9 aprile 1969. Battipaglia vive il giorno più tragico da quando migliaia di persone si erano riversate nelle strade cittadine dopo che era giunta la notizia dell’imminente chiusura di due grosse aziende della città: la manifattura dei tabacchi e lo zuccherificio. Per il 9 aprile viene organizzato un imponente corteo di protesta dopo giorni di guerriglia urbana: centinaia di persone si radunano e, scortati da polizia e carabinieri, cominciano a muoversi in corteo al grido di “Difendiamo il nostro pane” e “Basta con le promesse”. Nel tardo pomeriggio si arriva allo scontro decisivo che vedrà l’uccisione di due persone: Teresa Ricciardi, giovane insegnante che seguiva gli scontri dalla finestra della propria abitazione, e l’operaio tipografo diciannovenne Carmine Citro, mentre centinaia saranno i feriti colpiti da proiettili.
Battipaglia diventerà uno dei casi più clamorosi di rivolta popolare ed entrerà nei libri di storia delle battaglie operaie. Questo evento diede un’accelerata all’approvazione dello Statuto dei lavoratori. Oggi, 55 anni dopo, si rischia lo stesso scontro sociale. Dopo che lo Stato aveva incentivato gli investimenti per l’insediamento di importanti imprese fatte arrivare sull’onda dell’emergenza scaturita dai tragici fatti del ’69, Battipaglia, come tante altre realtà del Sud, ha visto in questi anni avanzare la desertificazione industriale, perdendo via via quasi tutte le realtà imprenditoriali più importanti. Forse, la produzione dell’eccellente fibra ottica rimaneva l’ultimo gioiello frutto del sangue versato. Lo stabilimento Fos di Battipaglia, del gruppo milanese Prysmian, con trecento dipendenti in pianta organica e almeno altri duecento occupati nelle società dell’indotto, sta per chiudere i battenti per “eccesso di qualità”. La fibra ottica per la rete digitale, prodotta nell’azienda salernitana, ha standard tecnologici troppo elevati per il mercato italiano. Oltre, naturalmente, a un costo più alto: provocato dai prezzi dell’energia e delle materie prime.
Impossibile competere con i prodotti che arrivano da Cina, India e Corea. Inoltre, nei bandi Pnrr sulla digitalizzazione, per quasi 7,7 miliardi aggiudicati a Tim e Open Fiber, non è stata inserita alcuna specifica tecnica che possa rendere competitiva la fibra prodotta nello stabilimento Fos. Ragioni, queste, che hanno spinto Prysmian ad avviare il countdown per la chiusura, scandito da settimane di cassintegrazione per i dipendenti. La protesta è sfociata nel grande corteo del 18 marzo. Migliaia di persone nelle strade della città della Piana del Sele. E poi, la Messa celebrata dinanzi allo stabilimento dall’ Arcivescovo Bellandi. L’unico che ha detto parole di verità sull’essenza del lavoro per l’uomo che è la consegna di quell’attività creatrice che Dio ci ha dato, perché continuassimo a creare questo mondo; quel lavoro originario che è ciò che rende l’uomo creatore e perciò simile a Dio.
Tutto ciò fa ritornare alla mente quello che accadde nel 1969 e, soprattutto, non può non provocare una profonda riflessione sul destino del Meridione. Nei mesi scorsi, ci sono state violente polemiche sull’abolizione del reddito di cittadinanza. Le opposizioni e i sindacati hanno abbondantemente soffiando sul fuoco facile della protesta. Le stesse forze politiche e sindacali che all’epoca dell’approvazione giallo verde del RC si espressero molto diversamente. Si è persa, invece, una storica occasione per cercare di affrontare con serietà, ma soprattutto con una nuova prospettiva, una questione che viene da molto lontano, da 150 anni in cui tanti studiosi hanno cercato di far emergere le cause che dividono di fatto le realtà meridionali da quelle del nord Italia. Oggi, quali, secondo me, continuano ad essere le questioni più urgenti per il Mezzogiorno? Il problema educativo ed il problema della classe politica meridionale.
Problema educativo. Gli ultimi dati Istat e del rapporto Eduscopio sui ragazzi impegnati nel post diploma 2023 sono molto chiari e drammatici: “Uscita anticipata dal sistema dell’istruzione e disoccupazione sono le bestie nere del futuro dei giovani del Salernitano. È in aumento l’esercito dei Neet, giovani che rifiutano qualsiasi forma di educazione, di inserimento sociale e di lavoro. Sono i giovani che non studiano o non lavorano, non cercando neppure attivamente un impiego. La maggior parte dei Neet si trova al Sud. In Campania il 27,3% dei giovani tra i 19 e i 29 anni non studia e non lavora. Nel Salernitano il 32,2% dei giovani tra i 19 anni e i 29 anni ha smesso di lavorare e studiare. L’elevato numero di Neet si insinua anche nell’ombra del sistema della formazione a causa dell’aumento dell’abbandono precoce della scuola” (G. Sollazzo, Il Mattino 18.3.24). Questo continuo indebolimento dell’esperienza educativa al Sud imporrebbe, se solo se ne avesse il coraggio, un cambio di rotta radicale nel campo dell’istruzione invece di continuare a buttare milioni di euro in progetti inutili, dannosi e costosi, mortificando nei fatti la classe docente.
Classe politica meridionale. “Mentre a Napoli la prima prova del suffragio universale aveva il marcato carattere di scontro politico tra un blocco democratico-massonico e uno schieramento clerico-conservatore, nella vicina Salerno la competizione elettorale appariva largamente priva di spunti politici, oscillando tra le mere affermazioni di prestigio e qualche pur acceso conflitto a carattere personale”. Così lo storico Francesco Barbagallo descriveva la situazione politica del 1913. Dopo 110 anni poco è cambiato. La possibile candidatura di Lucia Annunziata come capolista indipendente alle prossime elezioni europee ne è un esempio. La stessa che aveva sempre smentito sdegnosamente: “Non mi candiderò mai e poi mai alle Europee. Né con il Pd né con nessun altro partito. Spero che questa smentita sia chiara abbastanza per mettere tranquilli tutti”. E c’è poco da esser tranquilli se ad ogni elezione si spegne la speranza, sempre più fioca, di un cambio di rotta nella selezione di una vera rappresentanza parlamentare delle comunità locali.
“I poveri li avrete sempre tra voi”. È l’unica certezza. In Campania ogni mese il Banco Alimentare, in sinergia con istituzioni, aziende ed il supporto del Terzo Settore, aiuta oltre 230mila persone. La povertà in Italia, ed in particolare nel Meridione, è in aumento. La questione meridionale si ridurrà sempre di più ad una questione alimentare?
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