Pier Carlo Padoan di lasciare il Parlamento per assumere la carica di Presidente di Unicredit. Per lo scranno corre Enrico Letta, ma non sembra che i senesi gli diamo molto peso. Sono tornati i turisti. E soprattutto, la città è piena di musicisti, non solo quelli attirati da un festival ormai tra i primi d’Europa ma anche dei giovani che seguono corsi di perfezionamento all’Accademia. Vengono da 39 Paesi ed offrono ogni sera un concerto nell’Art Caffé allestito nel cortile di Palazzo Chigi Saracini all’ora dell’aperitivo. In breve, a Siena di questi tempi anche le pietre suonano.
Il 26 luglio, prima del concerto al Teatro dei Rozzi, nel cortile di Palazzo Chigi Saracini si sono avvicendati il quartetto giapponese “Integra” (musiche di Ligeti e Dvořák), l’americano Balourdet String Quartet (Beethoven) e l’italiano Quartetto Eridiano (Mendelssohn).
Il concerto vero e proprio al Teatro dei Rozzi, eseguito da tre musicisti di fama internazionale (David Krakauer al clarinetto, Clive Greensmith al violoncello, Ciro Longobardi al pianoforte), aveva come filo conduttore la musica klezmer (ossia la tradizione ebraica dell’Europa Orientale) come sentita e riprodotta da compositori che all’avvento del nazismo hanno chiesto rifugio ed ospitalità negli Stati Uniti (von Zemlinsky e Martinű) o che sono nati negli Usa da famiglie emigrate prima della seconda guerra mondiale (Krakauer). Sono brani o in prima italiana o raramente eseguiti nel nostro Paese. Il brano conclusivo è stato un “improvviso” di Krakauer che ha ricevuto vere e proprie ovazioni; era in prima mondiale assoluta. Teatro pieno, nei limiti consentiti dalle disposizioni anti-Covid, di un pubblico giovane ed internazionale (numerosi partecipanti dei corsi di specializzazione della Academia Chigiana). La musica klezmer, ascoltata di recente a Roma (da parte di un complesso lituano) nell’ambito della stagione estiva dell’Accademia Filarmonica Romana, ha un indubbio fascino: in Italia si conosce quella di commedie musicali come Fiddler on the Roof, si ascolta di rado quella che ha ispirato compositori di vaglio. Grande successo.
Il 27 luglio l’aperitivo è stato allietato da adattamenti per clarinetto di brani dal rossiniano Il Barbiere di Siviglia eseguiti dall’italiana Arianna Pizzi e dal giapponese Takahiro Katayama. Successivamente, nel vanvitelliano auditorium della Chiesa di Sant’Agostino, un grande concerto, con numerosi strumentisti specializzati in musica contemporanea e musica elettronica dal vivo. Un brano di Bruno Letort, una commissione dell’Accademia Chigiana, eseguito in prima mondiale, è inserito tra i due di Reich di cui il secondo (City Life) già noto in Italia e considerato uno dei capolavori della musica americana della fine del secolo scorso: è stato composto nel 1995. Si inserisce in contesto americano ma che – pochi se lo ricordano – aveva avuto i suoi esordi in Italia, negli anni sessanta del secolo scorso, a esempio con il lavoro GRA (Grande Raccordo Anulare) di Frederic Rzewski e Richard Teitelbaum. All’epoca, anche in quanto attirati dai festival Avanguardia Musicale, organizzati dall’Accademia Filarmonica Romana, vivevano, suonavano e soprattutto sperimentavano nella Capitale, tra gli altri, Maurice Kagel, Luc Ferrari, David Bernham, John Phetteplace, Allan Bryant, Robert Ashley, Cornelius Cardew, Alvin Lucie, Ivan Vandor oltre a naturalmente Rzewski e Teitelbaum. Roma era un luogo entusiasmante per chi voleva andare “oltre Darmstdat” e, in parte, vi si ponevano le basi di quello che sarebbe diventato l’Ircam di Parigi. Chi in quegli anni era appassionato di musica “colta” contemporanea e viveva a Roma, si sentiva al centro del mondo. GRA è stato riproposto dai suoi autori, non più giovani, nel dicembre 2009 dalla Istituzione Universitaria dei Concerti. Al pari di GRA, City Life racconta una città in cambiamento: la New York che ha subito il trauma dell’attacco alle Torri Gemelle del World Trade Center e va verso una nuova vita. La poetica musicale di Reich, descritta nel suo libro Music as a gradual process e basata sul lento (a volte lentissimo e quasi impercettibile) sfasamento progressivo è quasi fatta a misura per una breve partitura (circa 25 minuti) in cinque movimenti ciascuno dei quali rappresenta uno stato d’animo della New York alla fine del secolo scorso. É una partitura complessa ben eseguita da Vittorio Ceccanti, dagli ensemble e dal complesso di live electronics. Il più recente Radio Rewrite ha aperto la serata. Mostra a tutto tondo la poetica di Reich in quanto traduce in minimalismo gradualistico due canzoni rock di successo del gruppo Radiohead. Un vero esercizio di stile eseguito con eleganza da Vittorio Ceccanti e dai complessi.
Armilia, Mysterious underground city located at North Obscure Pole di Bruno Letort. É basato su un racconto a puntate di fantascienza molto di moda in Belgio: la complicata vicenda si svolge in cunicoli e grotte sotterranee. Il brano può essere assimilato ad un poema sinfonico sul tipo di quelli che andavano di moda all’inizio del Novecento, ma con un lessico ed una grammatica musicale dei giorni d’oggi. Molto buono il keyboard ensemble su cui grava il compito di rendere l’atmosfera di percorsi ghiacciati sotto la calotta polare.