Christian De Sica racconta l’Alberto Sordi “segreto” in una lunga intervista a Il Messaggero a pochi giorni dal centenario della nascita di “Albertone”. Del resto quello di De Sica è un punto di vista privilegiato essendo stato il padre Vittorio il primo ad aver dato fiducia a Sordi: “Chi era per me Alberto? Uno zio. Frequentava regolarmente casa nostra e, ricambiato, adorava papà che nel 1951 aveva prodotto il suo primo film da protagonista, Mamma mia che impressione!. Nessuno, all’epoca, voleva Sordi: il suo nome venne perfino cancellato dai manifesti di Lo Sceicco bianco… Ma mio padre si era innamorato di lui ascoltandolo alla radio nel ruolo del Compagnuccio della parrocchietta“. Ma che tipo era Alberto Sordi nel privato? De Sica risponde: “Scherzosissimo e sempre allegro a differenza di tanti comici che, come Totò, fuori dal set ostentavano una tristezza quasi lugubre. Amava giocare e far ridere anche nelle occasioni più inaspettate. All’inaugurazione di Dinocittà, gli studios di Dino De Laurentiis sulla Pontina, Alberto diede uno spintone a papà che finì tra le braccia di un esterrefatto Amintore Fanfani. Vittorio si scusò tra le risate generali: quest’uomo, onorevole, mi spinge da vent’anni“.



CHRISTIAN DE SICA: “CHIESI AD ALBERTO SORDI DI GIRARE UN FILM SU DI LUI”

Ma c’è un altro aneddoto particolare che Christian De Sica ha raccontato a proposito di Alberto Sordi, ed è quello del rifiuto opposto da “Albertone” alla proposta di Christian di farlo soggetto di un film: “Quando Alberto Sordi era ormai anziano, gli comunicai il desiderio di girare un film sulla sua vita. Lui mi guardò stupito e replicò: vuoi scherzare? Al di fuori del lavoro, la mia vita è sempre stata grigia“. Molti si domandano come mai Alberto Sordi non si sia mai sposato: “Non voleva mettersi un’estranea in casa: la sua celebre battuta corrispondeva ai suoi sentimenti. Però non si fece mancare gli amori e a casa nostra portò molte sventole. Ma alla prima pretesa matrimoniale le scaricava. Il suo merito più grande? Aver rivoluzionato la comicità rendendo simpatici dei personaggi spregevoli che incarnavano i difetti italiani. Mi spiegava: non si ride con San Francesco ma con Satana“.

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