Christopher Goddey, in arte Chris Obehi è un musicista polistrumentista e compositore nigeriano che fonde la musica tradizionale siciliana a quella africana. Arrivato all’età di 18 anni in Italia dopo aver attraversato l’Africa e la Libia, Chris approda sulle coste di Lampedusa. Nelle sue canzoni si respira l’Africa, ma anche la sua nuova casa: la Sicilia in un mix pazzesco di generi. Dalla musica folk alla indie, dal raggae fino al pop: la musica di Obehi è un viaggio a 360° che “mano d’angelo”, questo significa il suo nome in africano, vuole regalare all’ascoltatore. Intervistato da noteverticali.it, il giovane artista africano ha raccontato come nascono le sue canzoni: “alcune di getto, come Fly Away e Mr Oga, altre invece che ci hanno messo del tempo per arrivare nella forma finale, come Mama Africa e Non siamo pesci altre ancora che sono cambiate durante la fase di registrazione, come Without you”.



Non solo, Obehi ha anche aggiunto: “per tutte le canzoni che scrivo però ogni volta che mi viene l’ispirazione, registro sul mio cellulare la melodia o le parole che ho in testa, non importa dove mi trovo. Se capita fuori, registro la mia intuizione e appena torno a casa incomincio a lavorarci su, fino a quando l’ispirazione non finisce. Le canzoni che sono presenti nel mio album sono alcune delle canzoni che ho scritto da quando sono in Italia, quelle che più rappresentano il mio percorso come artista”.



Chris Obehi: “Le lingue che uso nelle mie canzoni sono le lingue che parlo”

La musica di Chris Obehi è un vero e proprio viaggio sensoriale. Il giovane artista africano, infatti, nelle sue canzoni mixa anche le lingue a conferma del valore aggiunto che la sua musica ha nel panorama artistico italiano. Ben 4 le lingue presenti nel disco tra cui l’esan e il siciliano. “Le lingue che uso sono le lingue che parlo e mi piace mischiarle all’interno della stessa canzone, di solito due alla volta. Le uso tutte perché sono tutte parte di me, mi rappresentano e allo stesso tempo credo che usare più lingue possa unire le persone che parlano lingue diverse e renderle curiose verso altre culture” – ha detto il giovane artista che ha sottolineato – “il Pidgin rappresenta le mie origini ed è una lingua che ha una tradizione musicale ben radicata nell’afro beat nigeriano, come ci insegna il grande Fela Kuti”.



Tra le canzoni presenti nel suo disco c’è anche “Non siamo pesci in italiano”, una canzone che racconto quello che ha provato sulla sua pelle una volta arrivato in Italia: “parla di diritti umani, non solo di quelli dei migranti e ho sentito che l’italiano era la lingua che riusciva a rappresentarlo meglio. Walaho è una canzone dedicata a mia madre. La sua lingua è l’esan e ho voluto scrivere Walaho in questa lingua perché quando parlo con lei questa è la lingua che uso la maggior parte delle volte e la trovo una lingua molto dolce dal punto di vista musicale”. Infine parlando dell’omaggio alla Sicilia, la sua nuova casa ha confessato: “quando sono arrivato in Sicilia mi sono sentito a casa, c’era qualcosa che mi ricordava la mia Africa. Ci sono alcune zone di Palermo che mi ricordano la Nigeria, come per esempio il mercato di Ballarò”.