Christian De Sica come non te l’aspetti. O forse sì. In fondo, è sempre stato un personaggio fortemente istrionico e carismatico, ma che la sua vita in certi casi avesse preso alcune pieghe tipiche dei cinepanettoni che l’hanno consacrato nel mondo del cinema, non tutti potevano immaginarlo. Eppure, come ha raccontato in una lunga intervista concessa al “Corriere della Sera”, ha iniziato la sua carriera lavorativa facendo il cameriere in Venezuela. “Mi vergognavo a fare l’attore, con un padre famoso come il mio e una madre attrice. Mi sentivo un cane, non volevo fare brutte figure e, siccome avevo una fidanzatina venezuelana, me ne andai dall’altra parte del mondo: conoscevo lo spagnolo grazie a mamma e volevo provare a cimentarmi nelle prime esperienze artistiche lontano da casa per non dover subire ingombranti paragoni. All’inizio, non trovando lavoro, mi adattai a fare il cameriere in un albergo lussuoso, il ‘Tamanaco Hotel’ di Caracas“. In quell’esperienza sudamericana, conobbe Renny Ottolina, un produttore radio-televisivo, che lo prese in simpatia e gli offrì un contratto da cantante-attore. “Inoltre, mi invitava spesso a viaggiare con lui sul suo aereo: in una di queste vacanze, mi sono beccato l’epatite”.
CHRISTIAN DE SICA: DALL’EPATITE IN AMAZZONIA AI CINEPANETTONI
Christian De Sica ha raccontato poi di come abbia contratto l’epatite in Amazzonia. “Io e Renny atterrammo di notte in un piccolo aeroporto: sulla pista, una lunga fila di fiaccole e di indios che ci attendevano con omaggi floreali e cesti di frutta. Erano seminudi e sul pene esponevano una specie di buccia di banana. Uno di loro mi offrì un frutto: evidentemente, l’ho mangiato senza lavarlo o sbucciarlo. Dopo qualche tempo diventai tutto giallo in faccia. Mamma al telefono mi disse: che stai a fare là, torna a casa!”. A precisa domanda, poi, sui cinepanettoni, De Sica risponde al “Corriere della Sera”: “Mio padre Vittorio non li avrebbe mai criticati. Secondo me gli sarebbe piaciuto un mio successo come ‘Natale sul Nilo’. I cinepanettoni hanno descritto l’Italia di oggi molto meglio di altri film autoriali che nessuno ha visto. Il fatto è che nel nostro Paese il successo non ti viene perdonato: se non sei brutto, se hai una bella famiglia, e fai pure soldi al botteghino è troppo! E pensare che io non sono mai stato uno che se la tira. L’umiltà è l’insegnamento più importante avuto da mio padre, che ha vinto 4 Oscar, ma io ho vinto 32 Biglietti d’Oro”.
CHRISTIAN DE SICA: “CONOBBI MIA SORELLA AL TELEFONO…”
Christian De Sica, su suo padre, al “Corriere della Sera” ha ulteriormente dichiarato: “Mi sono reso conto della sua importanza al funerale: una marea di gente al Verano che gli rese omaggio e alla fine un lungo applauso. Anche da morto faceva spettacolo. Peccato averlo potuto frequentare poco: l’ho conosciuto che aveva già i capelli bianchi. Quando mio fratello e io eravamo piccoli non giocava con noi, non ci portava sulle giostre o al luna park, semmai ci faceva recitare, a casa, in scenette davanti agli amici”. Di certo, verrebbe da commentare, con Vittorio De Sica non ci si annoiava mai, neppure quando il giovane Christian conobbe la sorella… al telefono. “Papà si divideva tra noi e la prima moglie Giuditta Rissone e la figlia Emy, con la quale ci siamo conosciuti la prima volta al telefono. Ci chiama, dicendo: ‘Pronto sono tua sorella’. Quando papà seppe della telefonata, ci chiese preoccupato: ‘Che v’ha detto?’. Io gli risposi: ‘Che è nostra sorella! E tu papà ce lo potevi dire prima, no?’. Poi riuscì a divorziare e finalmente i miei genitori si sposarono in un paese vicino a Parigi”.