Un bar, chiuso a causa del lockdown, è stato multato per non aver comunicato la sospensione dell’attività. Come riferito dai colleghi de IlGiornale.it, la multa comminata è stata di solo 68.33 euro, ma suona quasi come beffa, tenendo conto dei già preoccupanti danni economici che numerose attività, soprattutto quelle legate alla ristorazione, hanno dovuto affrontare in questi mesi a causa delle chiusure, e stanno affrontando ancora alla luce del nuovo Dpcm entrato in vigore proprio oggi. «Una follia – spiega Pino Scalise, titolare di un locale nel centro di Milano – un provvedimento vessatorio verso chi sta già pagando un prezzo altissimo alla pandemia». L’esercente che si è visto arrivare la multa ha raccontato: «Ho chiuso il bar in osservanza al Dpcm e mi hanno sanzionato per non aver comunicato la chiusura entro i termini stabiliti. Con tutto quello che è successo, purtroppo mi sono trovato costretto a sospendere l’attività di questo mio locale e preso dalla gestione della grave crisi che ci ha investito, ho omesso di comunicarlo, come invece prevederebbe la legge».
CHIUDE IL BAR E RICEVE UNA MULTA: “MANCANZA DI SENSIBILITÀ”
E chissà quanti altri suoi colleghi abbiano probabilmente omesso di comunicare la cessazione di attività: «Una comunicazione che, per gli stessi miei motivi, probabilmente centinaia di migliaia di pubblici esercizi in Italia hanno tralasciato – ha proseguito il barista – non ne faccio certo una questione di soldi, è piuttosto un problema politico. Mi chiedo se sia accettabile che un imprenditore debba chiudere per legge, contro la propria volontà, e debba per giunta essere punito con una sanzione». L’esercente non è comunque intenzionato a pagare la multa: «Il verbale amministrativo fortunatamente ammonta a soli 68 euro, ma lo segnalo perché lo ritengo ingiusto, paradossale, inutile e vessatorio». In questi casi la Camera di commercio prescrive l’obbligo di comunicazione, che in tempi normali risulta essere sensata, «Ma non durante la pandemia – si lamenta Scalise – non volendo l’ho omesso e chissà quanti come me… In quel momento era l’ultimo dei miei pensieri. Poi però a ottobre, per scrupolo, ho avvertito che non avevo riaperto. In caso contrario neppure se ne sarebbero accorti». Il commerciante conclude il suo sfogo dicendo: «Prima mi costringi a tirare giù la serranda e poi mi sanzioni? Non discuto che sulla carta ho sbagliato, ma lamento la mancanza di sensibilità dell’istituzione. Così si alimenta il risentimento sociale». Dopo aver protestato alla Camera di commercio gli è stato risposto che cosi dice la legge «Ora sono proprio arrabbiato».