L’ARTICOLO DEL DIRETTORE CIA CONTRO LA RUSSIA DI PUTIN
Nel giro di poche Williams J. Burns è passato dal “blitz” a Parigi in quello già ridenominato “vertice delle spie” ad un lungo articolo di proprio pugno su “Foreign Affairs” dove annuncia importanti posizioni dirette contro Russia e Cina: il direttore della CIA, il più grande servizio di intelligence mondiale, vive giorni di improvviso “attivismo personale”, piuttosto insolito, che pone gli Stati Uniti di Joe Biden nell’ottica di affrontare con nuovo “piglio” le grandi emergenze internazionali. Dalla guerra Israele-Hamas – dove Burns ha realizzato con Qatar ed Egitto il piano sulla tregua a Gaza sottoposti in queste ore alle milizie palestinesi e al Governo Netanyahu – fino alla guerra in Ucraina, la posizione Usa prova a scagliare una “freccia” nel campo nemico opposto, identificato nell’asse Russia-Cina.
«L’ascesa del revanscismo cinese e russo pone sfide geopolitiche significative in un mondo in cui gli Stati Uniti non godono più di una superiorità incontrastata», scrive il direttore della CIA per spiegare cosa stia avvenendo a livello internazionale in quella che Papa Francesco chiama la “terza guerra mondiale e pezzi”. Secondo Burns l’era post-Guerra Fredda si è conclusa nel momento in cui la Russia ha invaso l’Ucraina ormai due anni esatti fa (era il 24 febbraio 2022): «Ho trascorso gran parte degli ultimi vent’anni a cercare di capire la combinazione infiammabile di rancore, ambizione e insicurezza che il presidente russo Vladimir Putin incarna. Una cosa che ho imparato è che è sempre un errore sottovalutare la sua fissazione per il controllo dell’Ucraina e delle sue scelte».
Per Williams Burns e per l’intera amministrazione americana la Russia non può più essere considerata una vera grande potenza e la “fissazione” per l’Ucraina sarebbe l’esatta prova: «La guerra di Putin è già stata un fallimento per la Russia a molti livelli. Il suo obiettivo originario di conquistare Kiev e sottomettere l’Ucraina si è rivelato sciocco e illusorio». La CIA considera la guerra agitata da Mosca come un fallimento per i danni immensi, per i circa 315mila soldati russi morti o feriti, e con ingenti sprechi di armi e missili: «il vantato programma di modernizzazione militare di Putin, durato decenni, è stato svuotato. Tutto questo è il risultato diretto del valore e dell’abilità dei soldati ucraini, sostenuti dal supporto occidentale».
BORDATE USA ANCHE ALLA CINA: “NOI CON TAIWAN”. INTANTO PUTIN E XI PUNTANO A NUOVI LEGAMI MILITARI
A tutto questo, Burns aggiunge anche i problemi non da poco dell’economia russa nonostante le sanzioni occidentali non abbiano avuto finora gli effetti sperati; per il direttore dell’intelligence Usa «le ambizioni smisurate di Putin si sono ritorte contro anche in un altro modo: hanno spinto la Nato a diventare più grande e più forte». Non solo, la guerra in Ucraina avrebbe corroso secondo Burns il potere in patria di Vladimir Putin costringendolo ad ampliare le alleanze concrete con Corea del Nord e soprattutto la Cina di Xi Jinping, considerato dallo stesso direttore dell’Agenzia di Langley come il vero “capo” del Cremlino. Aiutare l’Ucraina con armi per resistere a Putin è un messaggio lanciato dagli Usa alla stessa Cina, ripete Burns: «La volontà degli Stati Uniti di assorbire le sofferenze economiche per contrastare l’aggressione di Putin – e la sua capacità di mobilitare gli alleati a fare lo stesso – hanno contraddetto fortemente la convinzione di Pechino che l’America fosse in declino terminale».
Sempre riferito al tema chiave del futuro geopolitico del mondo, il capo della CIA ribadisce come uno dei modi più sicuri e netti per riaccendere la percezione cinese dell’incoscienza americana – e alimentare l’aggressività cinese – «sarebbe quello di abbandonare il sostegno all’Ucraina». Serve dunque mantenere il sostegno materiale a Zelensky, conclude Burns, in quanto «non va a scapito di Taiwan, semmai invia un importante messaggio di determinazione degli Stati Uniti che aiuta Taiwan». Dalla politica alle armi fino all’economia, la Russia sta subendo contraccolpi a lungo termine secondo il capo dell’intelligence Usa, «il Paese sta segnando il suo destino di vassallo economico della Cina».
Nel frattempo l’asse Mosca-Pechino resta comunque all’ordine del giorno, con all’orizzonte un possibile nuovo accordo militare che elevi il grado di alleanza tra le due potenze: il ministro della Difesa cinese Dong Jun ha avuto oggi una videochiamata con l’omologo russo Serghei Shoigu esortando gli eserciti russo e cinese «ad espandere di continuo la cooperazione pratica e a spingere le relazioni tra militari a un livello più alto». La Russia ha replicato alla nota di Pechino sottolineando di essere disposti «a collaborare con la Cina per innovare nei campi e nei metodi della cooperazione militare bilaterale e per spingere le relazioni tra i due Paesi e i due eserciti a nuovi livelli».